lunedì 31 maggio 2010

maya

maya ha una cascata di riccioli neri, occhi grandi di un colore che è un guazzabuglio di tonalità grigio-verdi e quasi otto mesi. dalle facce che fa (credo di non aver mai visto così tante espressioni buffe concentrate in un unico viso), abbiamo deciso che avrà un futuro da attrice. e da come sgambetta, seguendo il tempo di ogni tipo di musica o rumore, possiamo anche vedercela bene come ballerina.

maya è un ciclone, e ce la aspettavamo proprio così. vive in riva al mare e del mare ha l'energia. vederla crescere, visita dopo visita, dà il senso del nuovo che avanza. riconcilia con l'impressione che sia tutto fermo immobile. e contemporaneamente fa domandare dove si va da qui?

venerdì 28 maggio 2010

una forma di schiavitù

1. Lamentati del tuo lavoro solo dopo essere stato assunto. 2. Non perdere tempo a flirtare con il capo: punta subito al direttore del personale. 3. In chiesa gli stagisti si chiamano chierichetti. 4. Uno stage che dura più di sei mesi è una forma di schiavitù. 5. Se vogliono che lavori sul serio, fatti pagare.

(le regole di internazionale)

giovedì 27 maggio 2010

come jacqueline a capri

che carina la fede. mi sembra sempre audrey hepburn. o jacqueline kennedy in vacanza a capri.

(ah, la mia segretaria di redazione, che donna meravigliosa!)


photo via |
vectroave


martedì 25 maggio 2010

pelle rossa

il mare è freddo. perché è così, il mare del 23 di maggio. freddo. toglie il fiato, come mille punturine che pizzicano pelli troppo bianche. non bisogna credere a chi dice che "una volta che ti abitui non è più tanto freddo". è gelato. ed è questo il bello.

è bello perché il sole è caldo. perché la sabbia è calda. perché i sassolini sotto il telo da mare verde acido sono caldi. e perché il cielo è blu, bluissimo.

non so se 27 ore di mare bastino a tirare il fiato. di certo servono. ridanno la carica. e una volta che le chiazze rosse sui punti improbabili in cui hai dimenticato la crema se ne vanno, ti resta addosso il colore dell'estate.

e ok, devo avere un fissa per i piedi. me li sono riuscita a bruciacchiare, con tanto di segno di ditata chiaro dove ho passato la protezione.


photo via | we heart it

lunedì 17 maggio 2010

good enough

è il principio del buono quanto basta. «è il criterio del sub-ottimo: ok, non è perfetto, ma al momento può bastare; c'è di meglio, ma in fondo si può accettare». l'espresso gli dedica un pezzo (bello e imperfetto, si intitola), partendo dalle tecnologie e allargando a tutto il resto.

gli mp3? il suono non sarà perfettamente nitido, ma che importa, sono comodi. idem skype, anche se cade la linea. o wikipedia, anche se è piena di buchi. o i film visti in streaming. stesso discorso per mcdonald's, i viaggi low cost, i vestiti di h&m. il senso della storia è sempre uguale: non sarà il massimo della vita, but it works.

mi è rimasto impigliato nei pensieri del weekend, questo good enough. mi sono venute in mente tutte le (troppe) volte in cui ho pronunciato le parole - accompagnate da spallucce - «non è l'ideale, ma va bene così». di un contratto, di un lavoro, di una serata, di un taglio di capelli, di un vestito, di una decisione, di una cena. come diceva? chi si accontenta gode (così così).


photo via | vi.sualize.us

sabato 15 maggio 2010

norvegian wood

she asked me to stay and she told me to sit anywhere,
so i looked around and i noticed there wasn't a chair.


martedì 11 maggio 2010

il ballo di san vito

la mia sciarpa rossa a pois bianchi di h&m si presta benissimo ai ritmi tarantolati. io e chiara ridiamo inciampando nei passi della pizzica. ballo e sudo, ed è una sensazione che adoro. il freddo finalmente si scioglie. e mi vengono in mente i miei piedi scalzi sul cemento caldo.

photo via | flickr

venerdì 7 maggio 2010

la punta del naso

è tornato il freddo. ho la punta del naso gelata. mi avvolgo nella coperta in più e nei miei pensieri.

martedì 4 maggio 2010

questa lettera si auto-distruggerà tra

forse, quando lo stipendio è così scandalosamente basso, nella busta paga dovrebbero attivare l'opzione "questa lettera si auto-distruggerà tra 3... 2... 1... 0 secondi".

così, quando la sera torni a casa e sono le nove di sera, nulla ti potrà ricordare il fatto che ti sfugge perché tu lo stia facendo.

e perché, invece, tu non stia facendo altro. tipo buttare tutte le carte all'aria, sorridere spaesante e voltare le spalle. con camminata da scena madre in piano sequenza.

photo via | weheartit

lunedì 3 maggio 2010

linate-fiumicino, a/r

* svegliarsi a milano, lavorare a milano, cenare a roma, fare serata a testaccio.

* accorgersi di aver dimenticato i tacchi (me tapina!) e trovare una linuzzi pronta a prestarti i suoi.

* tornare a casa nel bagagliaio di un taxi, addormentarsi mentre fuori l'alba illumina il cielo.

* parlare, parlare, parlare. di aneddoti, di ricordi, di conquiste improbabili, di vacanze, di viaggi.

* abbracciarsi in piazza san giovanni, mentre la musica del primo maggio n.5 riempie gli spazi tra i corpi.

* fare merenda da pompi con il tiramisù alla fragola, perché è l'unico modo per dirsi "a presto" mentre un temporale estivo casca giù.

è strano, ed è bello.