lunedì 28 dicembre 2009

come pasta per la pizza


immagino mini-panettoni e bollicine di spumante scivolare allegri nel mio sangue. tipo siamo fatti così, come idea. colpa di tutte le cene i pranzi e le merende. mi sembra di essere lievitata, come pasta per la pizza.

inoltre le micro-fette di pandoro che scorrazzano dentro di me mi danno un po' alla testa. sono in uno stato sospeso di rimbambimento. oggi ho lavorato, per esempio: un lunedì lungo 4 settimane.

e così mi preparo a mettere una sveglia a orari marziani, domani mattina. ho sempre l'ansia che gli aerei partano senza di me. per placarla ho aperto musicovery. ho impostato la barretta degli anni in modo che al massimo arrivi al 1959. e ho lasciato venire fuori il mio animo jazz-swing. con un pizzico di rockabilly.

photo via | vi.sualize.us

sabato 26 dicembre 2009

il film di natale



"dovevamo aspettare gli ultimi sei giorni dell'anno per i 10 euro meglio spesi del 2009?" (fay)

venerdì 18 dicembre 2009

alla tv non l'hanno detto

ieri notte mi sveglio. la luce nella mini-stanza è stranamente gialla, chiara in modo innaturale. non ho gli occhiali, colgo solo le cromie. "nevica", penso.

la mattina mi alzo. il tetto fuori dalla finestra è bianco. neve. e io devo prendere la macchina per andare in redazione - dall'altra parte di milano. l'unico pensiero che riesco a formulare contiene insulti. che riferisco prontamente a mia mamma, in cucina.

- cazo, ha nevicato.
- no.
- come no?
- alla tv non l'hanno detto.
- ma fuori ci sono i tetti bianchi!
- ah.

(comunque sì, era neve. la stessa che scende da oggi pomeriggio, ricoprendo cose e persone di bianco e facendo venire voglia di starsene a casa con le calze)

lunedì 14 dicembre 2009

rimbalza nella testa

he's got red lipstick
and a bright pair of shoes
knee high socks
what to cover a bruise

(andrew bird / fake palindromes)

natale n. 5


otto amiche. il tavolo di casa fritto. le candele accese. il menu da 8mila calorie. l'atmosfera morbida. i regali. i racconti. i punti di vista. ridendo e scherzando, è il quinto natale che passiamo insieme.

la cena di natale a roma inaugura una non-stop di serate paranatalizie. un rito che non c'entra niente con babbo natale & co, semplicemente una scusa per trovare una sera da dedicarsi.

photo | i.Anton

venerdì 11 dicembre 2009

in solitaria

pensavo sarebbe stato strano, visitare la mostra di steve mccurry da sola. invece è stato bello, girare tra le foto in solitaria. un po' per come sono esposte - alberi tematici da cui pendono i poster, mischiandosi come rami e rendendo il percorso tutto tranne che lineare. un po' perché a sentire le vaccate che si diceva la gente avrei preferito spararmi, piuttosto che essere accompagnata.

"uh guarda, il cagnolino" - foto di un cane sulla porta di una casa, affacciata su una strada inondata dalle pioggie dei monsoni.
"vedi, il cavallo..." - foto del muso di un cavallo morto ustionato in kuwait.
"ah quindi loro sono fuori dal finestrino e lui era su un taxi... ma chi l'avrebbe mai detto!" - foto di due bimbi indiani sotto la pioggia, fuori dal finestrino di auto.

a parte la stupidità umana, della mostra mi hanno colpito il kuwait che brucia, i colori dell'india, i volti nobili dei ritratti, gli occhi dei bambini (uno tiene una pistola puntata alla tempia; eppure a te viene da guardare la lacrima che sta per cadergli da un occhio).

giovedì 10 dicembre 2009

incontrare milano per la prima volta

era una bella sera, questa, per incontrare milano per la prima volta. l'aria fredda ma limpida, secca. le strade vestite a festa di luci. una bella sera per avere finalmente qua una delle fritte. per scoprire che so fare da cicerone anche a milano, nonostante negli ultimi anni l'abbia fatto quasi sempre a roma.

mi sono chiesta come l'abbiano vista, questa città, gli occhi della sicula. se abbiano ritrovato i miei racconti e i miei lamenti. o se abbiano bevuto la parte bella, una città nuova tutta luccicante.

l'albero di natale davanti al duomo bianco. la galleria tutta accesa con un enorme vischio in mezzo. piazza della scala nel buio, illuminata da lucine sui palazzi e sugli alberi, con una proiezione sulla facciata del teatro e la musica. piazza mercanti con la sua aria veneziana. via torino dal tram. le colonne di san lorenzo e un'installazione di luci e note, i navigli con le ghirlande luminose che si specchiano nell'acqua, il vicolo delle lavandaie. i ristoranti cari e i cortili.

