venerdì 30 dicembre 2011

se non in senso negativo

«ok, ti rendi conto che abbiamo parlato per un'ora e venti minuti di coppia senza citare la parola amore, se non in senso negativo?»

(basta pensare che la discussione era partita dal mio non volere un gatto perché so già che prima o poi morirà)

giovedì 29 dicembre 2011

natale post moderno

l'ultimo natale da venti-qualcosa-enne è stato persino post moderno. 

con i regali scartati via skype, come avevano predetto università prestigiose, che fa tanto nerd tenero. 

con il pranzo della vigilia e la cena di natale da amici, anziché barricati in famiglia. a mangiare trofie al pesto e a bere birra. a fare la pesca miracolosa dei regali del ballero. a sentirsi a casa più che in tanti altri luoghi. 

con i tacchi vertiginosi indossati per il pranzo in famiglia, creando uno choc nei parenti (soprattutto nella nonna, che così veniva staccata di almeno 50 cm). 

con i regali comprati - udite udite - non all'ultimo momento.


e forse non significa niente, ma tutti questi tasselli hanno dato un senso un po' diverso al natale. confermando che le tradizioni sono lì per essere violate, con più o meno forza. e che ci sono modi diversi per vivere situazioni antiche. 

e che si diventa grandi e si può scegliere ogni giorno qualcosa di più. e mi sa che è questo, il succo del mio natale post moderno.

domenica 11 dicembre 2011

sturm und drang

arrivo a spotorno che già è buio. istintivamente vado verso il mare. mentre passo nel caruggio che porta sull'aurelia, l'ipod fa partire crêuza de mä.

sciovolo lungo la passeggiata, macinando un metro dopo l'altro. scendo in spiaggia a lasciare sprofondare gli stivali nella sabbia umida, le onde si spezzano lunghe accanto a me.

primo molo, secondo molo, terzo molo. mi piazzo in piedi, in mezzo alle onde e al buio, ad annusare l'aria che sa di sale. scenario da sturm und drang, sensazione di sentirsi a casa.

dopo due giorni di fuoristrada, grigliate, porchetta, pizzoccheri, grolla e cioccolato, riparto con occhi carichi di sonno. e il saluto del golfo è un cielo di nubi e raggi di sole, sopra la spiaggia illuminata dalla luce delle nove del mattino. 

venerdì 9 dicembre 2011

finché c'è musica

«Ma cosa devo fare, allora?»
«Danzare,  - rispose. - Continuare a danzare, finché ci sarà musica. Capisci quello che ti sto dicendo? Devi danzare. Danzare senza mai fermarti. Non devi chiederti perché. Non devi pensare a cosa significa. Il significato non importa, non c'entra. Se ti metti a pensare a queste cose, i tuoi piedi si bloccheranno. E una volta che saranno bloccati, io non potrò più fare niente per te. [...] Perciò i tuoi piedi non dovranno mai fermarsi. Anche se quello che fai può sembrarti stupido, non pensarci. Un passo dopo l'altro, continua a danzare. E tutto ciò che era irrigidito e bloccato piano piano comincerà a sciogliersi. [...]»
Alzai gli occhi e guardai la sua ombra sul muro.
«Danzare è la tua unica possibilità, - continuò. - Devi danzare, e danzare bene. Tanto bene da lasciare tutti a bocca aperta. Se lo fai, forse anch'io potrò darti una mano. Finché c'è musica, devi danzare!" 

(murakami haruki / dance dance dance)

venerdì 2 dicembre 2011

you're a dancing queen

«ma com'è che tutti conoscono un sacco di gente nuova e io no?». la domanda mi rimbalza nella mente dall'estate. quando, con la sorella, ho stabilito: «basta invitare amici e farli conoscere ad altri amici. è ora di farci invitare, costi quel che costi!». 

per ovviare al problema facce-nuove e rispondere alla domanda, ho fatto quello che avrebbe fatto qualsiasi donna milanese sull'orlo dei 30 anni. sono stata a pazzi picnic autogestiti di slowfood, ho parlato in treno con sconosciuti, ho iniziato a fare corsi in simil-palestra (peccato che siamo tutte donne). 

