martedì 31 luglio 2007

la gatta

l'altra sera, all'auditorium.

gino paoli in concerto. danilo rea al piano, roberto gatto alla batteria, flavio boltro alla tromba, rosario buonaccorso al contrabbasso.

spettacolo in cavea, venticello, luce delle nove di sera. pezzi di paoli - classici, mitici - rifatti jazzeggianti e standard jazz.

si tiene il tempo con le dita. e...

c'era una volta una gatta
che aveva una macchia nera sul muso
e una vecchia soffitta vicino al mare
con una finestra a un passo dal cielo blu.

bello, bello davvero (peccato che non avessi calcolato una cosa... la domanda che cosa c'è?)

domenica 29 luglio 2007

how fragile we are (mi serve un attak)

un bicchiere può rompersi scivolandoti dalle mani mentre lo lavi.

un foglio strappandosi.
un cellulare cadendo con la legittima proprietaria in una fontana (ma poi può anche riprendersi).
una sedia perché si sfonda, un vestito perché si usura, una finestra perché la maniglia si inceppa.

ma i nervi? perché saltano? perché un minuto prima sei tranquillo e un minuto dopo tutto è in pezzi?

c'è un modo per prevenire il panico, l'ansia che ti blocca, il cuore che si sgretola? vivere in una bolla, forse, ma neanche questo basta. perché ci sarà sempre un particolare - cosciente o incosciente, dentro o fuori di te - che di punto in bianco spezza il respiro.

e un attak, un attak per rimettersi insieme anche solo in modo sommario, c'è?

sabato 28 luglio 2007

what's in a name?

pensavo ai soprannomi. fabio-tommy (appunto) ha messo in moto la rassegna mentale dei miei. così, a partire dal famigerato chicca (rifiutato in tenerissima età dopo aver visto un cane orrendo che si chiamava così), sono stata declinata (almeno) in:

fede
fefo
fedina
tupì (e tupina)
fedi
didi
fedinha
fefe
fefi (e fefina)
fe (o fè)
freddy

senza contare la parte più sostanziosa, gli innumerevoli nomi reciproci che ci diamo io e ale - alcuni ormai entrati anche nel lessico di casa fritto (sbubi sbooby bubi...). dove, tra l'altro, regna la regola base del chiamarsi usando insulti vari. ma nell'amicizia, eh.

in ogni caso, io adoro i soprannomi. ai miei mi sono sempre affezionata, e ognuno mi ricorda persone e periodi. e quando inizi a chiamare qualcuno "in codice", bè significa che quel qualcuno è entrato nella tua vita.

(that which we call a rose by any other name would smell as sweet)

venerdì 27 luglio 2007

la moka e il cortile giallo

la moka ha appena finito di borbottare nel silenzio del cortile giallo, assolato, calmo. amo il gesto sempre uguale della caffettiera da preparare.

mi rendo conto che mentre i giorni e i mesi scivolano (luglio sgocciola via, e io neanche me ne sono accorta), piano piano mi sto rimodellando, lasciando che i cambiamenti si sedimentino. piccole abitudini nuove, in una roma estiva strana da vivere. nevrosi che erano diventate quotidiane che spariscono, altre che ormai possono dirsi incancellabili in me. nuovi orari, nuovi modi di riempire il tempo.

non so se siano i cambiamenti che voglio, so che stanno accadendo e io ne prendo atto. sono più fredda o più cinica forse, ma mi sembra di aver trovato una strada per riuscire vagamente a proteggermi.

io, che odio le fini (e che temo gli inizi), forse mi sto rassegnando a quello che non c'è (e a quelli che non ci sono) e a quello che c'è. per ora, instabile, ma presente.

per esempio, ho un nuovo nome (ma quanti soprannomi hai?, mi chiede spesso la gente). per le persone con cui passo la maggioranza della mia vita attuale, io sono federichina. punto. per loro sono questo, e forse non è professionale - sommato poi al fatto che allo stage tutti mi considerano una modaiola esperta di eventi notturni - ma è così.

ho addirittura un nuovo nome. ma restano cose immutabili, come la moka del mattino.

mercoledì 25 luglio 2007

lu cielu

torno dal concerto dei sud sound system con un umore schizofrenico. allegria scialata e sorrisi da un lato, rabbia e tagliente insofferenza dall'altra. occhi che si sono guardati intorno e insieme hanno cercato di evitare di farlo. roma, diceva skeggia, è troppo piccola.

