mercoledì 25 febbraio 2009

ore che però

ci sono delle ore abbastanza fastidiose. quelle che vanno dalle 20.42 alle 23.56, diciamo. quelle dopo cena (e a milano si cena presto, terùn), che danno esattamente l'idea dello scorrere lento e denso dei minuti noiosi.

io non so come affrontarle, ore tipo le 22.12, le 23.28, le 21.37. se sono fuori, non ci penso. a meno che non sia con persone ansiose di tornare perché hanno impegni vari da affrontare.

se sono in casa e non vorrei esserci, tento di inventarmi attività riempi-tempo. leggere che però ho male agli occhi, stare al mac che però ci sto già tutto il giorno, vedere un telefilm che però mi mancano solo poche puntate, telefonare che però l'altra persona non è in casa, dormire che però è talmente presto da essere deprimente.

e va a finire che il tempo non lo riempio. lo accantono, in attesa che sia l'orario in cui mi sembra dignitoso infilarmi sotto le coperte.

domenica 22 febbraio 2009

una settimana

7 giorni, 7 sere, 5 pranzi fuori (almeno), 1 ora e 1/4 di danza, 10 percorsi casa-redazione, 5 sveglie alle 8 in punto, 1 serata già programmata, birre, sere fuori, sere in casa, aperitivi, macchina, metro, treno, noia, puntate di un telefilm, "ci vediamo a lima?", casa libera, pranzi/cene cucinati, genitori che partono/che restano, io che parto/che resto, voglia che arrivi un certo giorno, ansia che arrivi un certo giorno.

è strana, la chimica di una settimana.

giovedì 19 febbraio 2009

mai dire

una delle cose più difficili è starsene in tre al mai dire bar che presto non ci sarà più. con i vecchi modena city ramblers in sottofondo.

qualcuno con cui correre

ci sono libri che quando li inizi ti viene voglia di percorrerli tutti di un fiato. come quando ti metti a correre giù da un prato in pendenza, ridendo e con l'erba appena umida che accarezza i polpacci. o come quando rotoli giù sulla sabbia dalla dune du pyla, in francia.

e la sensazione è ancora più netta, se chi ti ha regalato il libro per te è esattamente qualcuno con cui correre.

lunedì 16 febbraio 2009

non dirmi che non ami san valentino

la domanda - via sms - è retorica, naturalmente. non mi piace san valentino. adoro il rosso e odio i cuori. le parole amore e ti amo mi danno un vago senso di nausea. ho dei problemi con le rose - di quelle rosse poi non parliamo.

non mi piace san valentino. l'unico messaggio che sono stata felice di ricevere un 14/2 di qualche anno fa è stato da parte di un amico. "per la mia prima valentina", diceva più o meno.

il fatto è che non mi piacciono un granché neanche gli anniversari. qualche tempo fa sì, tanto. mi esaltava l'idea che due dei miei fidanzatini fossero diventati tali il giorno 17 (non lo stesso giorno 17, chiaro). è un bel numero, uno dei miei preferiti.

allora era facile. un bigliettino, una domanda diretta. "vuoi metterti con me?". un sì eterno destinato a durare qualche settimana.

oggi è tutto più labile. le date non hanno un gran senso. i confini tra i baci sono poco chiari. non c'è un vero inizio, ma bocche che si trovano, "resti da me a dormire?", telefonate, sorrisi, imbarazzi, cene fuori insieme, aperitivi per raccontare ogni dettaglio alle amiche, film, viaggi in auto. e improvvisamente ci si trova a essere una coppia - a comportarsi da coppia - senza esserselo detto. magari senza saperlo. così.

poi uno dei due si stufa, o tutti e due, o qualcosa cambia. piano piano la relazione finisce, così come era iniziata. a volte c'è una data di fine, altre no - perché c'è sempre un nuovo ultimo bacio, un nuovo ultimo orgasmo. finché non ce ne sono più.

non mi piace san valentino. e non mi piacciono gli anniversari. tutto qua. c'è di peggio, voglio dire.

(ll)

lunedì 9 febbraio 2009

i'm a perfect dummy

- fe ti disturbo?
- no, stavo vedendo delle puntate di un telefilm.
- ecco, dovrei ripassare shiatsu e mi chiedevo se...

la risposta alle grandi domande sul futuro (cosa farà dopo il praticantato? troverò lavoro? qualcuno mi farà un contratto? tutto questo servirà a qualcosa? mi ritroverò a scrivere comunicati pagata due lire?) può arrivare via telefono una domenica pomeriggio di sole.

male che vada, posso sempre fare il manichino per massaggi shiatsu.

sono brava, non mi lamento, non soffro il freddo, tossisco solo ogni tanto, mi si vedono tutte le ossa, non chiedo ricompense e soprattutto mi piace quando mi schiacciano.


mercoledì 4 febbraio 2009

the other side of the flu

avere un po' di influenza ha i suoi lati positivi. cioè, qualche lato positivo (che bilancia quelli negativi: attacchi di tosse, naso rosso, sbalzi di temperatura, sudore/brividi, andare lo stesso al lavoro, fazzoletti di carta ovunque, rabbia incontrollata per la connessione wireless che cade e con lei il mulo).

lo sguardo indulgente degli altri. sentirsi a proprio agio con pigiami e tute. avere gli occhi sempre socchiusi. sentirsi sospesi in un'atmosfera ovattata. guardare film e telefilm. camminare a piedi scalzi quando si ha troppo caldo. fregarsene dei capelli improbabili. emozionarsi per i messaggi.

poi uno ci spera sempre: salgo in metropolitana, ho un mancamento da febbre, c'è il george clooney della linea verde e mi salva. (oppure mi salva un passaggio in auto).