e poi, ho deciso di iscrivermi a un corso di danza. solo che, mal sopportando il latinoamericano, considerando il tango troppo impegnativo e non vedendomi nel liscio, mi sono buttata sul boogie. 

che volete, è il mio animo un po' retro che viene fuori. 

così ora il martedì ballo su otto tempi in una balera (una balera vera) dalle parti di loreto. in tre lezioni, sono diventata una piccola regina della pista da ballo. mi diverto e ho iniziato a mietere vittime. che siano tutte over 65, è un altro paio di maniche. 

martedì 22 novembre 2011

io nina non l'ho mai sentita volare così



ho visto nina volare, omaggio a fabrizio de andré della london symphony orchestra. da brividi. 

lunedì 21 novembre 2011

mini-modella per un giorno

undici forcine piantate tra i ricci. una seduta di trucco. dieci unghie smaltate di rosso. due calze con la riga rossa dietro. un paio di tacchi neri. un reggicalze. una gonna con 20 centimetri di girovita (se sentivate degli sdeng, sì erano i miei bottoncini a pressione che saltavano a ogni respiro o risata). una luuunga scalinata da scendere. tre set fotografici. 

eh, cosa non si fa per una cioccolata calda di articioc! :) 


martedì 15 novembre 2011

l'estate di san martino

questa storia di san martino, dell'estate che arriva improvviso in pieno inverno, è una sola. soprattutto se l'11 novembre (san martino, appunto) cade di venerdì.

così va a finire che passi un weekend con le finestre spalancate e il sole che illumina le stanze. ti butti pure in una due giorni di danze scatenate (e vi assicuro che ci vuole un certo fisico), che tanto il sabato e la domenica di relax semi-primaverili sembrano fatti apposta per riprendersi.

seee.

vediamo, quando arriva lunedì. e alle 8 del mattino la california è un blocco compatto di nebbia. non si vede la casa di fronte. a ogni respiro esce una nuvoletta dalla bocca. fa un freddo becco - altro che estate di san martino dei miei stivali.

martedì 8 novembre 2011

sgovernasi


(sul ponte di ferro dietro la stazione di porta genova. il mio preferito? spaparanzasi)

giovedì 3 novembre 2011

sapessi com'è strano, mangiare una gricia a milano

in questi anni, ho evitato con invidiabile nonchalance di entrare in qualsiasi ristorante romano (o sedicente tale) a milano. posso citare i più disparati motivi (una cucina ha senso d'essere solo nel suo luogo d'origine, figurati in questo fighettume come t'agghindano una bettola, ma ti pare che betto e mary o il quagliaro servirebbero mai dei bauscia ecc ecc), ma la vera verità è una.

non ne potevo più di pasta alla gricia, amatriciana & co. quando sei a roma, rischi l'overdose. il 98% dei posti per mangiare fuori fanno cucina tipica de' roma. alla fine, ti ritrovi a sognare il sushi anche se odi il pesce.

e comunque, dato che si cresce e si superano i tabù e blablabla, per festeggiare i 30 di una psico-gourmet come me, mi sono trovata proprio in un posto che si auto-etichetta come brasserie romana*.

certo, di romano ha poco e niente, a parte il menù, visto che è carino come una bomboniera. ma quando mi sono resa conto che sotto le nostre chiacchiere stava suonando la colonna sonora del favoloso mondo di amelie (quanto l'ho amata), ho fissato la grossa foto b/w di trinità dei monti e mi sono sentita a casa.


[* del posto vi dico che si chiama num semm chi ed è sui navigli accanto a porta genova. il cibo è buono - per me polpette di melanzane e burrata, ma niente gricia. il locale è bianchissimo e molto carino. anche se ha inquietanti camini extra-moderni che non c'entrano molto col resto e prezzi che a roma ci mangi in quattro. ma che ci vogliamo fare, milan l'è un gran milan]
 

martedì 1 novembre 2011

roero | langhe


nocciole, tartufo, colline, bagna cauda alle 3 del pomeriggio, foglie gialle e rosse, nebbia che si taglia col coltello, tajarin, il castello di serralunga, vino bianco e vino rosso, mal di schiena, pancia espansa, carne al coltello, risate, cene che durano 4 ore, gente che arriva da punti vari della penisola, la sorella, aria di autunno.

