venerdì 31 agosto 2007

e poi

e poi mi chiedono, con sguardo stupito: "ma che significa che soffri di sindrome dell'abbandono?"

ultimo

ultimo giorno di stage. finisce il mese, finisce l'estate e finisce un'altra parentesi. ultimo giorno in un posto che è quasi casa, con persone che - in un certo senso - sono quasi famiglia.

ultimo giorno con alle spalle una notte con katia e nicola, a cercare di interpretare comportamenti altrui ("nicola, tu che sei uomo...") e a parlare di testeafabbene... vino rosso e galbanino, patate arrosto e birra, cordonblue e rum. e parecchio, parecchio ridere.

martedì 28 agosto 2007

capodanno

ho preso il bicchiere di caffè e latte freddo e i pandistelle e ho fatto colazione fuori sul balcone. ombra, fresco del mattino e gli alberi verdi davanti agli occhi.

ultima settimana di stage, mentre roma si ripopola di gente e rumori. e il condominio anche.

e io tento come posso di prepararmi a questo settembre che sarà un capodanno più di tanti 31 dicembre.

seminterrato

- ce l'hai su un po' di birra?
- sì
- allora portala
- ma preferisci birra o limoncello?
- ma portali tutti e due che stasera ce 'mbriachiamo!

domenica 26 agosto 2007

40 gradi o giù di lì

difficile rendere a parole questo caldo. le finestre aperte, che creano una corrente che sembra un phon. il ventilatore acceso sulla velocità tre. la luce troppo forte che striscia sotto le tapparelle mezze abbassate.

camminando per casa si entra in improvvise nuvole di calore. come quando fai il bagno e l'acqua cambia temperatura. i piedi sono al freddo, le braccia al caldo (e di solito pensi: ops, qui qualcuno ha fatto la pipì).

3.27

immagazzino ogni passo sui sanpietrini. cerco di non sbattere le palpebre per non perdermi neanche un frammento di questa città.

dove, ormai è chiaro, io non posso più vivere.

il mio istinto di sopravvivenza andrà ascoltato, prima o poi.

venerdì 24 agosto 2007

semaforo

la parte più difficile è un semaforo. ogni giorno, puntualmente, per tre mesi. e ancora per una settimana (...poi?).

un semaforo, un incrocio, in cui tutto torna a galla. anche quando non ci sto pensando. anche quando è una giornata buona. anche quando suona nelle orecchie musica che fa sorridere.

faccio espressioni strane, respiro profondamente e giro lo sguardo dall'altra parte. di solito, penso a come sono vestita, se è una me stessa nuova quella ferma lì in piedi davanti alle strisce.

perché di solito poi, sto semaforo è pure rosso. giallo, al massimo.

cubo di rubik

ieri in metropolitana c'era un ragazzo con il cubo di rubik.

tra re di roma e san giovanni (una fermata) l'ha finito. poi l'ha scompigliato, ha ricominciato a farlo e a piazza vittorio (una fermata e mezza, da manzoni ci passa ma non si ferma) l'aveva finito di nuovo.

girava i tasselli a una velocità strabiliante e intanto si guardava in giro con indifferenza. poi ha messo il cubo nella tasca dello zaino ed è sceso.

(flick.com - tony blay)

giovedì 23 agosto 2007

cielo

una delle mille differenze tra roma e milano che mi sono saltate all'occhio fin da subito è il cielo. a milano è monocromo, una lastra. bianco o grigio, qualche rara volta azzurro.

a roma anche quando è brutto è bello. anche quando piove o è grigio, le nuvole gli danno movimento, vita. spazio.

così era oggi pomeriggio, mentre nel nero ereditato dall'acquazzone del mattino si facevano largo raggi di sole, fino a diventare chiazze di blu. forse è il mare che sta in fondo alla cristoforo colombo, forse è il ponentino.

fatto sta che qua è difficile che il cielo ti lasci indifferente.

