venerdì 31 ottobre 2008

come se l'aria si ispessisse

nelle stazioni è un'altra cosa, l'emozione si intuisce dagli sguardi, dai gesti, dai movimenti, ci sono innamorati che si lasciano, nonne che ripartono, donne dagli ampi cappotti che abbandonano uomini dal colletto rialzato, o viceversa, osservo persone che partono non si sa per dove né perché né per quanto tempo, che si dicono arrivederci attraverso il finestrino con un cenno oppure si sgolano quando nessuno può più sentirle.

con un pò di fortuna assisti a vere e proprie separazioni, voglio dire che si capisce che durerà a lungo o che sembrerà eterna (il che è lo stesso), allora l'emozione si fa densa, come se l'aria si ispessisse, come se fossero soli senza nessuno intorno.

lo stesso succede quando arrivano i treni e mi piazzo all'inizio della banchina, osservo le persone che aspettano, il viso teso, impaziente, gli occhi chiusi che scrutano e di colpo quel sorriso sulle labbra, il braccio teso, la mano che si agita, mentre si vengono contro e si abbracciano: è la cosa che più di tutte preferisco.

(dolphine de vigan / gli effetti secondari dei sogni)

mercoledì 29 ottobre 2008

la mancanza (fisicamente)

è quando la fatica, scrupolosamente ignorata, viene a galla, che mi rendo conto di quanto si possa sentire fisicamente la mancanza di una persona. fisicamente, in angoli del corpo che neanche si sospettava potessero provare emozioni.

e così, con la schiena che brucia come se dentro scorresse acido, guardo vecchie foto. e scrivo a quelle persone che, dal buco nero in cui mi sembra di stare, troppo spesso rischio di scordare di amare.

lunedì 27 ottobre 2008

lento cibo

ho assaggiato formaggi di montagna, di quelli che riescono a stenderti anche solo con l'odore. marmellate e dolci. jamon e san daniele. biscotti e pane vero, di quello con la crosta scura e la mollica compatta. melanzane e peperoni. birra e liquore di miele. ho assaggiato una salsa ai capperi, che io i capperi li odio. una marmellata di fichi d'india. la salsa di pomodoro sulle friselle. i datteri che arrivano dal deserto egiziano.

ho respirato gli odori del cibo. del latte e della carne. delle spezie e dell'aceto. ho respirato l'aria di un qualcosa di nuovo, nuovo per me e forse anche per gli altri. ho osservato la gente buttare diligentemente le cose negli appositi contenitori per riciclare. ho parlato con chi crede in quello che fa. nella terra e negli animali.

ho incontrato un contadino svedese al bancomat, gli ho spiegato come si usa il terminale intesasanpaolo e lui mi ha raccontato come fa il pane. ho lasciato che mi abbracciasse per salutarmi mentre ritirava il suo bancomat e l'ho ascoltato dire: you look so honest.

ho seguito, con le cuffie per la traduzione simultanea, il workshop dei giovani del mondo di terra madre e di slow food. ho parlato con il mio vicino, alessio, camice da ricercatore anti-gelmini e pronto a scappare, finito l'incontro, per tornare alla facoltà occupata.

ho visto tante persone lavorare con passione. fare quello in cui credono. ho osservato il mio pass stampa/press, ogni tanto. ho sentito la mia voce rispondere per la prima volta "giornalista", quando mi è stato chiesto "che lavoro fai?".

così è andato il weekend di salone del gusto a torino. così è andato il mio incontro col lento cibo. stancante come solo le cose entusiasmanti possono essere.

ospite da un uomo chiamato testosterone, ottimo padrone di casa e compagno di sonni, birre e giri di notte. dopo un concerto, venerdì, in cui le luci della centrale elettrica si sono accese prima che io arrivassi. ma afterhours e subsonica (e la montà che conta) hanno saputo rimediare.

mercoledì 22 ottobre 2008

un anno


è un anno che sono (seduta) nella mia redazione. un anno fa ci mettevo piede per la prima volta, ero da sola nell'altra stanza con il mac blu e forse me lo chiedevo, dove sarei stata da lì a 365 giorni.

qual è il bilancio (i compleanni servono anche a fare i bilanci, no?), cosa penso del luogo in cui passo la maggior parte del mio tempo, del luogo che ultimamente è troppo al centro di ragionamenti non molto sereni, bè sinceramente non lo so.

lunedì 20 ottobre 2008

modena


svegliandomi nel grigio di milano, con la gola che fa male da 10 giorni, ripasso i ricordi di un weekend nella città che una volta per me era un gruppo musicale e oggi è un cognome.

rivedere gli angoli scoperti in una gita improvvisata, mesi fa. bruciarsi la punta della lingua mangiando i tortellini in brodo. aprire gli occhi e trovare la sorella nel letto accanto, a pochi centimetri, e sentirla ancora mezza addormentata farmi pat pat sull'avambraccio. come a dire "ohi, buongiorno".