giovedì 20 ottobre 2011

ridere da soli

in metro mi piace quando incrocio qualcuno che ride da solo, dopo aver letto un messaggio. o che sorride ascoltando una canzone con gli auricolari, e magari tiene il tempo trattenendo a fatica un accenno di ballo. sarà perché succede anche a me.

domenica 16 ottobre 2011

roma brucia

c'è che odio le risse. la violenza, la gente che urla, gli uomini che si fanno salire il testosterone. odio quando tutti gridano e le situazioni scappano di mano.

e c'è che amo roma. ogni sua piazza, ogni sua strada. in tre anni stanziali e quattro pellegrinanti, ho imparato ad amare i sanpietrini, gli incroci, i sali-e-scendi delle vie.

per questi motivi e per mille altri (per esempio che a roma amo anche alcune persone), ieri sono rimasta ore davanti al sito di sky, a guardare la diretta degli scontri. a pensare all'unica volta in cui ho avuto davvero paura, in campo de fiori. e intanto lo stomaco si stringeva.

giovedì 13 ottobre 2011

felliniano

«sai cosa?», mi ha detto f. guidando nella notte di milano, larghe strade semi-vuote, e ascoltando django reinhardt. il tutto dopo un'ottima cena all'oste del teatro [don't miss: ravioli ai porcini con nocciole e tartufo] e un rum del 1928. «che questa musica rende ogni situazione così felliniana».


poi ha messo su una musica da film muto, inizio secolo, e io gli ho detto: «certo, con questa ci starebbe la scena della macchina ferma al lato della strada, con due tizi dai movimenti accelerati che cambiano la ruota col cric».

e (giuro) di lì a un secondo, lungo il parco sempione, abbiamo scorto una macchina ferma e due tizi che trafficavano con un cric.

non erano accelerati, ma felliniani sì.

mercoledì 5 ottobre 2011

la liguria d'inverno

stasera sarei voluta andare a sentire zibba e gli almalibre. che quando zibba suona a milano, è d'obbligo fare un salto. che poi lui ti rincontra sulla metro verde e ti riconosce e a te viene da sorridere.

però, si sa, le cose vanno sempre un po' così. e alla fine ci sarei dovuta andare da sola, e la serata è un pazzo happening a cui forse bisognerebbe pure essere iscritti, e mi è venuto mal di testa, e ho solo voglia di mangiare a casa, le cose che ho nel frigo e che mi sono sei presa all'esselunga e non ho mai tempo di fare.

e quindi, niente zibba dal vivo.

magra consolazione, faccio un giro su youtube. e inciampo nel video di una parola illumina, che non l'avevo mai mai visto.



e dentro, ci trovo la mia liguria d'inverno.

lunedì 3 ottobre 2011

ridatemi il sabato

vorrei un altro weekend. e poi magari un altro ancora, e un altro. vorrei svegliarmi non alle 7.30, ma quando lo decide il mio corpo. vorrei aprire gli occhi e pensare che è sabato. che posso prendermela comoda, perché nessuno mi corre dietro.

vorrei avere 48 ore di tranquillità davanti. vedere film, leggere libri, girare che a milano ancora pare estate. prendere appuntamenti per la sera, andare a cena, sprecare tempo davanti al computer. e pure fare tutte quelle cose che di solito si rimandano, sistemare la stanza, stirare i pantaloni.

e insomma non mi va, che domani sia lunedì. e già so che lo passerò sperando che finisca presto. e poi anche martedì, mercoledì, giovedì, venerdì... e nemmeno questo, mi va. ed è significativo di un po' troppe cose.

domenica 2 ottobre 2011

torta mele+uvette+pinoli

è tutta colpa sua, se adesso nei weekend mi trovo alle prese con farina, uova e forno. io, che non ho mai cucinato un dolce nella mia vita, sono diventata addicted all'arte della pasticceria casalinga. così sabato, mentre pulivo casa sbuffando per la noia, nel mio forno dorava una torta mele+uvette+pinoli.


la ricetta arriva dritta dritta da qui, io mi sono limitata a fare qualche aggiustamento... soprattutto quando, al posto di una "crema omogenea", ho ottenuto una cosa simile al calcestruzzo. ma poi, contro ogni previsione, la torta è venuta. e pure buona.

