lunedì 19 agosto 2013

ecco, magari lasciatemi qua

la meraviglia sta a 30 minuti di camminata su un sentiero di montagna, fatta con la risata facile mentre il sole comincia a scendere. perché al rifugio di pian delle bosse, sperduto da qualche parte nell'entroterra della liguria, si arriva solo scarpinando in salita. sarà perché la meraviglia ce la si deve - letteralmente - sudare. 


quando arriviamo, ci salutano le note di django, la banda tziga addobbata di lucine natalizie che fa i suoni e la luce rosa del tramonto. toglie il fiato, mette gioia. scende il buio, è tempo di polenta e birra di castagne, di torte e "inquilini del piano di sotto". un tavolone di legno, semplicità che è star bene. 

poi i musici attaccano. swing, musiche popolari, titine che non si trovano e oci ciornie. si scaldano loro, ci scaldiamo noi, seduti sul plaid sull'erba, coperte di fortuna e strati di felpe, vicini a tenere il tempo con le punte dei piedi e a buttar giù mirto e grappa. 


e visto che "la gente che balla ci sta sempre bene", quando la sorella propone un charleston per scacciare il freddo sorrido e faccio scivolare le all star sul prato in pendenza, perché leggenda vuole che il charleston si riesca a ballare proprio ovunque (io quest'anno l'ho fatto).

stelle sopra la testa, bosco e amici tutto intorno, note dentro. una creuza de ma che non fa nulla se è improvvisata, perché l'emozione è esattamente quella lì. quella di una serata che ti incanta e rimette a posto tutti i pezzi, anche quelli un po' usciti da dove dovrebbero stare.

poi si scende, torcia in mano e nero fitto. risate e piedi che cercano l'appiglio. buonanotte a tutti, tra cinque ore e mezza un treno mi riporta alla realtà.