mercoledì 26 agosto 2009

cecità


sono storie facili (braccio al cielo) come quelle che (salto) ti raccontavano da piccolo (testa) e tu credevi vere (salto) come è stato facile restare fermo immobile (colpo di spalla, controcolpo di testa) chiudendo gli occhi e rinunciando a vedere (non ci vedo più. davvero).

i linea 77 suonano la penultima canzone mentre i cinghiali ballano a bardineto. io registro mentalmente l'arco che compiono gli occhiali rossi. sono sul naso, salgono come se volessero diventare un cerchietto, scavalcano la sommità della testa, scivolano dietro.

buio. non ci vedo.

ci metto un lungo istante prima di allungare la mano verso fabio e urlargli i miei occhiali. mi sono caduti gli occhiali. fermi tutti, intorno a me si forma un cerchio di vuoto. mani amiche e sconosciute tastano la terra. poi mi diranno che all'inizio neanche l'avevano realizzato, cosa dovevano cercare. la frà l'ha capito fissando i miei occhi nudi.

non so quanto duri, la recherche. so che sto immobile, ho provato a toccare a terra ma ho trovato solo un bicchiere schiacciato. non sono molto utile. non so quanto duri, ma so che ricomincio a respirare quando fabio riemerge con gli occhiali in mano.

(c'è questa differenza enorme, quando succede un piccola cosa che però potrebbe costarti cara, tra l'appena prima e l'appena dopo).

sono ammaccati. una stanghetta se ne viene via. io osservo il nulla, il mio mondo di sfumature forzate. scotch, dico, attaccali con lo scotch. mi lascio portare fuori dalla ressa. sento le lacrime pulsare negli occhi. spavento e paura esplodono sempre un attimo dopo. e il cervello mi si intasa di pensieri veloci. cambiare gli occhiali, per chi con gli occhiali ci vive, vuol dire cambiare la faccia. mica nulla.

fabio me li restituisce traballanti e con uno spesso nastro adesivo nero in un angolo. fanno schifo, si reggono a malapena in piedi ma almeno vedo. piango.

succede sempre d'estate, d'agosto. due anni fa, sciacquo la faccia nel bagno della redazione all'ottavo piano del palazzo di vetri. li ho appoggiati sul lavandino. li riprendo e una stanghetta si stacca.

l'anno scorso, metto piede a valencia e quelli da sole scivolano fuori dalla borsa, in qualche angolo tra l'aeroporto e la metro.

e poi oggi. fra 12 mesi ricordatemi di attaccarmeli alle orecchie a sventola.

venerdì 7 agosto 2009

come un gatto


mi dicono: sei selvatica come un gatto. furastica. perché me ne sto sulle mie. perché se non mi va di averti vicino, metaforicamente arriccio la schiena.

oggi me ne sto nel cono d'aria di un ventilatore con il gatto di ale. sono passata a vedere come se la cava, in questi giorni che è solo. di solito non mi calcola, quando arrivo. oggi che non ha nessuno in casa da 24 ore ha miagolato, mi è venuto incontro e mi è stato vicino. è salito sulla tastiera del pc mentre scrivevo e mi si è accoccolato ai piedi. poi gli ho dato da mangiare, ed è tornato a farsi i fatti suoi.

io mi sono fatta i miei, e l'equilibrio tra gatti si è sistemato. ogni tanto viene di qua a controllare. ogni tanto vado io da lui, mezzo addormentato in posizioni improbabili. ci guardiamo - occhi verdi negli occhi verdi. gli faccio due coccole e se le prende tutte, con gli occhi strizzati e il collo allungato. ma devono essere come e quando piacciono a lui. altrimenti si scoccia, dà un morsetto sulla mano e fa capire che non è cosa. e si allontana sculettando.

e forse sì, in effetti sono selvatica come un gatto.

mercoledì 5 agosto 2009

si parte

sono belle, le serate di saluti pre-vacanza. pelli abbronzate e pelli bianche alle colonne di san lorenzo semi-vuote, mojito e birra del rattazzo. promesse di incrociarsi, nei punti più vari d'italia. una parola che gira - vacanza vacanza vacanza - e la ruota della mia bici che la segue.

anche milano è bella, nelle serate così. capricciosa, come me.

lunedì 3 agosto 2009

freddypod summer collection

ho voglia di fare pulizie nell'ipod, tenere quello che mi va di ascoltare senza schiacciare il tasto >>, aggiungere nuove e vecchie canzoni da portare con me nelle trasferte estive.

avete scoperto o riscoperto qualcosa da consigliarmi per la freddypod summer collection?

sabato 1 agosto 2009

primi

è una data strana, il 1° agosto. molto simbolica e molto pragmatica, in fondo. la data-estate per eccellenza. quella che, fino a qualche tempo fa, nemmeno immaginavi potesse cadere mentre eri città. e invece.

invece poi sono capitati, primi agosto a savona, a salerno, a roma, a milano. primi agosto di lavoro o - come questo - di attesa di lavoro. primi agosto di strade milanesi vuote di notte. in cui si sente solo il rumore della dinamo, il clic-clic dei pedali della bici, i grilli (o le cicale, insomma quello stridere notturno che sa di estate). come oggi.