(sopra a piazza della repubblica)

domenica 19 agosto 2007

ovatta

ovattata e amplificata, roma in una domenica di mezzo agosto. deserta, azzurra, ventosa.

in cortile canta gino paoli (fai finta che solo per noi due, passerà il tempo ma non passerà...) e riempie la cucina. un aspirapolvere è in moto in un appartamento dall'altra parte della strada. una voce rimbomba. aerei passano. il vento fa vibrare le tapparelle, come alberi di vele in porto.

odori e rumori, immagini e sensazioni. tutto ovattato e amplificato.

rimbomba, roma deserta. rimbomba il silenzio, rimbombano i pensieri. i gesti, le parole.

fa un caldo fresco. e agosto scivola via, e questa domenica con lui.

venerdì 17 agosto 2007

fuga di ferragosto

l'ora X della fuga di ferragosto sono le 7 del mattino.

14/8, sette del mattino. si esce di casa. redazione, treno con ale, binna e big luc a prenderci, casa, doccia, minigonna, casaloi, le vele. danze e blagate. fino all'alba, con la polizia che ferma sulle strade. con l'etilometro di calo che in macchina segna sempre arancione e rosso, mai verde. con il cielo che si fa chiaro, con gli occhi che si fanno pesanti. fino alle sette.

15/8, sette del mattino. si va a nanna. poi giornata di nuvole pesanti e cuore leggero, tante persone da vedere e poche ore per farlo. spotorno che come sempre fa parte del dna e nel presente si accavallano tutti gli spotorni passati. come una rete di sicurezza. come tasselli di me. cena con il sindaco al fianco e la calotta che si consolida. terzo molo, reggae, onde.

16/8, sette del mattino. esco di casa per prendere il treno. stazione familiare. poi sarà il viaggio della speranza, un'ora e mezza di ritardo, di nuovo roma. nello zaino, amaretti e tre bottiglie di vino.

e io, più stanca e più contenta.

per ora.

(self preservation is what's really going on today, canta la canzone)

lunedì 13 agosto 2007

crepuscolo

crepuscolo. aria freddina che entra dal balcone delle sorelle. computer, birrino.

momento di scelta. mi sa che la faccio, la follia di ferragosto. treno, spotorno, treno.

con l'aria entra profumo di barbecue. ho bisogno di sentire di avere delle certezze di qualche tipo.

domenica 12 agosto 2007

secondi occhi

me la sono tirata per mesi.

"l'unica cosa importante è che non mi si rompano gli occhiali ad agosto, a roma, da sola".

l'ho ripetuto anche venerdì mattina. venerdì sera si sono rotti.

il venerdì sera del weekend prima di ferragosto. tombola. un giorno con lo scotch attaccato alla stanghetta, e l'incapacità di decidere che fare... il ricambio probabilmente fuori produzione, io che non ho né voglia né testa di stravolgere il mio viso con una nuova montatura, ale lontana...

poi le tre grazie mi hanno accompagnata. montatura nuova, non troppo diversa ma un po' sì. rossa, di nuovo. ma che le stanghette viola.

oh yeah.

sabato 11 agosto 2007

bulimia

notte di san lorenzo di nuvole anziché di stelle.

ieri io che ho una paura folle della solitudine sono tornata a casa e avrei voluto stare da sola. davvero. sola e basta.

forse, perché ancora di più ho paura dei rapporti.

poi ho trovato monsieur birrino (anzi, messiuers birrini) e madame sciùsciù. così siamo stati tra chiacchiere e bicchieri, fino al crollo o quasi.

oggi resta il grigio, e mi accorgo che come un anno fa a salerno sto diventando bulimica di sonno. dormo, così non mi annoio.

venerdì 10 agosto 2007

resta un vuoto parecchio pieno

un giorno intero per lasciare sedimentare - e forse non basta. per rielaborare la stanchezza, l'adrenalina, i complimenti, l'emozione di scrivere con il pc appoggiato sulle ginocchia. in un albergo, in una stazione, in uno scompartimento troppo caldo.

