lunedì 29 settembre 2008

odio

* quelli che sulla scala mobile stanno fermi a sinistra
* i piccioni (e quelli che li nutrono)
* uscire dalle coperte la mattina e avere freddo
* quelli che occupano tutto il marciapiede e camminano lenti (o si fermano a fare salotto)
* aspettare che la acqua della doccia raggiunga la giusta temperatura

giovedì 25 settembre 2008

giallo e rosa

arrivata sotto casa mi accorgo che è ancora giorno, che la luce gialla e rosa non ha ancora lasciato spazio alle ombre, al buio. penso che la giornata non è ancora finita. nonostante sia stata faticosa e snervante, non ne sento il peso.

alzo gli occhi dal libro di de silva. l'altro giorno ho letto un suo racconto e mi sono chiesta perché, dato che mi piace così tanto, non avevo letto tutto, di lui. e così mi sono comprata uno dei due libri che mi mancano. e ovviamente ci sono scivolata dentro come in una dipendenza.

ho comprato anche altri due libri, e ora mi chiedo perché non ho iniziato da quelli. almeno, se non mi fossero piaciuti, mi sarei consolata con de silva. ma non ho resistito, e stamattina ho spalancato la copertina.

nel suo caso non sono le storie. non solo quelle, insomma. non è la trama. è come mette le parole una di seguito all'altra. che io con le parole ci lavoro tutto il giorno, e le vedo maltrattate in continuazione. così, quando capita che qualcuno sappia che farsene, delle parole, mi sento un po' meglio.

domenica 21 settembre 2008

la domenica milano

milano sabato si mette i tacchi. indossa l'aria un po' indolente di chi c'è ma avrebbe pure di meglio da fare. si mette il vestito da rimorchio, quello di chi se la tira ma fa finta di no.

milano riempie ogni angolo del centro, ogni corridoio dei negozi, ogni piastrella di via torino. poi esce nei locali in, con le modelle troppo alte, la musica troppo invadente, il "fuori in cui si può fumare" talmente pieno di fumo che non si può nemmeno considerare un fuori.

poi la domenica milano non so dove vada. il tutto pieno diventa tutto vuoto. le serrande sono giù, le strade sono deserte, i ristoranti sono chiusi. sul tram, solo qualche vecchio matto e ragazze belle. nella metro, di mattina, tanta gente che dorme con la testa appoggiata al finestrino. mi chiedo se sul vagone c'è qualcuno che è appena uscito da una casa non sua. magari da un letto in cui 12 ore prima non si sarebbe mai sognato di stare.

qualcuno che ha ancora lo stesso abito della sera prima addosso, le stesse scarpe in cui i piedi cominciano a fare male. qualcuno che sogna uno spazzolino e degli occhiali da sole (era notte, perché mai avresti dovuto ficcarli in borsa?). qualcuno che tiene gli occhi bassi e sulle labbra ha un sorriso e un dubbio. qualcuno che si infilerà nella doccia appena entrato in casa, oppure che una doccia l'ha appena fatta, ma con un sapone dal profumo sconosciuto.

me lo chiedo, e non so perché mi viene spontaneo pensare di no. forse perché da milano non me lo aspetto. tutto qui.

mercoledì 17 settembre 2008

the apple is near the bed

il fatto che il mac e la scatoletta del wireless abbiano finalmente deciso di parlarsi, capirsi e amarsi migliora sensibilmente la qualità della mia vita.

* tastiera sempre a portata di dita, in un luogo mio
* nessuna convivenza genitoriale nella stanza dei computer
* schermo ai piedi del letto per drogarsi di film e telefilm
* un piccolo passo per una donna, un grande passo per l'umanità

il mio lato ER

ok, non è stato come in grey's anatomy (non ho incontrato nessun dottor stranamore), ma la prova-ospedale è stata brillantemente superata. ho stupito quelli all'ingresso con la mia preparazione su piani e reparti, ho aiutato i moribondi a mangiare, ho osservato con distacco tracce di sangue.

l'uomo dalle ginocchia di burro sta bene, gli hanno operato la gamba giusta, è un po' lamentoso (ma quello sempre), guarda donnine in abiti succinti in tv, ha mal di schiena ed è troppo alto per il suo letto.

insomma, tutto normale. finché non lo cacciano per disturbo dell'intero reparto.

