lunedì 30 giugno 2008

equilibrio

l'equilibrio è una questione di piccoli gesti, di decisioni infinitesimali. di cambiamenti quasi impercettibili oppure enormi. è una questione di tempi ed energie da ridistribuire, di momenti pieni che diventano vuoti e viceversa.

l'equilibrio è un continuo prendere la misure di se stessi, del proprio stare nel mondo e tra le persone. è farsi delle domande e difficilmente trovare delle risposte. è cercare delle conferme e trovarne - oppure no.

l'equilibrio a un certo punto arriva, inaspettatto. fino a quel momento, si sta in bilico in punta di piedi nudi, con qualche brivido e tanti sorrisi.

domenica 29 giugno 2008

la doppietta

ci sono weekend pesanti, di quelli che finiscono e sei stanco, di quelli in cui lavori soltanto e la domenica sera ti trovi a dire: "che culo, domani si torna a lavorare, peccato che io non abbia mai smesso".

poi ci sono weekend che sanno d'estate, come questo. di quelli pieni di appuntamenti, che sanno mantenere le promesse. balli, alcol e sorrisi, le uniche cose che servono veramente. e il mal di testa da resaca passa (certo, con un aulin è meglio), e gli sguardi assonnati raccontano la stessa notte. festa a villa moratti e compleanno del ballero, doppietta che lascia il segno. insieme a un miliardo di foto e filmati, frasi immortali e immagini che fanno spisciare. alla traccia di un ti voglio bene al gusto di rum.

venerdì pensavo al weekend che mi aspettava e la frase che mi è uscita spontanea è stata "sarà un weekend romano". nel senso del clima, dell'atmosfera di festa, dell'addormentarsi sul prato. non mi sbagliavo. l'unica cosa che non avevo considerato erano le zanzare.

lunedì 23 giugno 2008

isterica con stile

così mi sono detta: se proprio dobbiamo lavorare la sera, almeno facciamolo con stile.

dice culo

vedi alla voce culo.

solita metropolitana a sant'agostino, corriere che esce dalla borsa, viaggio con freddypod, redazione.

esco la sera, arrivo a piola e non trovo l'abbonamento. tasche non ne ho, nella moleskine non si è infilato, in borsa non c'è... tipico che l'ho perso.

compro un biglietto e mi metto a pensare alle cose da fare, ritrovare la fototessera coi capelli afro, tornare all'atm point, rispendere 10 euri - o forse me lo ridanno gratis?

scendo a sant'agostino e mi dico: "vedi mai che è caduto mentre tiravo fuori il giornale. sè, però era 9 ore fa, figurati".

vado dall'omino nella guardiola:
- non è che avete trovato una tessera dell'abbonamento?
- come si chiama lei? ... che culo! si può dire che culo?

e non parlava del mio sexissimo posteriore.

domenica 22 giugno 2008

good morning

i piedi sotto le lenzuola. l'aria fresca che entra dalla finestra aperta, facendo ondeggiare la tenda colorata come se fosse una bandiera, o una vela. la luce delle otto del mattino che entra e illumina tutto di giallo.

aprire gli occhi. e sentirsi felici, ripensando alla bella sensazione di essere scelti da chi ci vuole bene - al di là del tempo e degli anni - nei momenti più importanti. e in quelli più semplici.

giovedì 19 giugno 2008

memorandum

Memorandum per i maturandi sfigati che ieri hanno toppato clamorosamente nel tema d'italiano. Primo, impugnare immediatamente le tracce ministeriali, per evidenti vizi di forma: la poesia di Montale, per esempio, non era dedicata a una donna ma a un uomo.

Secondo, ricusare tutti i commissari dai quali si è ricevuto almeno una volta un voto inferiore a 6, prova evidente di "grave inimicizia personale".

Terzo, invocare immediatamente la sospensione degli esami di maturità, dando precedenza agli esami del sangue e delle urine, che notoriamente suscitano "maggiore allarme sociale".

Quarto, ottenere un provvedimento straordinario che sospenda immediatamente il giudizio per gli studenti il cui cognome inizia per la lettera X (dove X indica l'iniziale del proprio cognome) finché non abbiano completato l'università.

Dice: ma non funzionerà. Fidatevi: è il momento giusto.

(sebastiano messina - bonsai del 19/6/2008)

domenica 15 giugno 2008

la finestra nel mare

ho sognato una spiaggia. caraibica, immacolata. sabbia fine e onde appena accennate. di notte.

guardavo la spuma sottile sul bagnasciuga, sentivo la sensazione dei granelli di sabbia sotto ai piedi. volevo fare il bagno, ma forse il fatto che fosse notte mi faceva paura.