ingredienti:
300 g di farina
150 g di zucchero (50 di canna, 100 normale)
100 g di burro
1 bustina di lievito vanigliato
3 uova
3 mele
uvette ammorbidite nell'acqua
pinoli

preparazione:
* fate fondere il burro sul fuoco
* in una ciotola (che tecnicamente si chiama bastardella... l'altro giorno ci ho messo un'ora e cento tentativi con google per ricordarmelo) sbattete farina, zucchero, uova, lievito, burro. io l'ho fatto con le fruste e ho rischiato di distruggerle... al massimo puntate su una solida forchetta
* unite le mele, le uvette e i pinoli, amalgamando il tutto - io ho usato le mani ;)
* versate in una teglia tonda (con la carta forno) e mettete nel forno a 180° per 40 minuti

martedì 27 settembre 2011

il partito dell'amò

Tic dell'anima e sventure lessicali: amò. Esempi intercettati: «Amò, questa sera ti voglio proprio zoccola». Oppure: «Amò, io mi voglio candidare al Parlamento europeo». E anche (e quindi): «Amò, ho bisogno di soldi». E dunque: «Il solito, amò: mille».

Amò, amò, amò: che pure dovrebbe suonare come semplice diminutivo di "amore", e invece si è perso per strada, l'amore, s'è fatto secco e sfrontato, s'è immiserito, inacidito, forse è malato. Gianpy (Tarantini) dice sempre «amò», e «amò» gli rispondono le ragazze anche per iscritto, e pure tra loro, che non si amano per niente, è tutto un malaugurato fiorire di "amò".

Erosione e deformazione dei sentimenti, dittatura dell'intimità da display, torneo di consumo rapido e semplificato. Intanto finisce l'estate e se ne va in archivio l'inno Ostia beach: «Senti, amò, er bar sta lì / sto a sudà da morì».

(filippo ceccarelli | repubblica del 21 settembre)

domenica 25 settembre 2011

il profumo della domenica


la mia profuma di muffin al cioccolato, preparati e infornati insieme a una lasagna al pesto degna dei migliori pranzi della domenica (mangiata alle 3.30... e vabbè dai).

sabato 24 settembre 2011

e d'indeterminato c'è solo il quando

precario è il mondo, precario è il mondo
flessibile è la terra che sto pestando
atipica la notte che sta arrivando
volatile la polvere che si sta alzando
precario è il mondo precario è il mondo
non è perenne il ghiaccio che si sta sciogliendo
non è perenne l'aria e si sta esaurendo
e d'indeterminato c'è solo il quando

(daniele silvestri / precario è il mondo
sentito ieri al carroponte)

domenica 18 settembre 2011

welcome to california

un anno fa (era un sabato) mi sono svegliata per la prima volta a casa california. e dopo qualche ora, è arrivato il pacs. per iniziare l'avventura all'ottavo piano.

giovedì 15 settembre 2011

sicilia bedda

(favignana)
(aperitivo a favignana)
(finestra e buganvilla a marettimo)
(favignana)
(favignana)
(dal pakkaro, favignana)
(san vito lo capo)
(riserva dello zingaro dal gommone)
(tendalino sul gommone)
(in gommone alla riserva dello zingaro)
(trapani)
(bagno al tramonto a mazara del vallo)
(le tende)
(scala dei turchi, porto empedocle)
(ombre fritte alla valle dei templi di agrigento)
(tonnara di vendicari)
(fritte love vendicari)
(7 veli e cassata da cappello, palermo)

mercoledì 24 agosto 2011

cinghialitudine

non l'ho ancora tolto, il braccialetto di balla coi cinghiali. è trash e fuori luogo, con il suo arancione sparato e la plastica appiccicosa. oggi l'ho persino nascosto sotto al grande bracciale di legno e madreperla di biba, andando in redazione.

eppure in questa settimana di milano, incastrata tra liguria e sicilia, mi pare essenziale averlo al polso. dargli un'occhiata, mentre batto sui tasti del pc in un open space condizionato e vuoto. mentre prendo la metro perdendomi nella musica. mentre sudo nella california.