chissà cosa hanno visto, gli occhi della ragusana. i miei, una milano in stato di grazia (una volta tanto).

martedì 8 dicembre 2009

have to write to

finita la lista dei miei have to write to, delle mail mai scritte in questi due mesi frenetici, direi che è giunto il momento di affrontare una grande sfida. sistemare gli scaffali della libreria.


photo via | ffffound

la prima canzone del mattino

la prima canzone del mattino, ascoltata bevendo un bicchiere di latte macchiato tiepido.

photo | pauline

venerdì 4 dicembre 2009

i santi a volte servono a qualcosa

ringraziamo ambrogio, il santo che noi milanesi festeggiamo (?) il 7 dicembre. per merito suo, stasera alle 19 (record di uscita presto) ho salutato la redazione con un "buon ponte a tutti" e mi sono incamminata verso 4 giorni di stacca-la-spina. che poi, mica ero solo io: tutti dicevano "buon ponte, buon ponte" e sembrava una festa già solo a pronunciarlo.

quindi grazie, ambroeus. non so bene cosa abbia fatto tu per diventare uno per cui si fa un giorno di vacanza, ma so cosa farò io durante il ponte:

* attacco frontale ai negozi del centro, in orari strategici, per regali (per gli altri e per me)
* artigiano in fiera, come da tradizione
* nanna, nanna, nanna
* palestra prima di diventare un blob
* cene, aperitivi, dopocena, merende, spuntini, passeggiate, dibattiti & co con le persone che non vedo da un'eternità
* scrittura delle mail rimandate da mesi
* forse forse pure una polentata

ecco, il ponte.

(foto vladxc)

mercoledì 2 dicembre 2009

da consumarsi preferibilmente entro

trovo appena appena indelicato il fatto che i miei colleghi, pur con espressione contrita, mi ricordino spesso e volentieri che ho la data di scadenza scritta in fronte.

come si dice (chi? boh)? l'italia è una repubblica fondata sullo stage.

domenica 29 novembre 2009

che la festa cominci

un paio di capitoli. alla presentazione - anzi, reading - del nuovo libro di ammaniti, lui e antonio manzini hanno letto/recitato giusto un paio di capitoli. quanto è bastato a farmi rosicare all'idea di non poter iniziare subito il libro. avevo in lettura chatwin e non è nel mio dna lasciare lì i libri. o leggerne due insieme.

ho conosciuto gente che legge contemporaneamente 3-4 libri. sinceramente, non li capisco.

comunque mi sono portata a casa dalla feltrinelli la mia copia di che la festa cominci, non autografata perché c'era una coda di 3 ore. mi guardava dalla scrivania, mentre io inseguivo bruce (chatwin) nel suo girare per il mondo e incontrare persone.

poi un giorno le 440 pagine di che ci faccio qui? (bello, eh, ma parecchio impegnativo) sono finite. la sera ero stanchissima, e molto indecisa: attacco con niccolò o rimando? naturalmente non ho resistito.

ora: io adoro ammaniti. credo, tra una cosa e l'altra, di aver letto tutto. che la festa cominci è un miscuglio di immagini e personaggi assurdi, tipo branchie. ora, non è il libro. però fa ridere. ha ritmo. è farcito di battute. è romano in un modo che se con roma hai avuto qualcosa a che fare, non può non farti sghignazzare. un 7, diciamo.

adesso devo decidere che nuovo libro iniziare. intanto voglio passare alla feltrinelli, perché vendono ti prendo e ti porto via con lo sconto. e io l'ho letto un milione di anni fa (prestato da gila?) e mi va di riavere tra le mani quella copertina alla keith haring pazzo.

ps. ammaniti da fazio.

venerdì 27 novembre 2009

in camminata lunare



e poi rientriamo
in camminata lunare,
con dei salti di sei metri,
ci vedete avanzare
e marisa mi tira in un portone
e si fa baciare,
in un arcobaleno di luci,
io la bacio senza protestare

(arsenico / ti ho visto in piazza)

mercoledì 25 novembre 2009

disinstallare

io ho lottato con msn e con messaggi che si autogeneravano. con canzoni. altri con foto, con facebook, con sms sbagliati. quindi quando ho letto questo, mi è sembrato che avesse un senso.

e mi è venuto in mente il film se mi lasci ti cancello (che ho visto in un cinema del centro, il corallo mi sa, un pomeriggio degli anni dell'università in statale. e di cui giustamente non ricordo nulla).

