giovedì 19 maggio 2011

colazione all'aperto

sto facendo la mia prima colazione sul balcone lungo e stretto, che pare una pista da bowling. tavolino e sedie di legno. bicchiere con latte freddo, caffè e corn flakes che sanno di polenta.

mi basta alzare gli occhi dal mini-pc per vedere le piantine appena annaffiate. basilico, rosmarino, azalea (a proposito: perché i petali dell'azalea ingialliscono?) e una non meglio identificata coi fiori rossi. come le mie unghie oggi.

mi pare un buon modo (forse l'unico) per iniziare una giornata che sarà lunga, lunga, lunga.

(questa è la vista dall'ottavo piano. chi l'ha scattata ha commentato: così pare parigi)

sabato 14 maggio 2011

dieci anni fa

di fare apertivo in duomo non se ne parla. l'unica possibilità sarebbe mettersi ai tavolini all'aperto di quei bar che fanno tanto milano-da-bere con i turisti e farsi spennare. allora ripieghiamo verso piazza fontana, via festa del perdono, l'università.

ci mettiamo al tavolo di un baretto da studenti, simile a quello che c'era quando ci andavo io, in statale. molti degli altri negozi intorno invece sono cambiati. al posto della copisteria, per dire, c'è una caffetteria in stile finto starbucks.

seduto tre tavoli più in là, c'è il mio prof di semiotica di allora. del suo corso non ricordo nulla, tranne che l'aula era pienissima e che ho studiato sulle slide. lui è uguale identico. mi viene da chiedermi di quanti anni fa si parli. il conto è presto fatto: ho iniziato l'università nel 2001, primo anno del 3+2. dieci anni fa.

dieci anni fa avevo i capelli lunghi lunghi, vestivo in modo para-alternativo e mi preparavo alla maturità. dieci anni fa non avevo mai messo piede in una redazione (se non in quella del giornalino della scuola, ma non conta perché era più che altro uno sgabuzzino con il ciclostile), avevo sempre vissuto a milano e non avevo amiche sposate.

dieci anni fa pianificavo le vacanze in croazia con i compagni di classe, cercavo di capire cosa avrei fatto all'università e tentavo di tenere a bada una persona di cui solo dopo avremmo capito gli effetti distruttivi. dieci anni non conoscevo sex and the city, guardavo er e la sera non uscivo quasi mai.

dieci anni fa ogni sabato lo passavo in fiera di sinigallia, non avevo ancora incontrato chi mi avrebbe soprannominata spugna e ascoltavo la musica con il lettore cd portatile (o forse, dio ce ne scampi, addirittura con il walkman). dieci anni fa non avevo la più pallida idea di come sarei stata dieci anni dopo. proprio come ora.

lunedì 9 maggio 2011

valvole di sfogo

nelle ore in cui il pomeriggio si trasforma in sera, ce ne stavamo sedute sul marciapiede di palazzo reale. davanti ai nostri nasi, la montagna di sale e cavalli di paladino (i tifosi del milan l'avrebbero divelta giusto qualche ora dopo) e un duomo che pareva dipinto con gli acquerelli.

parlavamo di valvole di sfogo. di b-side project che ti fanno andare avanti, nonostante tutto. lei ne ha uno che profuma di dolci appena sfornati. «capisco quello che intendi», le ho detto. ho avuto accanto una persona che ne ha fatto una filosofia di vita, adesso mi è chiaro il concetto. anche se forse io faccio ancora fatica a digerirlo. a metterlo in pratica.

anche perché non mi è molto chiara quale sia, la mia via di fuga. il pungiball. quel che si ama fare per scaricare la tensione accumulata con quel che si deve fare. forse sta lì, il mio problema. devo trovarmi un piano b.


(ok, la foto è improbabile. ma non potevo non metterla!)

lunedì 2 maggio 2011

déjà vu

stazione termini, 11 di venerdì sera. il treno da milano è appena arrivato (in ritardo). lei scende, lo vede, lo abbraccia. si stacca, lo guarda un istante e gli fa: «ma hai bevuto?».

(e io ridacchio)