mi basta sia lì per pensare ai dieci giorni spotornesi. alla casa che si fa ostello, alla grigliata e ai pompieri, alle sagre e alle birre seduti per terra. alle due notti a questo festival sperso nelle montagne e di cui tutti si innamorano.

a zibba e raphael, a ore di reggae e di bacini che dondolano. ai legendary kid combo, a roy paci, alla polenta con speck e toma. ai fishbones, of course.

dieci giorni di mare, sole, crema. nuove scoperte e vecchie conferme. dieci giorni che non ti aspetti possano essere così belli, dalla focaccia del mattino all'ultima risata della sera. dieci giorni in un luogo che è casa, e oggi lo è un po' più del solito.

più ci penso e più mi stupisco che una vacanza così semplice (banale, quasi) possa dare tanto. forse non me lo aspettavo, tutto qua. uno pensa di dover andare lontano, per stare bene. e invece la felicità può anche stare tra bergeggi e noli. strano no?

venerdì 12 agosto 2011

cosa metto in valigia?

non chiedetemi di quante cose può avere bisogno una donna per stare 10 giorni al mare. guardando la valigia-zaino aperta, dentro cui ho infilato ogni sorta di eventuale mise, temo proprio di non averne idea. vabbè, io parto. almeno vestiti e scarpe non mancheranno.

in levare

sarà che sento l'estate, ma in questi giorni ho una gran voglia di reggae. lavoro con gli auricolari ben conficcati nel mood lost in jamaica e muovo le spalle mentre sono in metro. e, sotto alle note in levare, mi rendo conto di aver bisogno di una svolta. che dia senso.

venerdì 5 agosto 2011

in her shoes

abbiamo facce stanche e pensieri arruffati, dopo troppe ore di computer e troppi mesi senza pause. ci muoviamo per le aziende dimezzate, nelle metro che passano ogni 10 minuti, nelle strade silenziose. ogni tanto, un acquazzone scroscia giù. come stasera.

siamo quelli con il lavoro con la scadenza, quelli che vorrebbero prendersi un monolocale ma ignorano come pagare l'affitto, quelli che d'estate fanno i lavori per sistemare case troppo piccole. siamo quelli che quest'anno vanno in vacanza in salento, in sicilia o in grecia (siamo tutti lì, in questi mesi), una settimana appena, oppure nelle case di nonni/zii/amici. che di più non ce la si fa.

intravediamo le ferie che ci vengono fatte pesare, e non sappiamo cosa aspettarci. sole, mare, musica, feste, i libri sulla mensola da mesi, chiacchiere, nuovi amici, cene in terrazzo, sagre, concerti, aerei, traghetti, un falò. tutto in una settimana. tutto, perché quello di cui abbiamo bisogno è tutto.

staccare la testa dalle scadenze, gli occhi dai monitor, le chiappe dalle sedie. abbiamo bisogno di sentirci, ascoltarci. fare un po' di ordine dentro. lasciar fluire fuori le domande: ha senso? sono felice? che ci faccio qui?

«sono stata in piemonte», mi ha detto p, tornando in metro. «non ho fatto niente di particolare: mangiato, fatto giri, dormito neanche tanto. ma avevo bisogno di fermarmi, di ritrovarmi. di rimettermi in sesto. di capire cosa sto facendo. di risentirmi nelle mie scarpe».

just in summer

«sai di cosa ho voglia? di una storia estiva, di un amorino per le vacanze»

«io invece ho voglia di farmi sbaciucchiare un po'»

martedì 2 agosto 2011

caramel

la mia pelle è diventata color caramello, della stessa tonalità marroncina dei croccanti che a natale arrivano dalla sicilia. sono bastati i weekend in fuga in liguria e una protezione 10 della clinians, che ormai adoro per il semplice fatto che non va spalmata e non sembra una crema.

eppure, nonostante il caldo e i saluti pre-vacanze, fatico a credere che sia estate. a lasciare che la mente si faccia leggera e si concentri solo su cose frivole, dal costume al non-orario della sveglia. a credere che il mare, in qualche modo, si sta avvicinando. 2 agosto, e non sentirlo.

lunedì 25 luglio 2011

l'ansia da rientro a scuola

nonostante sia il milionesimo lunedì della mia vita lavorativa, stamattina ho l'ansia da rientro a scuola.