martedì 24 novembre 2009

cambio rotta cambio stile

da quando sono al nuovo lavoro, ho cambiato modo di vestire. un po' mi ci sono trovata, un po' forse mi ci voleva. per dire, ho pressoché abbandonato i jeans. io.

non che ora vada in giro in tailleur, sia chiaro. però ho un rivoltato le priorità dell'armadio e sono diventata la donna con i capelli corti più donna con i capelli corti della storia.

detto questo, pensavo al fatto che ogni volta che ne ho occasione metto le all star.

un attimo in salita

ci sono lunedì in cui ti accorgi di aver perso un guanto (nonostante in realtà tu non l'abbia mai messo - era semplicemente in una borsa troppo affollata e sarà scivolato via). ci sono lunedì lunghi, strani lenti. lunedì in cui al lavoro ti senti invisibile.

lunedì in cui temi di avere dei problemi di comunicazione con i tuoi capi. lunedì in cui torni a casa tardi e ti chiedi "chi me lo fa fare". lunedì in cui "esco, non esco, esco, non esco" e alla fine esci, perché la settimana ha troppe poche sere.

insomma, lunedì che avvallano l'idea che il lunedì è un giorno un attimo in salita.

ma io questa la conosco

ehi, ma io questa la conosco (è la spilungona della classifica delle giacche più brutte). se un giorno la redazione cade in letargo a un orario decente, forse potrei andare a vedere la sua mostra. dubito. ma se è sempre meglio che niente.

lunedì 23 novembre 2009

superman

mi sono sentita un po' superman. lui aveva la cabina telefonica: entrava sfigato, usciva con tutina dai super poteri. io mi sono cambiata nel bagno del treno. a 25 minuti da tiburtina, mi sono chiusa dentro e ho dato fondo a tutte le mie capacità di contorsionismo per cambiare collant-scarpe-vestito-maglione. e, nonostante gli scossoni del treno, sono riuscita a mettermi il mascara sugli occhi - non negli occhi.

certo, quando sono uscita in abito da sera e tacco mi aspettavo minimo minimo un "ohhhhhhh" dai quei bifolchi degli altri viaggiatori. niente. si vede che i super eroi non vanno più di moda.


venerdì 13 novembre 2009

stars


(stars / your ex-lover is dead)


sembri

una ragazza del piper. una scimmia. un gatto.

ho tagliato i capelli. tagliato-tagliato, intendo.

sabato 7 novembre 2009

my november

in pigiama da una vita

uno dei momenti più seccanti* dell'influenza, è quando ormai ti senti guarito e quindi non vedi un motivo per restartene barricato in casa. anzi, uscire ti farebbe sentire meglio.

ma poi ti metti a pensare che fuori fa freddo, che in fondo un giorno in più che cambia, che se poi hai una ricaduta... e insomma stai lì a valutare pro e contro, sapendo già che il weekend da quasi-sano tanto è buttato via.

* gli altri sono: quando sudi, quando hai male ovunque, quando sei circondato da fazzoletti, quando ti accorgi di essere dislessico a scrivere, quando non puoi vedere più di due puntate di desperate perché poi hai sonno, quando hai la tosse, quando ti svegli di notte, quando i tuoi capelli diventano una scultura brutta, quando sei da 4 giorni in pigiama, quando ti annoi.

ah, non è vero che l'influenza fa crescere: fa crescere solo i capelli (male).

martedì 3 novembre 2009

la febbra

ieri fuori dalla finestra c'era la siberia e io era vestita da albero - stivali marroni, collant verdi, vestito marrone, maglione verde. oggi c'è il sole ma io sono pigiama e ho la febbre.

dopo aver dormito e sudato mi sa che ora mi attacco a lipstick jungle e a desperate. altre idee per passare il tempo?

venerdì 30 ottobre 2009

nuvole, messico & co


io vorrei io vorrei
ritornare laggiù da lei ma so che non andrò

(giuliano palma & the bluebeaters / messico e nuvole)


e riciclo parole, riciclo pensieri, riciclo la mia faccia

riciclo un’immagine di te fra le mie braccia
(giorgio canali / nuvole senza messico)

giovedì 29 ottobre 2009

il giorno in cui ho iniziato ad amare i giornali

il giorno in cui ho iniziato ad amare i giornali - ad amarli fisicamente, la carta un po' grezza, il rituale, il fruscìo dei fogli - ero sulla terrazza di lettere alla sapienza. probabilmente, c'era il sole.

arrivavamo a lezione con gli occhi stanchi per le poche ore dormite, per le troppe birre bevute. ci sedevamo sulle sedie con il tavolinetto (sempre, inevitabilmente rotto) e ci aspettavamo. ognuno con il suo quotidiano aperto sotto il naso. leggere l'amaca di michele serra era necessario quanto il caffè.