roma-mestre mi obbliga a trovare un punto d'equilibrio e di incontro, con i compagni di viaggio. una fessura per le parole e per gli sguardi. posso e devo aprire gli occhi e le orecchie (e ogni senso che ho a disposizione) come non mi accadeva da tempo.

mi imbevo, come una spugna, di queste persone e di questo viaggio. il viaggio dei matti.

scrivo sul blocco comprato apposta, so che molte di queste cose non potrò usarle. so che tante resteranno solo mie, ma è giusto così.

gli occhi e i sorrisi, i "vieni con noi?", la saggezza nascosta dietro volti in cui è difficile scrutare. il diluvio a firenze e una coincidenza telepatica. questo resterà solo mio.

a mestre tutto è moltiplicato: non qualche decina ma qualche centinaia. tutti mi parlano, parlo con tutti, mentre cerco di buttare giù il pezzo. è come se li conoscessi da molto, molto più di qualche ora. è come se intuissero le mie debolezze e le mie emozioni. difficile staccare le orecchie e gli occhi per concentrarsi sulla tastiera. difficile, mentre una persona in maglia verde smeraldo ti chiama cipollina e inanella argomenti disparati - alcuni che fanno un po' tremare il cuore.

poi è buio, è pioggia. è il binario poco illuminato. è un rumore continuo, basso, di voci e di eccitazione. è la voce trentina dell'agente di viaggi coi capelli rossi all'altoparlante della stazione.

scivolo tra di loro, lascio che mi sfiorino e bevo ogni istante. clic, la macchina fotografica fa da seconda memoria.

poi il convoglio arriva, ed è un lungo momento di trambusto. valigie, chitarre, persone. tutti su.

tranne me. io resto giù. saluto col braccio.

mi accuccio nel bar e faccio quel che devo. pc, macchina fotografica, connessione.

poi resta un vuoto parecchio pieno. e un gianprugnotto brasiliano che vuole portarmi a dormire in cuccetta con lui, e un bimbo che russa fortissimo (come può tanto rumore uscire da un corpo così piccolo?), e un vagone che sembra uscito dall'orda di stella che sto leggendo.

zingare dormono per terra nei corridoi, nel mio scompartimento fa troppo caldo. c'è puzza, c'è una sottile sensazione di panico. scrivo il pezzo di accompagnamento alle 3 o alle 4 del mattino.

di fronte a me, un ragazzo disabile. buttato come un sacco accanto al finestrino, trattato come un soprammobile fastidioso. e il mio lungo viaggio verso roma mi insegna altre cose. ad apprezzare le isole felici, a non dimenticarmi del resto.

mercoledì 8 agosto 2007

dalla nostra inviata

l'ho sentita, questa prima volta, attraverso il peso della tracolla del computer "aziendale" sulla spalla. prima volta da inviata, primo pezzo da spedire da lontano - non da casa, non dalla redazione. da una stazione.

è una cosa piccola e per me è una cosa grande. sono emozionata e agitata (e con parecchia ansia da prestazione)... come è normale, in ogni prima volta. "fai buon viaggio, federichina".

prendo il treno e vado. destinazione, venezia. anzi, mestre.

via da qua per 18 ore appena, tante rotaie, andata in compagnia, ritorno in solitaria.

computer, blocco appunti, macchina fotografica. e i miei occhi, e le mie parole.

lunedì 6 agosto 2007

area champagneria

formia, concerto di fred bongusto. possibilità di area champagneria e frutta.

(blagheur, alla suerte l'area champagneria c'è??)

quello che serviva

poi certo, la "notte" di sonno alle spalle era di 2 ore e mezza dopo un'uscita spavalda e godereccia sulla sabbia finta del lungotevere ("sbuuuubi!")


poi certo, ora sono rossa che faccio ridere... ma era più di un mese che non mettevo piede in spiaggia!

poi certo, è la campania a un anno da salerno, e fa un po' di impressione.

venerdì 3 agosto 2007

in edicola

mi chiedo: perché sbattersi tra stage e test e scuole di giornalismo quando uno potrebbe magari ambire a progetti editoriali come rosari e corone devozionali (prima uscita 3,99 euri)?