venerdì 30 novembre 2007

il cielo su milano

a inizio novembre ho sfidato il cielo di milano. vediamo un po' che riesci a fare, io ti tengo d'occhio. giorno dopo giorno.


a volte mi sono dimenticata, altre ammalata, altre confusa. ma questo è un riassunto delle sfumature grigio-azzurre sulla città a novembre.

giovedì 29 novembre 2007

tabù

oggi a pranzo ho mangiato sushi. io che odio il pesce, oggi a pranzo ho mangiato il sushi.

così mi trovo ad affrontare, ora che mangio a scrocco di professione, i miei tabù alimentari. ho mangiato radicchio, ho mangiato brasato, ho mangiato sushi.

tabù di gusti da smontare, da scardinare piano piano. c'è il sushi? si mangia il sushi.

ma non è solo il cibo, anche se ora attraverso il cibo me ne rendo conto. ho oltrepassato, abbattuto, superato tabù quest'anno. mesi e mesi di tabù lasciati alle spalle, per voglia o per bisogno o per caso.

il dolore, le lacrime, la dipendenza, la gioia, l'oblio, la rabbia, il sesso, i filtri, l'alcol, restare fino all'una a dormire, la paura, l'estroversione, l'introversione, il sonno, la veglia, i chilometri, la staticità, gli occhi piccoli, l'affidarsi, il prendersi cura, il cambiamento, il corpo nudo, il cuore nudo.

mi spoglio dei miei tabù, e non so che significa. forse che divento un po' più me stessa, forse che cresco, forse che mi allontano un po' da quel che ero.

mercoledì 28 novembre 2007

discorso delle strade

mi chiedo spesso come, una persona che non ci è mai stata, veda strade che sento mie. via california qui, piazza bologna giù. cosa sembrano a chi non ci è cresciuto, a chi non ci ha vissuto?

quando mi trovo in strade nuove provo sempre una strana sensazione. come se fossero irreali, come se fossero non strade. finché non diventano minimamente conosciute, sono assolutamente anonime. a due dimensioni invece che a tre. uno sfondo, non un luogo.

a roma le strade hanno perso velocemente questa caratteristica. anche zone che non conosco hanno un che di reale, di vivo. a milano no, tutto il contrario. percorro marciapiedi e corsie, e ogni volta mi sembrano sorprendentemente sconosciute.

così oggi mi sono trovata in piazza sempione (a magnà gratis) e mi sono resa conto che non la riconosco affatto. nulla mi affiorava in mente guardando il grande arco semi-impacchettato, i lampioni con tre luci, la grande piazza che - nel buio - neanche si vede dall'altra parte.

e sul 29/30, tram di legno e luci calde, questo senso di turismo poco cosciente è restato lì. accanto alla scritta vietato sporgersi.

domenica 25 novembre 2007

posto 86, carrozza 9

treno per milano, posto 86, carrozza 9. scrivo qua mentre il cielo diventa sempre più buio, ma le nuvole ancora fanno sgranare gli occhi.

piano piano le mani hanno smesso di tremare, il cuore è tornato a una velocità vagamente normale. gli occhi sono di nuovo asciutti, nessuna goccia tonda minaccia di scivolare giù.

sarà il pranzo della domenica, con il gatto e i cannelloni-crêpe, il tiramisù di pompi e la birra che "non è che mi passaresti un po' d'acqua?". sarà che i weekend sembrano incredibilmente corti. saranno i racconti di normali cazzi e di gente che canta vincerò. sarà la resaca del giorno dopo, comunitaria come tutto il resto.

saranno le farfalle nello stomaco e il sabato pomeriggio a lunghezza. sarà il vestitino nero scelto dopo una sfilata in cucina. o la borsa di costi che poi è di tutte. sarà una festa in cui si balla e si beve oltremodo, ed è buffo.

sarà l'ansia della partenza, il pensiero già lanciato al prossimo ritorno, gli abbracci. la valigia da fare, la stanza che per quanto la svuoti resta sempre piena. e donatella che arriverà.

non ci penso, di solito, a cosa significhi essere emozionati. quando accade, però, leva il fiato. annebbia i pensieri. riempie la gola. fa tremare le mani.

così ora ho appuntato alla maglietta un fiore di stoffa. e basta abbassare gli occhi per sapere che è lì.

domenica 18 novembre 2007

il vecchio alex

si cercava di ricordare una frase di jack frusciante è uscito dal gruppo. così l'ho ripreso in mano, questo libro che sa di adolescenza. la copertina stretta e lunga con la bici disegnata, il dorso rosso ormai consumato, le pagine stropicciate. l'edizione è la prima famosa, baldini&castoldi del 96, lire 22mila. comprata una mattina di terza media prima di andare al mare coi miei.

sfogliarlo e correre tra le lunghe parentesi e gli a capo senza maiuscola è strano. riporta nella testa e nella pancia le sensazioni della prima lettura, di quando neo-quattordicenni si iniziano a sentire le farfalle nello stomaco e alex e aidi, i due protagonisti, accendono un'empatia che forse allora non si poteva spiegare. come due di due di de carlo.

nelle pagine ritrovo frasi sottolineate una vita fa e che mi ricordo come se le avessi lette ieri. perché sono state pensate, raccontate e citate milioni di volte. e mi viene in mente, grazie ai segni fatti con una matita più leggera, che jack frusciante l'avevo recensito pure per il giornalino del liceo (quando tempo fa ho incontrato il mio bambino, quello a cui facevo fare i compiti, mi ha detto «sto seguendo le tue orme, anch'io scrivo nel giornalino della scuola»).

ah, la frase era inutile e triste come una birra senz'alcool. non l'ho cercata. semplicemente l'ho trovata, alla fine di un capitolo.