nelle pause andavamo in terrazza (o al pratino, in quelle lunghe). avevamo tante repubbliche, corriere, manifesto, stampa. leggevamo, insieme, da soli. ricordo le sigarette fatte con tabacco e cartine (senza filtro, please. e a bandiera, mi raccomando). l'aria bohémien. i discorsi lunghi come dibattiti. le pagine di giornale arruffate. vittorio era zucconi, sebastiano era messina, conchita la de gregorio.

assomigliava alla felicità più pura. poi è passata, risucchiata via. deludente come solo i grandi amori sanno essere. ma il piacere di sentire sotto le dita e sotto gli occhi le pagine quasi beige, quello è rimasto.

mercoledì 28 ottobre 2009

mood sounds good

è bella parola, mood. umore, stato d'animo. ha un bel suono e mi piace vederla scritta. mood sounds good.

e così la mia passione di questi giorni è un sito che ti propone una playlist a seconda del tuo mood. basta segnare come ti senti in una specie di piano cartesiano dell'umore. tira fuori dai cassetti sonori della memoria note quasi dimenticate, risvegliando un animo jazz e swing.

poi ce n'è un altro - meno bella la musica, ma stupenda l'idea di selezionare cosa stai facendo, per quale situazione cerchi una colonna sonora. driving route 66, dressing up, asleeping on my feet...

mercoledì 21 ottobre 2009

la beffa e il riscatto

comprare un libro perché la copertina ci piace, arrivare a casa e scoprire che l'autore è lo stesso di un altro libro, una raccolta di racconti, uno dei pochissimi abbandonati prima della fine per inconciliabilità lettore-pagine. ecco, questa è una beffa.

finire il suddetto libro dalla copertina ingannatrice, nonostante i ripetuti attacchi di sonno mortale. questa è forza di volontà.

scoprire che il libro dopo, comprato lo stesso giorno del libro-sola e seguendo più o meno gli stessi criteri, è divertente - molto femminile, molto '900, molto carino. questo è il riscatto della lettura.

(per tutto il resto c'è mastercard)

martedì 20 ottobre 2009

uno sguardo e clic!

quando ero piccola avevo letto - forse sul sussidiario - un racconto su un tizio che poteva tagliare le cose con lo sguardo. se ne andava in giro e zac!, tagliava i rami degli alberi, le barbe degli uomini, le pagine di giornale. non riesco a mettere a fuoco quale fosse la morale della storia, ma sicuramente ne aveva una - tutte le storie lette alle elementari e alle medie ne avevano una.

comunque oggi pensavo a questo racconto, mentre ero in metro. mi piacerebbe avere occhi che fotografano, non che tagliano. sul serio, guardare qualcuno e clic!, scattare una foto. immortalare scorci poetici e vestiti improbabili, personaggi stravaganti e gesti unici. oggi mi sarei fatta un piccolo album: una ragazza altissima color caffelatte rasata e con grandi orecchini, due giovani musicisti (con tanto di bacchette della batteria che sbucavano dalla tasca), tre artistoidi, un ragazzo poco a suo agio nel completo da lavoro...

e poi le scarpe. fotograferei le scarpe. si capisce molto delle persone, dalla scarpe. mia sorella e la sua amica spilungona facevano le classifiche delle giacche più brutte. io mi concentrerei sulle scarpe.

per dire, oggi un signore aveva delle scarpe con la fibbia (quelle, per così dire, eleganti) color blu elettrico. e sopra dei pantaloni rossi.

venerdì 16 ottobre 2009

montagne a milano

dalla finestra al 7° piano (quasi potere) in questi giorni si vedono le montagne. montagne a milano? direte. è quello che mi sono chiesta anch'io. ma sì, a milano si vedono le montagne: orlano questo catino che è la pianura padana e nei giorni limpidi sbucano dietro ai palazzi.

mi basta spostare leggermente lo sguardo dallo schermo - appena verso sinistra - e sono lì. dietro ai tetti su cui luccicano riflessi argentati - avete presente, quei tetti su cui sventagliano pezzetti scintillanti quando c'è vento? non ho la più pallida idea di cosa servano - qualche ingegnere me lo spiegherà - ma mi danno l'impressione di essere in un lunapark. mi mettono allegria, loro, le montagne, il cielo blu.

lunedì 12 ottobre 2009

patate kumpir

ieri una ragazza greca mi ha svelato che le famose patate greche che si mangiano al maledetto pigneto in realtà non sono una specialità greca. cioè, sono una specialità tanto quanto in italia lo sono le patate al cartoccio.

questo mi ha un po' turbata.