venerdì 17 ottobre 2008

vicky freddy barcelona

- cosa cerchi in un uomo oltre le mutande giuste?
- non lo so. non so cosa voglio, solo quello che non voglio.

qua capisco che la bionda, quella che sa cosa non vuole ma non cosa vuole, sono io (anche perché escludo abbastanza rapidamente di poter essere la psicotica che va in giro a sparare o l'aspirante perfetta mogliettina).

sono cristina, quella che si becca da maria elena (la psicotica) una sfuriata perché è un'insoddisfatta, una che non sarà mai felice di quel che ha. insomma, sono decisamente la scarlett johansson de 'noattri.

(ok, sono un'insoddisfatta indecisa cronica, però vicky cristina barcelona l'ho visto in anteprima e aggratis... è la stampa, bellezza)

mercoledì 15 ottobre 2008

demi-plié


quando si va a vedere un balletto alla scala, una* delle cose più belle è il rito che ci sta attorno. il sipario di velluto rosso bordato d'oro. i signori d'altri tempi. gli abiti da sera di un'eleganza improbabile. i gesti delle ballerine, che anche quando finisce lo spettacolo si muovono come se ballassero (e ti chiedi se lo facciano pure al supermercato).

la formalità ostentata. i giapponesi. il vicino che si addormenta. le bambine delle scuole di danza (la prima volta che ci sono andata io ero piccolissima, nevicava e abbiamo preso il taxi). i tutù che svolazzano perfetti. i finti esperti che commentano. le scarpette con le punte. le braccia troppo magre dell'étoile.

* l'altra, naturalmente, è il sedere dei ballerini.

lunedì 13 ottobre 2008

bella nanina


per aumentare la mia credibilità e la mia autostima, soprattutto in giorni di naso rosso causa raffreddore, forse dovrei vietare ai miei di chiamarmi con soprannomi stupidi. con ridicole declinazioni della parola amore (che già mal sopporto riferita ad altri) o con vezzeggiativi adatti a un cagnolino (toh, a un neonato al massimo).

mi chiamino figlia, accidenti. o primogenita. mi accontenterei pure di "ehi, tu".

sabato 11 ottobre 2008

il letto / l'influenza


mi sono infilata nel pigiama e nel letto blu verso ora di cena. perché quando ho l'influenza, tutto quello che mi viene in mente è dormire. ho buttato giù due bicchieri di latte e cereali (quelli col cioccolato) e uno zerinol. ho letto. poi ho chiuso gli occhi.

e ho pensato che sarebbe stato bello se, invece che nel letto blu, fossi stata in un lettone. se dopo un paio di ore di sonno, mi avesse svegliata una carezza sulla testa, qualcuno che mi porge un bicchiere d'acqua prima di sedersi accanto a me, con le gambe distese sul copriletto.

poi però ho anche pensato agli attacchi di caldo/freddo, al naso chiuso, alle ossa che fanno male. al fatto che chiunque, accanto, sarebbe stato una seccatura. l'avrei odiato e mi avrebbe odiata.

e mi sono chiesta, per l'ennesima volta, se per caso io non abbia qualche problema con il concetto di coppia. giusto qualche.

mercoledì 8 ottobre 2008

16 ore

in un giorno in cui si esce di casa alle 8.15 del mattino e ci si torna alle 0.15, si possono scoprire parecchie cose. tipo che certi rapporti si basano sui silenzi più che sulle parole. o che tendo a parlare sempre del mio lavoro e della casa che non ho (e questa cosa mi spaventa).

oppure che i bambini piccoli assomigliano ai gatti piccoli, che i film ci hanno sempre mentito in tema di parti e che anch'io devo avere un briciolo di spirito materno (o meglio, da zia) nascosto da qualche parte.

lunedì 6 ottobre 2008

forbici

è incredibile come io, la donna che non sa prendere alcun tipo di decisione (gelato al pistacchio o allo yogurt? questa gonna o quella? lo compro o non lo compro? testa o pancia? lo ammetto o non lo ammetto?), diventi incredibilmente determinata quando mi accorgo che i miei capelli non mi piacciono più.

prendo un appuntamento dal parrucchiere o delle forbici. oggi, la seconda.


venerdì 3 ottobre 2008

come together

e a un certo punto ho avuto bisogno di sentire i beatles. mi sono ricordata che nell'hard disk di fabio c'è la discografia, ho trascinato abbey road in itunes e ho alzato il volume fino all'ultima tacca. la testa e la spalle si sono mosse da sole. ho sculettato allo specchio sfilando i pantaloni. mi sono sentita un po' meno stanca.

come together
right now
over me