venerdì 16 novembre 2007

la cura di dottor house

avrei deciso. fine dell'influenza - della testa liquida, degli occhi a lucciconi, degli starnuti, dei polmoni che tremano a ogni colpo di tosse, del freddo nelle ossa.

direi che una settimana di sere a casa a guardare dottor house e scrubs (forse mi aspettavo una diagnosi da mamma tv) basta e avanza. voglio dire, l'ultima uscita era sabato scorso e coi baldi giovani affrontavo il freddo e le amiche dell'amica.

sarei dell'idea che si ricomincia con la normalità, anche perché non ci si può ammalare il primo giorno di vero freddo (bè forse a milano sì). il mio corpo è un po' meno convinto. continua a lamentarsi. fatti suoi.

mercoledì 14 novembre 2007

dream a little dream of me

decisamente, sogno troppo. e la cosa meno sensata è che cerco di trovare nei sogni una spiegazione, un suggerimento, un segno per la realtà.

come stamattina.

lunedì 12 novembre 2007

morfeo

giorni di influenza. da brava stagista irregolare, decido di prendermi il mio diritto alla tosse e me ne sto a casa.

così l'unica attività possibile è dormire, dormire, domire. il luogo più bello, sotto il piumone caldo. qualsiasi altra cosa, dalla tv al computer, mi dà mal di testa. dormire è un rifugio e una fuga. oggi sono stata sveglia per quattro ore. il resto, tra le braccia di morfeo.

e poi sogno in questi giorni, tantissimo. sogni che si sovrappongono e poi non riesco a ricostruire, di persone mai sognate e che non c'entrano nulla tra loro. resta, quando apro gli occhi, una sensazione, un'immagine, una frase. poco più. però è una bella compagnia.

sabato 10 novembre 2007

ho perso le parole

sarà che al caffè savona la musica è troppo alta. sarà che sono uscita senza felpa nel freddo di una notte di vento per una delle telefonate più belle e confuse degli ultimi tempi, dal seminterrato con passione. sarà che mi sono dovuta sgolare per convincere sti ragazzi che il mio bellissimo vestitino nuovo no, non è premaman, è solo molto fico. sarà che paul aveva un elefante in testa e il momento di baldoria di fronte al murphy's, nonostante il gelo, era necessario.

non dovrebbero avere nessuna colpa invece i long island (gentilmente offerti dei miei uomini con stipendio - mentre la birra è stata un omaggio della distrazione del caffè savona).

fatto sta che stamattina non ho un filo di voce.

venerdì 9 novembre 2007

shopaholic

ho un problema di dipendenza.

lo shopping mi dà ebbrezza.

in ordine sparso / oggi

ho messo la gonna. e gli stivali rossi.

impazzisco a passare continuamente dalla tastiera del maledetto mac dell'anteguerra a quella del pc. faccio i due punti al posto dei punti. e il 2 al posto delle virgolette.

abbiamo chiuso il numero di dicembre. e per quanto l'adrenalina sia quel che sia, è stato bello. persino esaltante, scorrere le bozze sapendo che è l'ultima possibilità per correggere, cambiare, migliorare. poi il visto si stampi, e qualche ora sospesa: chiuso un capitolo, non ancora aperto quello dopo. e un po' di "brava" che fanno bene anche a chi è patologicamente incapace di prendere i complimenti.

ho imparato ad ascoltare virgin radio uk su itunes. che donna gggiovane.

ho rivisto grey's anatomy dopo tanto tempo.

ho tagliato in modo approssimativo i capelli. davanti allo specchio, le forbici impugnate troppo male perché venisse fuori qualcosa di decente. ma non li sopporto più. a milano i miei capelli mi odiano.

ho scoperto che la settimana vola, e che è già venerdì. e che fino a qui sono riuscita a uscire due sere su quattro, aperitivi tra donne, e non è male.

mi sta stretta la convivenza genitoriale, con punte di profonda non sopportazione. era in conto però.

è tornata la tachicardia. forte e chiara. non so quando, quest'estate, ha smesso di sbattere contro il petto. so che ora è di nuovo qua a farmi compagnia.

giovedì 8 novembre 2007

"dentifricio, grazie"

ogni mattina. lui ogni mattina entrava in farmacia da lei e comprava del dentifricio. "strano", pensava lei. "strano davvero".

poi lei per un po' non è andata in farmacia, dove lavora coi suoi. e il barista della caffetteria accanto al negozio ha chiesto alla madre di lei: "com'è che non viene più sua figlia? c'è un ragazzo che lavora qua vicino, fa il grafico, e vorrebbe tanto conoscerla"...

bè, ora stanno insieme. me l'ha raccontato la madre di lei, che ho incontrato per caso in un bar durante la pausa pranzo, mentre lui - il grafico - entrava nello stesso bar.

ho pensato: bene che vada io mi accaso con uno dei pony express filippini che arrivano ogni giorno in redazione. oppure con un grande chef e divento cicciona. annamo bene.

(flickr / calca)

camminando

camminando verso casa stasera, mentre il lettore mp3 si zittiva improvvisamente (era bello il cielo d'inverno come i tuoi denti) lasciando spazio al silenzio ovattato degli auricolari, credo - temo - di aver capito quale è veramente l'unico motivo per cui non mi spiace di essere tornata a milano.

martedì 6 novembre 2007

ho sonno

ho sonno. è tutto il giorno, che ho sonno. maledetto lunedì.

forse basterebbe chiudere gli occhi. dormire. lasciarsi scivolare.

ma la stanza sembra troppo piccola. la testa troppo piena. e la memoria troppo ingannevole, con i suoi salti improvvisi.

come quando in auto finisce il dosso e lo stomaco sale in gola. come quando l'ascensore di casa fritto arriva al piano.