molla


i giorni sono come molle. lo so, mi direte, è un concetto che ha già espresso molto meglio un certo einstein, lascia perdere. però è strano aprire gli occhi un lunedì mattina e avercela ben chiara, questa cosa delle molle.

ho inziato il nuovo lavoro da due settimane. giorni come molle compresse. molle pronte a saltare. lavoro tanto, in questa nuova redazione, lavoro senza pause per prendere fiato. finisco tardi, quando ormai è buio. l'ora di cena è scivolata in avanti almeno di 60 minuti.

ma sono contenta. le molle schiacciate possono essere deleterie o salvifiche. per ora a me fanno bene. l'adrenalina mi eccita, il cervello va veloce. mi stanco in un modo che tira fuori il mio meglio. sono più simpatica.

poi ci sono giorni che sono molle a riposo. le ore sono lunghe e si avvitano su se stesse. i ritmi di sonno e veglia si confondono, crolli addomentato la sera presto e nel cuore della notte sei sveglio e agitato. sono giorni lunghi, due che valgono come dieci. giorni di telefilm e libri, di infiniti caffè con gli amici di pomeriggio che tanto nessuno ha niente da fare.

all'inizio i giorni così sono faticosi, sono spesanti. poi, a volte, diventano dolci, quieti. sono giorni di riposo, di pensieri lenti. di un'immobilità che fa bene alle giunture.

giorni da cui ti risvegli, il lunedì mattina, senza bisogno che suoni la sveglia.

mercoledì 30 settembre 2009

it's a jungle

it's a jungle out there. dress accordingly.

ok. ci casco sempre. mi hanno detto: "guardalo, il creatore è lo stesso di sex and the city". e io l'ho guardato. e non è ai livelli di sex and the city, però in questo momento cade a pennello.

seguire tre donne potenti, vestite benissimo e con lavori da paura è terapeutico, quando hai appena iniziato un nuovo lavoro e tutte o quasi sono vestite in modo molto più chic di te, là dentro.

lunedì 28 settembre 2009

prima sera

con oggi, ho collezionato nove primi giorni di lavoro. che poi hanno tutti un comune denominatore: stai lì un sacco, ti stanchi da morire e in fondo non fai niente. c'è bisogno di almeno una prima sera, per carburare.

domenica 27 settembre 2009

giovedì 24 settembre 2009

ritagli

ho deciso di segnarmi i posti dove mi piacerebbe (o dove mi è piaciuto) andare a mangiare, a bere, a ballare. infilerò i ritagli di giornale e i biglietti da visita nella moleskinecity di milano che mi è arrivata tempo fa. magari poi mi evolverò, attaccherò i ritagli e farò commenti a penna. per ora ritaglio e conservo.

pigiama e tacchi

ho comprato queste splendide scarpe con il tacco nere per il matrimonio. peccato che ora, rigide e nuove come sono, siano praticamente uno strumento di tortura. quindi, per abituarmi a loro e abituare loro a me, vado in giro per casa in pigiama e tacchi. oh yeah.

mercoledì 23 settembre 2009

i mondi sui quali guardare

non più ottico ma spacciatore di lenti
per improvvisare occhi contenti,
perché le pupille abituate a copiare
inventino i mondi sui quali guardare.
(fabrizio de andré - un ottico)

amo gli occhiali. per me sono un'abitudine ma anche una fissazione. senza, mi sento nuda. senza, mi sento meno me.

occhiali per vedere e per farsi vedere. per mostrarsi e per nascondersi. occhiali per "fare" una faccia - che poi è la mia faccia.

ho avuto brutti occhiali grossi con la montatura dorata. allora ero una bambina. poi sono diventati ovali, sempre dorati, sempre bruttini. allora ero in quella fase in cui non sei niente.

poi bordeaux, stupendi, e io diventavo adolescente. blu, non mi sono mai piaciuti fino in fondo. ero nel periodo ribelle. poi i mitici occhiali rossi fuori e bianchi dentro, il mio vero amore. sostituiti da quelli rossi e viola, un ripiego che si è rivelato molto azzeccato. infine verdi con sfere psichedeliche anni '70 sulle stanghette.

e ora, nuovi occhiali. ve li presento.

martedì 22 settembre 2009

qualcosa che assomiglia a un lavoro


sul treno, penso al fatto che i bottoni della mia camicetta preferita (senza maniche, nera a righine verdi) rischiano di esplodere. prima era perfettamente aderente rendendomi una f.i. tipo théo, ora sembro un ominino michelin. intendiamoci: so di non essere le donna cannone, ma la cosa un po' mi turba.

decido seduta stante di limitare il bere alla giusta razione giornaliera. ok, è opinabile come unità di misura. ma diciamo che intendo che se esco la sera bevo una birra (e non due, tre, quattro ecc).

peccato che di lì a quattro ore arrivo a casa e mia mamma ha preparato il mojito. ora: come si fa a mantenere gli impegni con una famiglia così? occorre bere per onorare l'aperitivo familiare.