domenica 24 luglio 2011

bon appetit


un piatto di pasta arrangiato (pomodorini, pesto e ricotta salata) e l'irresistibile sensazione di essere al mare, seduta al tavolino di legno sul balcone della california.

martedì 19 luglio 2011

prime volte

è che ho una specie di passione per le prime volte. ci rimugino, me le porto dentro. mi piace tirarle a galla, a distanza di tempo, grazie a un particolare che le riaccende.

in un lunedì e un martedì di metà agosto luglio, ho fatto la prima prima intervista a un attore famoso. ho seguito il mio primo servizio fotografico (facendo boccacce per far ridere l'attore famoso). sono stata per la prima volta su un set. ho comprato il mio primo eye liner (ora sarà dura capire che ci devo fare).

e ho mangiato per la prima volta in vita mia il polpo. cosa che, per una che non mangia pesce, ha una certa importanza. e, quando lo racconto, chi mi conosce di solito ci ride su, con quel sorriso che è un modo per dare una carezza.

- stai diventando grande
- eh sì, evito di pensarci troppo e di impegnarmi ma ogni tanto mi viene così

giovedì 14 luglio 2011

profumo di doposole

a volte capita di partire tutti insieme. gente che si conosce da 15 anni, fidanzate appena acquisite, amici spariti che a giro saltano fuori.

la stragrande maggioranza del tempo si passa a contrattare su orari e programmi, ad aspettare qualcuno, a dare spiegazioni. poi ci sono gli attimi magici, quelli che riconciliano con tutto. le chiacchiere in spiaggia nella luce del tardo pomeriggio, quando tutto diventa color oro. la colazione in terrazzo. il profumo di bagnoschiuma e doposole mentre si fa la doccia della sera.

e lì ti accorgi che è bello, avere un altro weekend da archiviare tra i ricordi. averli ancora intorno, dopo tanto tempo. uguali, e diversi.

io, per esempio, non imparo


g: «su due cose non sarò mai d'accordo: che la gente impara dai suoi errori, e che ognuno ha quello che si merita».

estratto di una sera di bocconcini al curry, riso e martini dry con vino bianco.

venerdì 8 luglio 2011

sabato 2 luglio 2011

e io mi lascio pizzicare

mi guarda e mi dice: «non ti avevo mai vista sorridere così. non ti avevo mai vista ballare così».

il carroponte intorno suda e respira al ritmo della pizzica. sul palco, sotto la struttura di ferro della grossa gru (gli ingegneri mi passeranno la definizione), l'adorato einaudi dirige l'orchestra della notte della taranta. se ne sta al piano, con una giacca nera addosso. mi chiedo come faccia a sopravvivere al caldo torrido di un martedì milanese di fine giugno.

io colo sudore da ogni piega della pelle, ho il viso dello stesso colore della maglia (rosso) e i capelli appiccicati. ho male ai piedi, dove quattro vesciche stanno spuntando per farmi pagare il fatto di averli martoriati nudi contro il cemento del pavimento. bevo birra e riprendo fiato sul prato.

poi la taranta torna a pizzicare come le zanzare. ballo nonostante il dolore ai piedi. ballo e una ragazza si innamora di me. ballo e mi chiedono «ma tu sei salentina vero?». ballo e sì, quando ballo io sorrido.

arriva il temporale


giovedì 23 giugno 2011

mercoledì 22 giugno 2011

la domanda sorge spontanea

non riuscivo a togliere gli occhi, dal titolone di repubblica.it. recitava: niente lavoro sopra ai 35 anni (e linkava a questa inchiesta). mi chiedevo: ma se in italia un giovane su tre non ha lavoro e dopo i 35 è impossibile (ri)trovarlo, esattamente quand'è che avremo un contratto tra le mani?

lunedì 20 giugno 2011

giugno all'improvviso

il mio calendario esistenziale è da sempre settato sui cicli scolastici. settembre-giugno, per capirsi. e già l'università, con il suo allungarsi fino a luglio inoltrato, mi ha creato non pochi problemi di spaesamento.

ora, se penso che siamo a giugno (peggio, nella seconda metà di giugno, anzi nell'ultimo terzo) rimango basita. forse perché a milano ha fatto clima tropicale (senza fighi caraibici) con acquazzone quotidiano per settimane. forse perché quando si lavora ferragosto non è molto diverso da santo stefano. forse perché non ho idea di come/dove/quando/con chi farò le vacanze.

