mercoledì 31 marzo 2010

cartoline da stoccolma


1. alle cinque del pomeriggio può scendere una nebbia che al confronto la pianura padana è nulla. fare attenzione: è pur sempre una città costruita sui canali.

2. la primavera qui è un concetto relativo. 4 gradi sono i caraibi, 0 gradi la norma.

3. ci sono passeggini e bambini ovunque. a portarli a spasso, genitori giovanissimi, bellissimi e sportivissimi. molti hanno meno della nostra età (o forse siamo noi che invecchiamo).

4. giacché i giovani sono impegnati con la prole, i più attivi nella movida sono i vecchi. che, giustamente, si sbizzarriscono dopo aver tirato su figli e nipoti. i sessantenni che si baciano/pomiciano per strada non fanno clamore. neanche quelli che si ubriacano nei club provandoci con coetanei. bah, a noi sembra un paese per vecchi.

5. visto che in giro fa freddo, le soste culinarie sono d'obbligo. peccato o per fortuna che a stoccolma si mangi da dio. polpette, salmone affumicato, pie, zuppe, tè, cappuccini da leccarsi i baffi... e soprattutto torte, dolci e cioccolato. una città è ciò che ci si mangia, giustifico io. ovunque l'acqua da bere è gratis: questa è civiltà.

martedì 23 marzo 2010

meno quattro

meno quattro. martedì, mercoledì, giovedì, venerdì. poi sarà l'ennesimo ultimo giorno. mi chiedo se sbaglio. se è solo sfortuna. se l'editoria non mi merita. se la mia capacità innata di non essere mai nel posto giusto al momento giusto prima o poi cambierà.

sono i soliti pensieri, i soliti discorsi. ma stavolta c'è qualcosa di diverso. sono calma, distaccata. quasi assente. meno quattro, penso. e mi viene solo in mente che al quinto giorno sarò su un aereo per la svezia. e voglio credere che significhi qualcosa.

calma, distaccata. quasi assente.

giovedì 18 marzo 2010

mine vaganti

al cinema con una leccese a vedere mine vaganti, il nuovo film di ozpetek. parla dell'incapacità di una famiglia di lecce di accettare l'omosessualità dei figli. bello, divertente, con momenti in cui le risate riempiono il ducale.

e il salento, sullo schermo. e gli sguardi, forse la cosa che mi piace di più.

la leccese: "tutti ridono, ma guarda che noi giù siamo davvero così!"

mercoledì 17 marzo 2010

per tutto il resto c'è cartafreccia

trenitalia mi ha mandato a casa la mia nuova cartafreccia. non ho la più pallida idea di a che cosa serva, ma mi assicurano che "grazie alla tecnologia di ultima generazione di cui è dotata, è il pass verso un mondo di servizi pensati per migliorare la tua esperienza di viaggio".

considerando che:
* i biglietti ormai costano quanto un attico in piazza del duomo
* quelli scontati sono dei miraggi
* empiricamente, posso affermare che le tanto sbandierate 3 ore milano-roma sono sempre (sempre sempre sempre) più di 3
* vieni rimborsato (e parzialmente) solo se il ritardo supera i 60 minuti

non so perché, ma dubito che questa magica carta potrà migliorare la mia esperienza di viaggio.

martedì 16 marzo 2010

l'arte delle autoreggenti

il fatto è che hai già addosso un vestito (è quasi primavera, che diamine, bisogna mettere le ballerine rosa!) e ti accorgi che la scorta di collant neri è finita. neanche un paio. neanche quelli un po' rovinati che però in casi d'emergenza vanno sempre bene.

cambiarti, non se ne parla. cambiare colore, nemmeno. l'occhio ti cade sul pizzo del bordo.

c'è stato un momento, anni addietro, in cui le usavi con nonchalance. odiavi l'elastico dei collant che taglia la pancia e ti eri convertita alle autoreggenti. poi il tempo passa e le opinioni cambiano, e loro sono rimaste nel cassetto. perché d'inverno fa freddo, perché in fondo i collant sono pratici, perché la gonna è corta eccetera eccetera.

questo quindi è il grande momento del revival. è l'ora di indossarle di nuovo.

sulla femminilità hanno un effetto simile a quello dei tacchi. con due differenze. non fanno male ai piedi e solo tu sai di averle. però, nella tua testa, ti sembra che il mondo non possa non accorgersi dell'arte con cui le porti. e con cui fingi di non essere preoccupata che possano scendere (perché accade. di fronte all'università statale. accade eccome).

photo via | we heart it

mercoledì 10 marzo 2010

neve di (quasi) primavera

sarò all'antica, ma il fatto che nevichi il 10 di marzo mi sembra un po' fuori luogo. soprattutto considerando che ho appena comprato due paia di primaverili scarpe verdi speranza.

photo via | flickr

lunedì 8 marzo 2010

buoni propositi

tutti i buoni propositi per la settimana si concentrano nella doccia calda del lunedì mattina, nelle 8 ore di sonno filato, nel fatto che fuori c'è il sole.

(nella testa: the cure / boys don't cry)

domenica 7 marzo 2010

my head towards the air

photo via | vi.sualize.us

cielo blu. aria fredda. sole. ieri milano sembrava un altro posto. montagna, canada, una cosa così. guardarla, attraverso gli occhiali scuri, faceva una certa impressione. il vento gelido sembrava ripulire tutto.

e a un certo punto, freddypod ha tirato fuori una canzone degli editors che cadeva a pennello. a me fa venire in mente i grandi spazi degli stati uniti - dove non sono mai stata dal vero ma in mille film sì. boschi, case di legno, un uomo con il cappello da cowboy. due occhi che osservano, con piccole rughe ai lati.

when you fall and you can't find your way
push your hand up to the sky
i will run just to, to be by your side
(editors / push your head towards the air)

lunedì 1 marzo 2010

pata pata

venerdì sono riuscita ad andare a vedere lo spettacolo di saviano al piccolo. a un certo punto, racconta di miriam makeba. la cantante africana esiliata per la sua lotta contro l'apartheid e morta a castel volturno, subito dopo aver cantato in sostegno di chi si era ribellato alla camorra.

il governo sudafricano la considerava una nemica. possedere i suoi dischi significava finire in prigione. eppure la sua canzone più famosa racconta una cosa semplice, quasi banale (ma forse la ribellione sta proprio nelle cose banali). di una ragazza che non vede l'ora di smettere di lavorare per andare a ballare. io ce l'ho in testa da venerdì.


photo via | flickr