è uno strappo alla regola, lo so. non è un comportamento molto serio, lo so. però non vedevo i miei da quattro giorni. e l'avevano preparato con tanto affetto. e sono dei maniaci degli aperitivi. e poi, in fondo, un motivo per festeggiare ce l'avevamo.

dopo 3 mesi di curriculum, colloqui & annunci, ho trovato un lavoro. cioè, uno stage. ma si avvicina abbastanza all'idea di lavoro, visto che:
* mi pagano
* potrò usare la mensa aziendale (prima volta nella vita)
* è in uno dei tre più grandi gruppi editoriali in italia

quindi direi che sì, il mojito ci stava. prosit.

lunedì 14 settembre 2009

lapsus

Annuncio: Pronti per la scrittura? cerchiamo persone appassionate alla scrittura soprattutto di articoli informativi, che abbiano buona capacità di sintesi, per uno stage on-line che si può svolgere comodamente da casa. Lo stage può essere inserito nel CV e ci sarà possibilità di screscita.

mercoledì 9 settembre 2009

bianco

mi piacciono i piccoli gesti simbolici. mi piacciono i particolari non per caso. per questo - anche se a chiederlo è una ministra che non è affatto credibile - qualcosa di bianco lo metterò. per tutte le storie ascoltate di donne - amiche, ragazze, bambine - che hanno dovuto abbassare la testa solo perché donne. per tutti gli sguardi e i gesti che feriscono, solo perché mettono timore.

e allora frustami

un colloquio in un'agenzia di lavoro interinale (o somministrazione di lavoro a tempo determinato, o come accidenti si chiamano) è un'esperienza frustrante, per chi già è abbastanza frustrato dal fatto di non avere un lavoro.

in uffici simili a quelli di un veterinario, devi compilare una scheda che sminuisce tutte le tue esperienze (che, con amore e fatica, avevi abilmente incastrato nel tuo perfetto curriculum in word). poi ci sono le domande sul tuo stato attuale (disoccupato, ça va sans dire, altrimenti che ci farei qui?) e su quello futuro.

lavoro ricercato? giornalista, redattore, ufficio stampa (seeeee, già me li vedo che se la ridono). disponibilità a part-time, full-time, turni, turni nei weekend, turni di notte? tutto quello che vi pare, non siamo qua per andare per il sottile.

al colloquio la tizia ti guarda con sufficienza, come se fossi invisibile - nonostante il meraviglioso tubino bianco a fiori. fa domande vaghe, non ascolta le risposte, potresti aver vinto il pulitzer e dubito che le fregherebbe. ha occhi sbarrati e sorpresi, che vagano da te alla tua scheda all'orologio.

se le interessa il lavoro poi sarà l'azienda a contattarla. intanto faccia questo test di data entry, lo facciamo fare a tutti.

10 minuti di lettere e numeri senza senso da battere sulla tastiera, arrivederci e grazie. e quello che fa più male, è che qualche speranza, in questa tortura, la riponi davvero.

lunedì 7 settembre 2009

aprile, dolce dormire (settembre no)


a volte ti svegli e sei più stanco di quando sei andato a dormire. e, soprattutto, più agitato. stamattina è una di quelle volte. sarà stata la temperatura, un'altalena tra freddo e caldo. sarà stato il viaggio in treno. sarà che oggi ho due (e dico due!) colloqui. ma secondo me la colpa è di uno di quei sogni che ti debilitano, tipo maratona di new york.

tipo:
- massimo giannini (il più bel vicedirettore di rep), con il vecchio stile "capello lungo", che litiga in un bar di spotorno con giulio andreotti. iniziando l'intervista, il vecchio gobbo lo chiama matteo e lui si incazza, se ne va e lascia lì il portafogli. io glielo faccio notare, lui mi rassicura che tornerà dopo a prenderlo, se non che figura ci fa con il divo giulio? che figo, giannini.
- io e mia sorella che tentiamo di preparare una farinata grande come una stanza, sotto cui c'è nascosta della gente (non mi è chiaro se la gente verrà cotta assieme alla farinata).
- mia mamma che mi dà della stronza, gratis.
- io e ale che facciamo le pulizie e scopriamo che non tutto starà nella lavastoviglie e nella lavatrice. e che cmq queste due non potranno essere accese contemporaneamente. e noi dobbiamo partire.
- mia zia derozer che si vuole mangiare la suddetta farinata.
- una festa in mansarda dove molte amiche sono incinte o scoprono di esserlo.

