sabato 25 aprile 2009

zona nostra

dopo tre giorni (anzi, tre sere/notti) di fuorisalone, rimane la sensazione di aver vissuto un po' in vacanza. rimangono gli infiniti passi in zona tortona/zona savona, che "ci abitiamo e un giro vuoi non farlo". rimangono i messaggi e le telefonate, che "fra 15 minuti andiamo a mangiare da willy". rimangono l'aperitivo scroccato sotto il sole di primavera e le gocce pesanti di una pioggia notturna. il freddo e il caldo.

"ma voi uscite sempre così?", chiede teo from paris. no, ma è bello pensare che ci si possa trovare tutti insieme, tirare tardi e bere in strada, trovarsi come se fosse una necessità, ridere e sentirsi parte di qualcosa.

le gente, le installazioni, le ragazze con i tacchi, i ragazzi-design, i dj-set, i cortili. e poi certo, l'età si fa sentire, se arrivati a venerdì sera molliamo il colpo dopo orari da ferie e giorni da lavoro. però va bene così.

giovedì 16 aprile 2009

respiro

cammino sotto un cielo grigio, nero e blu. i fulmini illuminano orli di nuvole, di tanto in tanto. i tuoni rotolano in un silenzio irreale. poche persone, pochi rumori. qualche macchina, un tram che sferraglia. e il mio respiro. a conti fatti, il parco solari sotto un imminente acquazzone (te lo aspetti da un momento all'altro, di sentire una grossa goccia cadere pesante) è questo. il mio respiro.

un po' è perché fa fresco e ho voglia di soffiarmi il naso, ma non ho un fazzoletto e quindi sbuffo come una balena. un po' perché arrivo da yoga e dopo yoga il respiro si fa sempre, come dire, presente.

non so se sia un effetto voluto, ma a me succede. a furia di fare luuuunghi respiri, va a finire che l'aria fa percorsi strani, dentro di me. dà un po' un effetto-canna, di torpore e rimbambimento. credo sia una questione di ossigeno che arriva al cervello in modo strano.

il respirare mi lascia ogni volta sbalordita. nel senso, è una cosa che facciamo ininterrottamente. ma se ci pensiamo diventa diversa. non si può pensare a respirare e respirare normalmente nello stesso tempo. perché ci si fissa sul peso dell'aria, sulle costole che si aprono, sulla sensazione di riempirsi e svuotarsi.

così, dopo yoga, assieme alle costole ingarbugliate, ai muscoli troppo reattivi e a capelli ancora più insensati del solito, mi trovo con questa specie di respiro cosciente. e mi viene da chiedermi se solo con il respiro valga questa cosa, il fatto che cambi non appena ci pensi e che da azione spontanea diventi innaturale.

credo di sì, anche se il mio razionalismo mi scongiura di pensare che no, non è così. eppure succede. si fanno grandi e piccole cose con naturalezza, poi ci si ferma a pensarci e... puff, panico.

che poi, forse questo è solo il risultato di un corso per yoga per disadattati (a vedere l'improbabilità di palestra e partecipanti).

mercoledì 15 aprile 2009

l'ansia (non) va in vacanza

è ufficiale. sono una donna che si prende male (ma molto male) ad andare in ferie (obbligate).

martedì 14 aprile 2009

la paura fa 90

non lo so se sei anni sono tanti. non lo so se bastano a fare una tradizione. ma la sesta grigliata di pasquetta un'idea che si tratti di una tradizione la dà.

sei pasquette fa eravamo alle manie, sotto un cielo grigio e sopra i prati. sono passati giorni, ci sono state assenze e presenze, viaggi e nuovi equilibri, serate ed estati, case aperte e letti accampati.

e noi, ogni volta, ci siamo ritrovati tra sangrie, costine e braciole. ogni anno di più, ogni anno diversi, ogni anno uguali. a ripensare alle pasquette passate, a immaginare quelle future. questa per me è una bella tradizione.

e tanto per la cronaca, a sto giro eravamo sui 90.

martedì 7 aprile 2009

il dilemma della giacca

e quasi viene voglia di lasciare a casa il giaccone. osare la giacca di velluto, i pantaloni leggeri. però poi penso: "e se ho freddo?". non avrò freddo, lo so, ma sono un tipo pavido. e piuttosto soffro il caldo, ma mi tengo il giaccone.

per ora. finché una mattina sarò un po' addormentata, prenderò su la giacca bordeaux e già sarà quasi tempo di gonne senza calze.

(via weheartit)

mercoledì 1 aprile 2009

femminile plurale

mi sono chiesta, a volte, come siano le serate tra uomini. cosa si dicano, di cosa parlino. non che mi interessi nello specifico, è che mi domando se assomiglino alle serate tra donne.

non credo.

mi viene spontaneo pensare che sia una cosa solo nostra. come lo shopping o sex and the city. raccontarsi e sentirsi raccontare. fare occhi irremediabilmente seri e scoppiare a ridere. toccare temi intimi e questioni universali. trovare le risposte e porsi le domande. sentire quello che non si vorrebbe e quello di cui si ha bisogno. spiegarsi con le proprie parole e capirsi con quelle altrui.

fare una seduta d'analisi low cost, in un'enoteca o sul divano di casa, al ristorante indiano o (pure) al telefono. più o meno funziona così. ed è una bella sensazione.