mercoledì 24 agosto 2011

cinghialitudine

non l'ho ancora tolto, il braccialetto di balla coi cinghiali. è trash e fuori luogo, con il suo arancione sparato e la plastica appiccicosa. oggi l'ho persino nascosto sotto al grande bracciale di legno e madreperla di biba, andando in redazione.

eppure in questa settimana di milano, incastrata tra liguria e sicilia, mi pare essenziale averlo al polso. dargli un'occhiata, mentre batto sui tasti del pc in un open space condizionato e vuoto. mentre prendo la metro perdendomi nella musica. mentre sudo nella california.

mi basta sia lì per pensare ai dieci giorni spotornesi. alla casa che si fa ostello, alla grigliata e ai pompieri, alle sagre e alle birre seduti per terra. alle due notti a questo festival sperso nelle montagne e di cui tutti si innamorano.

a zibba e raphael, a ore di reggae e di bacini che dondolano. ai legendary kid combo, a roy paci, alla polenta con speck e toma. ai fishbones, of course.

dieci giorni di mare, sole, crema. nuove scoperte e vecchie conferme. dieci giorni che non ti aspetti possano essere così belli, dalla focaccia del mattino all'ultima risata della sera. dieci giorni in un luogo che è casa, e oggi lo è un po' più del solito.

più ci penso e più mi stupisco che una vacanza così semplice (banale, quasi) possa dare tanto. forse non me lo aspettavo, tutto qua. uno pensa di dover andare lontano, per stare bene. e invece la felicità può anche stare tra bergeggi e noli. strano no?

venerdì 12 agosto 2011

cosa metto in valigia?

non chiedetemi di quante cose può avere bisogno una donna per stare 10 giorni al mare. guardando la valigia-zaino aperta, dentro cui ho infilato ogni sorta di eventuale mise, temo proprio di non averne idea. vabbè, io parto. almeno vestiti e scarpe non mancheranno.

in levare

sarà che sento l'estate, ma in questi giorni ho una gran voglia di reggae. lavoro con gli auricolari ben conficcati nel mood lost in jamaica e muovo le spalle mentre sono in metro. e, sotto alle note in levare, mi rendo conto di aver bisogno di una svolta. che dia senso.

venerdì 5 agosto 2011

in her shoes

abbiamo facce stanche e pensieri arruffati, dopo troppe ore di computer e troppi mesi senza pause. ci muoviamo per le aziende dimezzate, nelle metro che passano ogni 10 minuti, nelle strade silenziose. ogni tanto, un acquazzone scroscia giù. come stasera.

siamo quelli con il lavoro con la scadenza, quelli che vorrebbero prendersi un monolocale ma ignorano come pagare l'affitto, quelli che d'estate fanno i lavori per sistemare case troppo piccole. siamo quelli che quest'anno vanno in vacanza in salento, in sicilia o in grecia (siamo tutti lì, in questi mesi), una settimana appena, oppure nelle case di nonni/zii/amici. che di più non ce la si fa.

intravediamo le ferie che ci vengono fatte pesare, e non sappiamo cosa aspettarci. sole, mare, musica, feste, i libri sulla mensola da mesi, chiacchiere, nuovi amici, cene in terrazzo, sagre, concerti, aerei, traghetti, un falò. tutto in una settimana. tutto, perché quello di cui abbiamo bisogno è tutto.

staccare la testa dalle scadenze, gli occhi dai monitor, le chiappe dalle sedie. abbiamo bisogno di sentirci, ascoltarci. fare un po' di ordine dentro. lasciar fluire fuori le domande: ha senso? sono felice? che ci faccio qui?

«sono stata in piemonte», mi ha detto p, tornando in metro. «non ho fatto niente di particolare: mangiato, fatto giri, dormito neanche tanto. ma avevo bisogno di fermarmi, di ritrovarmi. di rimettermi in sesto. di capire cosa sto facendo. di risentirmi nelle mie scarpe».

just in summer

«sai di cosa ho voglia? di una storia estiva, di un amorino per le vacanze»

«io invece ho voglia di farmi sbaciucchiare un po'»

martedì 2 agosto 2011

caramel

la mia pelle è diventata color caramello, della stessa tonalità marroncina dei croccanti che a natale arrivano dalla sicilia. sono bastati i weekend in fuga in liguria e una protezione 10 della clinians, che ormai adoro per il semplice fatto che non va spalmata e non sembra una crema.

eppure, nonostante il caldo e i saluti pre-vacanze, fatico a credere che sia estate. a lasciare che la mente si faccia leggera e si concentri solo su cose frivole, dal costume al non-orario della sveglia. a credere che il mare, in qualche modo, si sta avvicinando. 2 agosto, e non sentirlo.