"vai", mi diceva un uomo seduto lì vicino. era il mio prof della tesi.

e mi accorgevo che il cielo stava divantando chiaro. anzi, sopra la mia testa vedevo nettamente l'azzurro rincorrere il nero. come una macchia di vernice che si allarga sull'altra.

allora andavo. e mi stupivo che l'acqua fosse calda e tranquilla. ci buttavamo, io, un uomo silenzioso con qualche ruga profonda (a occhio e croce, era lì per proteggermi o guidarmi), una ragazza senza il pezzo sopra del costume. pensavo che anch'io avrei voluto non averlo, ma che lo avevo tenuto per imbarazzo. pensavo che sarebe stato bello sentire l'acqua sulla pelle, e che le mie paure anche stavolta mi avevano fregata.

e allora nuotavo. sulla pancia, sulla schiena. finché non arrivavamo alla fine del mare. e c'era una finestra, che dava su un cortile a sua volta immerso nel mare. e ci affacciavamo sulle decorazioni arabesche del pavimento sommerso dall'acqua, a nostra volta dentro l'acqua. ed era bello, sapere che il mare continuava.

venerdì 13 giugno 2008

le mezze stagioni

l'altra sera, al tg, una giornalista in evidente stato confusionale blaterava che il tempo di questi giorni (30 gradi, diluvio, sole, nuvole, afa, freddo) dovrebbe renderci felici, perché è la prova che le mezze stagioni esistono ancora.

a me sinceremente il fatto che oggi a milano sembri inverno non è che esalti così tanto, ma tant'è.

però la mezza stagione, in effetti, è evidente. non fuori ma dentro. nell'umore instabile, nel sonno perenne, nei cambamenti che destabilizzano, nelle decisioni che non so prendere, nelle opinioni incostanti.

diciamo che alla mezza stagione preferirei la stagione. e che fosse magari l'estate.

martedì 10 giugno 2008

malik

venditore africano di libri equi et solidali: "vedi, federica..."
io: "ehi! ma come fai a sapere il mio nome?"
venditore: "emmm... ce l'hai scritto attaccato al collo..."

(accadeva in corso vittorio emanuele, poco prima che lui mi attaccasse una pippa infinita sul matrimonio, il senso dell'onore in africa, l'adulterio, "il sesso è una cosa brutta", il fatto che le italiane sono zoccole, e poi mi invitasse a mangiare africano)

intraprendenza

in un certo senso, avere una dipendenza è sinonimo di intraprendenza.
(chuck palahniuk - soffocare)

domenica 8 giugno 2008

la saggezza della nonna

"ma quindi, alla fine, tra tutte queste ragazze con cui sei stato, qual è quella con cui si sta meglio?"

sabato 7 giugno 2008

otto lettere

un weekend di inizio giugno non è il momento migliore per mettersi a pensare, per cercare di dare un senso a quel che accade, alle decisioni prese e alle cose semplicemente successe. a me ora, al mio modo di stare qua, a quello che ho sempre pensato e che improvvisamente mi sembra fuori fuoco.

non è una buona occasione per obbligarsi a stare soli in casa a lavorare e a fare pulizie di primavera, e poi perdersi nella musica della radio e nella contemplazione del mac. o per mettersi a sfogliare il blog, dall'autunno a fin dove si riesce (un centimetro dopo l'autunno).

non è la situazione più adatta per essere lontana da casa fritto, con il bisogno di silenzio e quello di parole che si fronteggiano.

sarebbe il momento di ritrovare i punti fermi, di prendere le misure che poi danno senso al resto. ma è difficile. gocce d'acqua salata piovono giù dagli occhi di tanto in tanto. vorrei che nella catenina da carrie, oltre al mio nome, ci fosse scritto anche chi sono io.

giovedì 5 giugno 2008

affezione

mi accorgo di esserci affezionata, alla tachicardia. in fondo è una reazione sana di un muscolo che si trova incastrato tra il cervello e quello che non c'è.

martedì 3 giugno 2008

finestrini

ci sono i finestrini che arrivano. come quello dell'eurostar che si infila dentro roma, dandoti tutto il tempo di accarezzarla con lo sguardo e di tornarti a emozionare. l'auchan, il palazzo di sky, i tralicci, le case malconce, i papaveri lungo rotaie, il degrado, le mura, gli edifici che riconosci, le chiese. tutto e il suo contrario, mentre i bambini chiedono "ma quanto è lunga termini?" e tu "ma quanto è casa mia?".

poi ci sono i finestrini abbassati, con l'aria fresca che entra veloce, scompiglia i capelli da pecora e fa socchiudere gli occhi. la musica che risuona forte, il tramonto dai brutti cavalcavia della tangenziale, la luce che si fa giallo-madreperla, i tetti con le antenne della tv.

di notte la città la puoi guardare dal basso in su, sdraiata sul sedile dietro dopo un concerto dei fratellis, note e allegria allo stato puro, con chi fa battere il cuore e due pogatori che vorrebbero ma non hanno più l'età. ti accucci sul sedile con gli occhi spalancati, mentre sopra la tua testa corrono alberi e rami, tetti e balconi. e più in là, il buio. come quando sei piccolo e il viaggio in macchina è l'assaporare un sonno ancor più profondo.

come dai finestrini del ritorno in eurostar. milano appare dopo tre ore seduta per terra in corridoio del treno, e in fondo gli occhi hanno solo voglia di dormire.

(poi ci sarebbero i finestrini non finestrini. quelli del motorino. da lì la vista di roma non ha uguali. l'aria ti entra nei polmoni con forza, lo sguardo si perde. il fresco del lungotevere. la gonna che si alza un po'. via nazionale piena di buche. piazza della repubblica con la sua fontana. le parole urlate per sentirsi e commentare la visione con le ragazze).