martedì 23 ottobre 2012

il segno dell'estate

nonostante ottobre, nonostante l'autunno, continuo a mettere le ballerine senza calze. accanto allo scollo, se guardi bene, resiste il segno lasciato dai sandali nelle due settimane di andalusia. o forse sono solo io che ne riconosco la traccia, perché so che ore di sole e d'estate non si cancellano facilmente. perché una striscia di pelle pallida è, in fondo, un buon ricordo.

mercoledì 10 ottobre 2012

palabras

una volta preso atto che, in viaggio, il laboratorio di spagnolo fatto all'università non mi sarebbe servito a niente, mi sono semplicemente lasciata travolgere dalle parole. di tre espressioni, sentite mille volte, mi sono innamorata: 
* me encanta
* preciosa
* yo estoy alegre

(e non per vantarmi, ma a volte stavano parlando proprio di me...)

domenica 7 ottobre 2012

della mia bici rubata

quando dal tram ho lanciato un'occhiata al parcheggio delle bici in porta genova, quello sotto al ponte di ferro, mi è tremato il cuore. la mia adorata bici leri, regalo della prima laurea, non era più lì. 

sono bastate tre ore in pieno giorno, in pieno centro, in pieno sabato. pfff, volatilizzata, insieme alla catena gigante prestata da lina. sono rimasta di sasso. mi è salita la rabbia, lo sconforto, l'impotenza. un pensiero di vendetta-tremenda-vendetta.

mi sono ricordata di un sito per segnalare i furti di biciclette (rubbici.it), fatto. tra l'altro hanno un interessante vademecum per la sicurezza delle due ruote, che sarebbe da leggere prima di farsele rubare.

già che ci sono, lancio pure qui un annuncio. se state per comprare a milano una bici usata, ricordate che potrebbe essere rubata ed essere mia. guardate bene in faccia il tizio che ve la vuole vendere (noterete spasmi sul suo viso: sono le maledizioni e gli auguri di dissenteria cronica che gli sto lanciando) e guardate la bici in questione. se: 

- è una bici da donna nera con i freni a bacchetta della leri
- ha un adesivo dorato con la scrita leri in maiuscolo sulla canna e altri adesivi della bicicletteria di via washington
- ha un cestino di metallo nero (tipo rete) ovale, un po' ammaccato di lato
- ha il sellino nero con le molle
- ha il campanello storto che suona a fatica
- ha gli elastici sulla ruota posteriore un po' smollati
- ha la luce davanti "moderna" e non quella old style di serie

bè, sappiate che quella bici è mia. e ribadisco: il mio unico pensiero oggi è vendetta-tremenda-vendetta. 

amarcord: quando sbiciclettavamo insieme al parco

sabato 6 ottobre 2012

«e com'è viaggiare da sola?»

«e com'è viaggiare da sola?». me l'hanno chiesto in tanti, durante il giro in andalusia e al ritorno (prima che partissi, invece, il commento era più «oddio! parti da sola!»). 

com'è? è bello, viaggiare da sola. è strano, all'inizio. soprattutto per una persona che parla tanto. il silenzio diventa la normalità, al punto che quando ci si ascolta parlare (col cameriere, con la tizia dell'ostello) capita quasi di agistarsi un po'. a me capitava, a sevilla. quando era il momento di cercare di aprire bocca per esprimermi nel mio italo-spagnolo, pensavo: «sono ore che non parlo». 

la cosa bella è che non si sente alcun bisogno di riempire quel silenzio. l'ipod è rimasto sempre in borsa, tranne che nei lunghi viaggi in bus. 

poi la modalità «in solitaria» diventa quotidiana. si conoscono persone, proprio perché non si ha più l'urgenza di farlo. si attacca a parlare con tutti. si sorride di più. l'orecchio si allena a passare da una lingua all'altra. 

e stando con gli altri, per un minuto o per un giorno, per una cena o una visita della città, si scopre molto di sé. qual è la prima impressione che si trasmette, come ci si offre agli altri. è come tirare fuori un concentrato di sé, a disposizione di chi ha poco tempo per conoscerci. e il bello, di solito, che quel concentrato è tutto il meglio che abbiamo. 

la mia paura, prima di partire, erano i momenti vuoti. era di incastrarmi in pensieri poco positivi, di trovarmi con la testa piena e il cuore pesante, senza nessuno con cui condividere le emozioni. bè, i pensieri bui sono rimasti ben lontani dall'andalusia (tranne qualche fugace incubo notturno, ma che ci possiamo fare, è l'inconscio). 

e poi ho scoperto che non mi mancava una compagnia in generale. mi mancavano le singole persone, quelle a cui voglio bene, nei singoli momenti. davanti a un paesaggio, a una tapas o a una musica, avrei voluto avere accanto uno specifico amico, una specifica amica. e questo, mi vien da pensare, significa che ovunque andiamo ci portiamo dietro chi abbiamo nel cuore.

(davanti all'oceano, tarifa)

mercoledì 3 ottobre 2012

la mia andalusia

io. uno zaino. sedici giorni. 1800 km. 15 città: sevilla, tarifa, gibilterra, cadiz, jerez de la frontera, arcos de la frontera, ronda, cordoba, granada, almeria, san josé, cabo de gata, alicante, elche, valencia. 14 bus, due aerei, un treno, una bici, una metro. undici letti cambiati. 

andalusia. oceano e mediterraneo. moschee, alcazar e cattedrali. arabi e cristiani. tapas e cañas. reggae, flamenco e swing. tante persone e lingue che si intrecciano: italiano, spagnolo, inglese. 

caldo e freddo. nuvole e sole che brucia la pelle. un alluvione e una tempesta sulla spiaggia. una sbornia e mezza. sandali. natura e città, mare e montagna. 

immagini che riempiono gli occhi, profumi che riempiono il naso. un viaggio che riempie il cuore e la testa. quando si torna, bisogna avere molta cautela nel reimmergersi nella realtà.