martedì 20 marzo 2012

e fu amore e fu rivoluzione

prima che il concerto cominciasse, avevo avvertito i miei due compagni di serata, calabrisello uno, campana l'altra, retaggi della vita romana: «guardate che i concerti a milano sono strani, la gente sembra sempre un filo catatonica, non si scalda. non so perché, ma è così: a roma è tutto diverso». 

e invece mannarino decide di smentirmi dalla prima canzone, tirando giù il teatro dal verme pieno zeppo che salta, canta e limona. ed è bellissimo lasciarsi trascinare da lui, con il suo modo di fare tra il timido e il goffo. e sentirlo quasi balbettare «è la milano più bella che abbia mai visto». 


e alla fine a me e al pacs viene pure voglia di pizzica, a sentire scetate vajò. e a me viene voglia di sorridere, attraversando il centro in motorino alle due di notte. a ripensare a tutte le cose che mi aspettano di nuovo, ora che l'esame è archiviato.

domenica 11 marzo 2012

o l'informazione o la vita

«si può avere l’informazione o si può avere una vita, ma non tutte e due le cose» (douglas coupland)

questa frase mi rimbalza nella testa da qualche settimana, da quando l'ho letta grazie a ilpost.it 

ci ripenso e ondeggio tra due interpretazioni. 1) che l'informazione è la vita, e per chi nell'informazione ci lavora è necessario crederci. altrimenti cade tutto, cadono il senso e gli sforzi. 2) che ha ragione coupland, che o si vive o si sta attaccati ai siti, a twitter, ai blog, ai commenti, alla tv, alla tv sul web, alle dirette, ai quotidiani che sono già vecchi alle 10 del mattino, al tg, agli hashtag, ai tumblr, all'ultima polemica. 

il giornalismo è autoreferenziale (non sempre, ma quasi), i giornalisti lo sono ancora di più. e lo dico senza supponenza o sdegno. è così e basta. capita in ogni professione - i notai si accapigliano per cose notarili, i medici si entusiasmano per robe mediche, i meccanici si accendono per motori e pistoni. il fatto è che l'informazione è per sua natura rivolta agli altri. e se diventa una pippa mentale di una nicchia, bè forse si è persa via. 

c'è poi da dire che in questi mesi la mia esistenza si è ridotta a due macrocosmi: lavoro in redazione (informazione) e studio per l'esame da giornalara (informazione). e allora ci vuole poco a convincermi che sì, coupland, hai dannatamente ragione. che la vita è altro. è tutte le cose che sto rimandando a «quando tutto questo sarà finito». ovvero: 

- leggere un romanzo
- ripulire l'ipod e trovare nuova musica
- fare una torta
- fare la spesa
- godermi la primavera
- uscire la sera
- andare a cena fuori
- vedere le mie amiche
- comprare fiori per il balcone
- andare al mare (ma non per stare in casa a studiare)
- andare al cinema
- sentire un concerto
- chiacchierare ore davanti a una birra
- perdere tempo su internet
- fare shopping
- organizzare una gita o un viaggio
- stare sveglia fino a tardi senza sensi di colpa
- conoscere nuove persone