insomma, l'estate sarebbe alle porte. ma io, tranne che per le zanzare, non riesco ad accorgermene.


photo via | weheartit

martedì 14 giugno 2011

fare la spesa alle 8 del mattino

ho scoperto che amo fare la spesa la mattina, prima di andare al lavoro. mi basta svegliarmi con 15 minuti di anticipo e volare con la fida bici leri all'esselunga.

di mattina non c'è coda, i commessi sono ancora mezzi addormentati ed entra una bella luce dai finestroni su piazza del rosario. e poi ti viene da comprare solo cose sane (alle 8 del mattino birra e vodka sono un pensiero remoto) da infilare nel cestino della bici e filare via.

stamattina ho accontentato la casalinga disperata che c'è in me. alle 8.10 ho varcato la soglia del supermercato e ho incrociato un vecchio che usciva con i sacchetti. voglio dire, lui aveva già fatto la spesa. e l'esselunga apre alle 8.

lo smacco subito dal vecchio ha acceso la mia smania di focolare e così stasera ho affrontato il secondo round. dato che sono due giorni che ho voglia di muffin ai mirtilli (e che l'esselunga non li tiene più), ho deciso di farli io.

risultato: gli ingredienti, amalgamandosi, sono passati attraverso colori e consistenze poco raccomandabili. la frusta elettrica ha spruzzato tutti i barattoli intorno. l'impasto è straripato dai piottini di carta (giuro che mi comprerò la teglia apposita), creando in forno uno scenario stile vajont.

ovviamente alla fine i muffin non hanno assunto una forma da muffin. niente cappello a forma di fungo, sembrano piuttosto dei dischi volanti incidentati. però vi assicuro che sono buonissimi, e che già li adoro.

(nella foto, come non sono venuti i miei muffin)

mercoledì 8 giugno 2011

l'ossigeno

in realtà molti di noi hanno ancora dei sogni. quello che manca è l'ossigeno per raccontarli, persino a se stessi.
(massimo gramellini, citato da mario calabresi in cosa tiene accese le stelle. 130 pagine in 120 minuti di treno)

martedì 7 giugno 2011

ai piedi del cuore

una spiaggia ai piedi del letto
stazione termini ai piedi del cuore
(fabrizio de andré | una storia sbagliata)


resto incastrata in un tavolino a san lorenzo. piazzetta nuova, l'ultimo aperitivo di una lunga serie, con il trolley accanto perché si parte.

resto incastrata negli abbracci di chi chiede "perché non rimani?". nell'emozione di essere di nuovo tutte lì, sulle sedie scalcagnate, davanti a un muller thurgau da bere al volo.

mi lascio san lorenzo alle spalle, gli occhi si fanno sottilmente liquidi. cammino lungo i fianchi di termini, la valigia che sbatte sui sampietrini, i pensieri che sbattono nella testa. è un lungo corpo addormentato, la stazione. da risalire a passi lunghi.

lunedì 6 giugno 2011

camping vista appia nuova

ho fatto il barbecue. ho dormito su un materassino gonfiabile. ho mangiato sotto un ombrellone da spiaggia. ho fatto la fila per la doccia. ho cucinato su un fornelletto da campo. ho tenuto i vestiti in valigia per quattro giorni. ho fatto aperitivi, pranzi e cene all'aperto. ho fatto a meno della mail. ho ascoltato musica in loop.

ma no, non ero in campeggio. anche se sembrava. vita da accampamento al femminile a roma.

photo via | weheartit

mercoledì 1 giugno 2011

come una ballerina di degas

serio viaggio stampa a bruxelles, interno del parlamento europeo.

lui: «ma tu hai fatto danza?»
io: «mmmm, sì. faccio danza»
lui: «bè, si vede! da come stai ferma... con i piedi a 9o° (mima una prima posizione) e le mani sui fianchi. sembri una statua, dai di quello lì delle ballerine...»
io: «una ballerina di degas?»
lui: «ecco, sì!»
l'altro: «bè il fisico è quello»

ma mi chiedo: perché i pazzi capitano tutti a me?