certo, è un bel divertimento. una musica che fa oscillare spalle e bacino e sorridere... anche quando dal palco fanno intermezzi di discorsi semi-seri che sono tutto tranne che seri.

e poi per lo meno eravamo in ritardo e sciamu a ballare non l'ho manco sentita.

azza ddo manu tocca lu cielu
mo ntra sta notte chiù stelle ddumamu
a su stu ritmu tocca lu cielu
anima e ritmu insieme mescamu

martedì 24 luglio 2007

einaudi @ villa ada

le dita di ludovico einaudi accarezzano i tasti del piano. le cicale gli vanno dietro. alle note risponde quel suono che sa di notti d'estate, di vacanza. villa ada, il laghetto, gli alberi tutto attorno (e il cielo sopra la testa) fanno il resto.

ascoltiamo - io, lu, la patty e la sciùsciù - il concerto sedute per terra, a qualche metro dal palco. appoggiando il palmo delle mani sul pavimento di legno si sente la vibrazione della musica risalire attraverso le braccia.

chiudo gli occhi e lascio che la testa si svuoti e si riempia (come le onde), di pensieri sorridenti per chi ha fatto di questo la nostra colonna sonora, di immagini e frammenti degli ultimi giorni.

con einaudi ci sono tre musicisti e due ballerine, che ruotano su se stesse per infiniti minuti, muovendo mani braccia e busto, sempre girando. e quando si fermano non barcollano, non cadono, ma tu resti a bocca aperta a pensare a come dentro la loro testa tutto si debba essere mescolato.

e ti chiedi come si faccia, a girare così vorticosamente e a non perdere l'equilibrio. forse le note di un piano aiutano.

venerdì 20 luglio 2007

giornalismo utile

oggi pomeriggio in metropolitana un signore accanto a me si è asciugato il sudore dalla fronte usando un giornale (metro leggo o cose così).

per la serie, cosa può fare la caldazza nella metro B.

(metro B, 7.30 di un mattino di fine giugno)

giovedì 19 luglio 2007

we're off the rails

i miei quattro giorni di ferie estive li passo a milano. abbastanza deprimente come idea, mentre tutti pianificano viaggi stupendi, eppure.

eppure sono quattro giorni in cui mi sento a casa, di colonne di san lorenzo e serate sex and the city, di shopping e di laurea, di strade semivuote al volante e di caldo... di pensieri, di sguardi al passato, di occhiate al presente.

poi finiscono, torno a roma e sento che anche qua è casa. ultimissimi istanti di palazzo al completo, con tre ospiti a movimentare le cose. una mattina a cullarsi sull'amaca a villa torlonia, incantati dal giardiniere pazzo che balla techno-house e si presenta come "direttore artistico" del parco.

così so che muoversi stanca ma riempie.
che una stazione sulla tratta roma-milano e ritorno mi farà sempre fermare il cuore, immobilizzando il corpo, accelerando il battito, finché i vagoni non si rimettono in viaggio.
che ci si ritrova, sempre, dopo anni.
che il cortile della statale mi mette serenità.

so che è strano trovarsi alla laurea di biba, incredibilmente sorpresa per quello che lei sta facendo (e come), felice di essere lì e stupita di trovarmi a fare confronti con quello che la mia, di laurea, non è stata, per certi versi. non per invidia, ma per un senso di mancanza di stabilità.

in fondo, sono miss precarietà emozionale (ma l'importante è essere miss qualcosa).

venerdì 13 luglio 2007

sola me ne vo per la città

a un certo punto era una maledizione. lina la metteva in loop, 300 volte al giorno. non la sopportavamo più (lina e la canzone).


invece ora, mentre cammino per questa città che amo con tutta me stessa (con tutte le sue e le mie contraddizioni) mi mette una gioia incredibile.

swingheggiante, e con un testo un po' mio. allegria nelle note, malinconia nelle parole.

(il video fa un po' schifo, ma è giusto per rendere l'idea)

strange days

giorni strani. giorni in cui il tempo si ingarbuglia, lento e veloce, la notte e il giorno si confondono, il sonno arriva quando meno te lo aspetti e poi scompare lasciandoti con le palpebre sbarrate.

giorni pieni, di cose nuove che non sai come gestire, di istanti che vorresti cogliere o forse no. di impegni, di fatica, di responsabilità. di soddisfazioni.

giorni in cui senti sguardi addosso. giorni in cui il tuo, di sguardo, si sente un po' sperso. giorni in cui gli sguardi ti possono fare camminare a schiena dritta.

giorni in cui le idee sembrano chiarissime e dopo un istante tutto cambia. in cui i pro e i contro si accavallano, e ogni volta sembra quella giusta e non lo è. in cui credi di avere la forza o il coraggio ma poi hai solo paura. a guardare avanti, a guardare indietro.

giorni in cui una musica o una strada ti distruggono. una cena o un complimento ti esaltano.

sono strana, strana e completamente spaesata, in questi giorni.