martedì 16 settembre 2008

baustelle e tre

i baustelle chiudono il tour e noi con loro. visti tre volte in un anno, ieri riscaldano (non solo loro, a dire il vero) una giornata troppo fredda per essere credibile a metà settembre. dopo averci lasciato in balia di un gruppo spalla come-siamo-emo che sembra la brutta copia di qualsiasi gruppo vi possa venire in mente, ce la cantano e ce la suonano in un palasharp mezzo vuoto.

antidolorifico, pasta funghi+speck e birra fanno il loro dovere e il mal di testa sparisce, lasciando il posto al pensiero di persone che non sono lì (lì invece c'è il dnz incontrato per caso) ma è come se ci fossero. persone che coi baustelle c'entrano eccome, persone che con i baustelle non c'entrano nulla ma che per qualche motivo mi mancano da morire.

e poi stamattina suona la sveglia, il cielo è azzurro e vengono i brividi di freddo, a uscire dalle lenzuola.

lunedì 15 settembre 2008

discontinuità

passare dal sole e dalla sabbia di ieri al grigio gelido di questa mattina. dal sonno alla veglia. da una tranquilla gioia a un'ansia agitata. da un pensiero al suo contrario. dal cuore che batte veloce di felicità al cuore che batte veloce e basta.

la sensazione è quella. di essere discontinua.

martedì 9 settembre 2008

buongiorno in valparaiso

una delle cose migliori del mattino, mentre l'ipod risveglia i pensieri e i capelli spettinati, è camminare per via valparaiso e incontrare miki e sauro, in cravatta e belli come il sole. scambiare due chiacchiere assonnate e un bacio che profuma di latte e caffè. augurarsi il buongiorno da dietro gli occhiali da sole. e poi andare verso il parco solari, con il corpo un po' più sveglio.

(poi, certo, ci lascia assorbire da repubblica e si sbaglia la fermata della metro).

lunedì 8 settembre 2008

cervellotico

forse perché ho visto biba, con la sua mania di prendere in mano ogni scatola di medicine per leggere cos'è. forse perché domani operano un ginocchio. forse perché di domenica sera, mentre in casa fa caldo e fuori un filo di freddo, avevo voglia di sedermi sul divano e godermi il mio schermo del mac.

comunque ho rivisto grey's anatomy. e ho pensato cosa mi droga, di questo telefilm. è cervellotico, come me. non cervellotico-intrigante, ma cervellotico-rincoglionente. mille domande, nessuna risposta. domande autofatte, questioni autoingarbugliate, emozioni autosezionate.

e mi è venuto in mente che cervellotico l'ha detto ieri miky, seduti per terra alle colonne di san lorenzo. e che una settimana fa ero con tre uomini davanti a una birra a cercare di spiegare loro perché siamo così. così scostanti, così difficili, così insoddisfatte. anche se non credo che, per loro, aver avuto me come rappresentante del genere femminile sia stato molto costruttivo.

sabato 6 settembre 2008

pranzo

quanto ti prende un po' di nostalgia, non c'è niente di meglio di una cacio e pepe davanti a due puntate di boris.

e tu, dove vai a ballare?


neanche una goccia di pioggia, né una grandinata come si deve dentro al palasharp. nessun cataclisma atmosferico a rovinare il concerto della capa. così io e la michy ci prendiamo la nostra rivincita e finalmente ce lo ascoltiamo (e saltiamo e balliamo e cantiamo) tutto.

tanto sudore e tante risate, tanta birra e mille gag... insomma, di quei concerti che il giorno dopo hai male ai polpacci per quanto hai saltato. caparezza è la scarica di adrenalina sana per chiudere la seconda - faticosissima - settimana di lavoro.

venerdì 5 settembre 2008

tutto nuovo

capelli nuovi, tagliati in pausa pranzo. occhiali da sole nuovi, ritirati quando ormai il sole si nascondeva dietro a un ipotetico tramonto grigiolino.

ogni giorno di questo settembre è un passo verso l'inverno che sarà. verso le conferme, i cambiamenti, gli assestamenti. da affrontare con i ricci più corti e con un paio di lenti scure. con un sorriso tranquillo e l'ipod nelle orecchie.

martedì 2 settembre 2008

dall'altra parte del bagno

sarà che da quando ho girato il letto non era più capitato di averla a casa con me. ma ora, dopo tre settimane di nuovo insieme, mi accorgo che quando mi sveglio e vedo*, dall'altra parte del bagno, la sua stanza e so che è vuota, mi sembra strano.

*vedo è naturalmente un eufemismo, dato che senza occhiali non distinguerei un elefante da una formica.