qualcuno mi svegli, please.

mercoledì 26 agosto 2009

cecità


sono storie facili (braccio al cielo) come quelle che (salto) ti raccontavano da piccolo (testa) e tu credevi vere (salto) come è stato facile restare fermo immobile (colpo di spalla, controcolpo di testa) chiudendo gli occhi e rinunciando a vedere (non ci vedo più. davvero).

i linea 77 suonano la penultima canzone mentre i cinghiali ballano a bardineto. io registro mentalmente l'arco che compiono gli occhiali rossi. sono sul naso, salgono come se volessero diventare un cerchietto, scavalcano la sommità della testa, scivolano dietro.

buio. non ci vedo.

ci metto un lungo istante prima di allungare la mano verso fabio e urlargli i miei occhiali. mi sono caduti gli occhiali. fermi tutti, intorno a me si forma un cerchio di vuoto. mani amiche e sconosciute tastano la terra. poi mi diranno che all'inizio neanche l'avevano realizzato, cosa dovevano cercare. la frà l'ha capito fissando i miei occhi nudi.

non so quanto duri, la recherche. so che sto immobile, ho provato a toccare a terra ma ho trovato solo un bicchiere schiacciato. non sono molto utile. non so quanto duri, ma so che ricomincio a respirare quando fabio riemerge con gli occhiali in mano.

(c'è questa differenza enorme, quando succede un piccola cosa che però potrebbe costarti cara, tra l'appena prima e l'appena dopo).

sono ammaccati. una stanghetta se ne viene via. io osservo il nulla, il mio mondo di sfumature forzate. scotch, dico, attaccali con lo scotch. mi lascio portare fuori dalla ressa. sento le lacrime pulsare negli occhi. spavento e paura esplodono sempre un attimo dopo. e il cervello mi si intasa di pensieri veloci. cambiare gli occhiali, per chi con gli occhiali ci vive, vuol dire cambiare la faccia. mica nulla.

fabio me li restituisce traballanti e con uno spesso nastro adesivo nero in un angolo. fanno schifo, si reggono a malapena in piedi ma almeno vedo. piango.

succede sempre d'estate, d'agosto. due anni fa, sciacquo la faccia nel bagno della redazione all'ottavo piano del palazzo di vetri. li ho appoggiati sul lavandino. li riprendo e una stanghetta si stacca.

l'anno scorso, metto piede a valencia e quelli da sole scivolano fuori dalla borsa, in qualche angolo tra l'aeroporto e la metro.

e poi oggi. fra 12 mesi ricordatemi di attaccarmeli alle orecchie a sventola.

venerdì 7 agosto 2009

come un gatto


mi dicono: sei selvatica come un gatto. furastica. perché me ne sto sulle mie. perché se non mi va di averti vicino, metaforicamente arriccio la schiena.

oggi me ne sto nel cono d'aria di un ventilatore con il gatto di ale. sono passata a vedere come se la cava, in questi giorni che è solo. di solito non mi calcola, quando arrivo. oggi che non ha nessuno in casa da 24 ore ha miagolato, mi è venuto incontro e mi è stato vicino. è salito sulla tastiera del pc mentre scrivevo e mi si è accoccolato ai piedi. poi gli ho dato da mangiare, ed è tornato a farsi i fatti suoi.

io mi sono fatta i miei, e l'equilibrio tra gatti si è sistemato. ogni tanto viene di qua a controllare. ogni tanto vado io da lui, mezzo addormentato in posizioni improbabili. ci guardiamo - occhi verdi negli occhi verdi. gli faccio due coccole e se le prende tutte, con gli occhi strizzati e il collo allungato. ma devono essere come e quando piacciono a lui. altrimenti si scoccia, dà un morsetto sulla mano e fa capire che non è cosa. e si allontana sculettando.

e forse sì, in effetti sono selvatica come un gatto.

mercoledì 5 agosto 2009

si parte

sono belle, le serate di saluti pre-vacanza. pelli abbronzate e pelli bianche alle colonne di san lorenzo semi-vuote, mojito e birra del rattazzo. promesse di incrociarsi, nei punti più vari d'italia. una parola che gira - vacanza vacanza vacanza - e la ruota della mia bici che la segue.

anche milano è bella, nelle serate così. capricciosa, come me.

lunedì 3 agosto 2009

freddypod summer collection

ho voglia di fare pulizie nell'ipod, tenere quello che mi va di ascoltare senza schiacciare il tasto >>, aggiungere nuove e vecchie canzoni da portare con me nelle trasferte estive.

avete scoperto o riscoperto qualcosa da consigliarmi per la freddypod summer collection?