(strani giorni, viviamo strani giorni...)

lunedì 9 luglio 2007

young hearts run free

muscolo involontario. lui lavora, tu non te ne accorgi. batte, senza bisogno che tu gli dica di farlo. pompa per tenerti in piedi, e non è necessario che tu ci pensi.

mi rendo conto di quanto sia strano, invece, sentirlo, questo cuore. sentirlo battere scomposto, sentirlo fisicamente contro il petto. vederlo, sotto la pelle. percepirlo, in ogni momento.

mentre ti addormenti a pancia in giù. mentre scrivi un pezzo. mentre bevi una birra. mentre sali in metropolitana. mentre ridi attorno a un tavolo.

ne avverto la presenza, la consistenza. la forza e la debolezza. volontariamente, cerco di restituirgli un ritmo accettabile, per evitare che scoppi. poi di solito non ce la faccio, e imparo a conviverci.

domenica 8 luglio 2007

ehi boys, ehi girls

il gineceo, ci chiama mia mamma. tutte donne, sempre. tutte insieme, di solito. ci riflettevo, in questi giorni, alla strana vita da comune che fa questo palazzo. al sollievo di tornare a casa e attaccare discorsi uguali e diversi, riprendere da quel che si stava dicendo la sera prima... senza tante spiegazioni, con molte risate.

è incredibile sentire l'urgenza - io la sento - di ritrovare persone che hai sempre accanto.

poi però è anche strano, se hai sempre avuto amici maschi. manca qualcosa, manca l'equilibrio che si crea dei solito nei gruppi. l'approccio diverso alle cose che è gran parte del divertimento.

e allora non so se sia stata la ritrovata presenza di uomini (o cugini che assomigliano a tom hanks) o una particolare predisposizione a prendersi bene, ma ieri sera mi sono stradivertita. musica, balli, alcol quanto serve, chiacchiere, risate (e the president che tenta l'approccio spavaldo).

una serata come non ne capitavano da un po'. credo che a me ne servirebbe una a settimana. forse potrei farmela prescrivere dal famoso medico di genova!

giovedì 5 luglio 2007

stato di necessità (aggiornato)

stamattina il risveglio tachicardico - senza un perché, come se fosse normale - mi stava facendo riflettere sul mio stato perenne di ansia nonché sul mio letargo ormonale.

poi apro repubblica, trovo più o meno questo e mi scappa da ridere (che poi, naturalmente, la storia non era proprio così. però era certo d'effetto).

Genova, 5 lug. - "Fare sesso due volte alla settimana, non di più". Questa la prescrizione che un medico in servizio al pronto soccorso dell'ospedale genovese Villa Scassi ha fatto ad una giovane donna affetta da "stato ansioso". La visita è stata effettuata lunedì scorso, nel pomeriggio. La notizia è stata anticipata stamani dal quotidiano genovese "Corriere Mercantile". La donna si è presentata nel punto di primo soccorso del nosocomio della delegazione di Sampierdarena afflitta da una profonda agitazione. Il medico l'ha a lungo visitata, effettuando anche una visita ginecologica. Dopo avere esaminato gli esiti della misurazione della pressione, dei battiti cardiaci, della respirazione in correlazione alle altre visite, il sanitario non ha potuto fare altro che scrivere sul referto un consiglio assai antico: "Fare sesso due volte alla settimana, non di più" per curare i sintomi di cio' che ha definito, sempre per iscritto, un semplice "stato ansioso". Non resta che attendere gli esiti della cura, che potrebbe in un sol colpo spazzare via l'abitudine medica di prescrivere calmanti e ansiolitici.


domenica 1 luglio 2007

pranzo della domenica (versione estiva)

- martini bianco
- pasta fredda
- franziskaner
- tiramisù
- caffè

"perché la domenica si mangia a casa e ci si riposa"

lettera 32

sbarcata ieri a casa fritto, dopo che i suoi tasti per anni sono stati battuti dal nonno a genova.
in vista di prossimi test di ammissione.


figlia di una generazione da computer, devo abituare i polpastrelli a un nuovo modo di scrivere. ed è amore a prima vista.