sabato 23 maggio 2009

ovunque


continuo a ripetere "ovunque mi prenderanno andrò" ma so che non è affatto così facile. cioè, immagino che lo farò. ma ovunque è un concetto un po' vago.

mercoledì 20 maggio 2009

un tempo fa

solo quando, dopo una serata con un vecchissimo amico, mi sono guardata nello specchio dell'ascensore, ho realizzato che forse il suo ricordo di me mi vede con capelli lunghi e aria ribelle da ragazzina di terza superiore. niente capelli corti e insensati, niente occhi stanchi, niente discorsi di contratti.

davanti allo specchio mi sono resa conto di essere una specie di pasticcio in divenire. diversa da prima, eppure uguale. perché in fondo le parole e l'atmosfera erano le stesse di un tempo fa in cui quasi non mi riconosco.

mercoledì 13 maggio 2009

la partita

stamattina mi sono svegliata con una partita di calcio negli occhi. mi sono svegliata sognando un parco, le porte senza reti, quasi tutta la classe del liceo dentro quel lenzuolo verde.

c'era la fayna, c'era miky, c'era die. c'erano persino thomas (a volte ritornano, visto che nella realtà lo do per disperso da un natale di qualche tempo fa) e ivan. c'era cj che veniva messo in porta con la maglia rossa del che di robi e un paio di pantaloncini rossi e gialli della fay.

e poi tanti altri, sotto il sole di primavera a non fare niente, a passare il tempo insieme, a ridere. io e la frà ci eravamo arrampicate sul ramo di un albero, per guardarvi giocare. e nulla, mi è venuto da pensare a gallipoli e a vico equense, e a un giorno di infiniti anni fa al bosco in città.

martedì 12 maggio 2009

senza chiedersi perché

il tuo viso, le mie mani
sono la stessa gioia immensa
è luce invisibile da succhiare
camminare senza chiedersi perché

(paolo benvegnù)

domenica 10 maggio 2009

sometimes you just have to.

non chiedetemi perché, ma mi sono svegliata con un'insana voglia di patatine fritte.

lunedì 4 maggio 2009

taccuino*

è così che ci sente, il giorno in cui si scopre che presto si sarà disoccupati. così, con la faccia troppo calda, con gli occhio pesanti - visti da fuori devono essere spenti, svuotati. seduta sull'ennesimo treno. sospesa, senza luogo. solo binari, per adesso. non ancora una meta.

le cosce sono calde. hanno assorbito il tepore di un libro grosso, spesso come una mattonella. centinaia di pagine le une sulle altre. il dorso azzurro, la copertina con strani pesci rossi. mi ci sono annegata, in quelle pagine, in quei pesci rossi. nei momenti in cui i pensieri sono troppo lenti o troppo fermi, cerco risposte nei libri. o nei film. come se le storie di altri potessero dare suggerimenti alla mia.

sul tavolino c'è repubblica. intonsa. l'ho comprata stamattina. "per il viaggio", mi sono detta. non la leggerò. non ho voglia. è già vecchia. e poi fa male.

ci sono gli occhiali da sole che hanno protetto l'inizio di questo viaggio (di questo spostamento?). c'è l'ipod, con il filo delle cuffie aggrovigliato come una malattia. mi ha ferito le orecchie, tappate per lunghe ore da una musica bassa, quasi invisibile, pur di non dover ascoltare i discorsi sguaiati degli altri. la voce sgraziata di un tizio brutto, con un occhio storto, che si dannava aggrappato al cellulare per un comunicato stampa.

c'è la moleskine. mi chiedo come la riempirò. per ora penso solo che segnerò la mostra dei matti della giò. il resto si vedrà.

è così che ci si sente, alla fine di una giornata strana, di quelle che non hanno un peso reale. una giornata iniziata presto - prima del solito - per fare una valigia sconclusionata. perché è difficile prevedere i giorni. per me lo è. sono abituata a decidere a caso, sul momento. a seconda dell'umore, della pancia. mi è difficile immaginare la me stessa che sarò domani o dopodomani, in altre città. per questo nelle valigie metto cose che poi non userò. per tenermi una via di fuga, e poi indossare sempre lo stesso maglione.

è così che va. ora fuori è buio. il telefonino, che prima tenevo sulle gambe, sulla pancia, è in bilico sui pesci rossi della copertina. ho pensato alla scrivania da sistemare, ai fogli da buttare, alle righe di inchiostro degli appunti che non servono più. ai numeri di telefono di cui mi dimenticherò. ho pensato che dovrò cambiare palestra, e questa mi è sembrata la cosa più concreta.

*eurostar milano-roma, sera del 30 aprile.