sabato 1 agosto 2009

primi

è una data strana, il 1° agosto. molto simbolica e molto pragmatica, in fondo. la data-estate per eccellenza. quella che, fino a qualche tempo fa, nemmeno immaginavi potesse cadere mentre eri città. e invece.

invece poi sono capitati, primi agosto a savona, a salerno, a roma, a milano. primi agosto di lavoro o - come questo - di attesa di lavoro. primi agosto di strade milanesi vuote di notte. in cui si sente solo il rumore della dinamo, il clic-clic dei pedali della bici, i grilli (o le cicale, insomma quello stridere notturno che sa di estate). come oggi.

giovedì 30 luglio 2009

aspettando la monella


lei è quella da cui proprio non te lo aspettavi. quella della sbranga tanta e della saggezza marchigiana che recita in mancanza de li cavalli so boni pure li somari. quella a cui si regalano manette di pelo rosa. la patty, in due parole.

ora la patty cammina con noi in riva al mare, a ladispoli. abbiamo i piedi nell'acqua. lei ha il cappello di paglia, grandi occhiali da sole e un pancione enorme, fasciato dal costume nero. sorride, urla, dice cose da patty, si stanca, è una futura mamma, è un ciclone.

dietro il suo ombelico c'è la monella, come la chiama lei. avrà una stanza che guarda il mare, con le pareti azzurre, e arriverà alla fine dell'estate. o, in un certo senso, all'inizio del nuovo anno.

lunedì 20 luglio 2009

giorno 48

suona la sveglia ed è lunedì. sul momento è difficile stabilirlo, perché senza punti di riferimento lo scorrere del tempo si confonde. e capita che il lunedì e il weekend e la settimana prima non siano troppo diversi tra loro.

un indistinto marasma di pagine di annunci online da scorrere sapendo che non servirà e di form da compilare conoscendo a memoria che ci devi scrivere.

domenica 19 luglio 2009

io ci andrei a letto con berlusconi

ho conosciuto una che vorrebbe andare a letto con berlusconi. cioè, non una che si farebbe pagare, andrebbe con lui cercando di non pensarci e poi si farebbe fare eurodeputata. proprio una a cui piacerebbe.

una che "io ci andrei gratis... e di corsa". una che "ce ne fossero di più di uomini come lui in giro". una che "per me è carismatico. e affascinante. a me non piace solo fisicamente, ma anche come persona". ne parlava come un'innamorata.

sarà che è la prima volta in vita mia che mi capita di sentire un discorso del genere (la poca gente di destra e dintorni che conosco non ambisce a finire sotto le lenzuola del cavaliere), ma la cosa mi ha choccata.

e poi questa (la veneratrice di mr b), quando abbiamo tentato di ricordarle le leggi ad personam o i vari reatucci contestati al suo grande amore, ha fatto spalline e ha detto: "no guarda, io non ne sono convinta. e poi ognuno la può pensare come vuole, no?".

sì, certo. ma bramare un incontro a luci rosse con un settanta-x-enne mi sembra un po'... mah, contorto.

giovedì 16 luglio 2009

il faut toujours être ivre

ieri sera mangiavo con un amico ciclicamente ritrovato. sbranavamo prosciutto d'oca (sì, esiste) dando morsi cannibali direttamente alla coscia. bevevamo vino rosé, che pare impossibile ma esistono pure rosé buoni (questo lo era). discutevamo di risotti cerebrali e del cibo come metro di giudizio degli altri. ci facevamo incartare la torta cacao-yogurt-uvetta per la colazione.

unico discorso che volevamo rimanesse fuori dal tavolo era quello in cui ci eravamo persi la sera prima, la fantomatica crisi di un quarto di età™. e ce l'abbiamo fatta.


sulla tovaglietta di carta dell'osteria, subito macchiata di fragole e aceto balsamico, c'era scritto:
bisogna essere sempre ubriachi. tutto sta in questo: è l'unico problema. per non sentire l'orribile fardello del tempo che rompe le vostre spalle e vi inclina verso la terra, bisogna che vi ubriacate senza tregua. ma di che? di vino, di poesia o di virtù, a piacer vostro. ma ubriacatevi. e se qualche volta sui gradini di un palazzo, sull'erba verde di un fossato, nella mesta solitudine della vostra camera, vi risvegliate con l'ubriachezza già diminuita o scomparsa, domandate al vento, all'onda, alla stella, all'uccello, all'orologio, a tutto ciò che fugge, a tutto ciò che geme, a tutto ciò che ruota, a tutto ciò che canta, a tutto ciò che parla, domandate che ora è. e il vento, l'onda, la stella, l'uccello, l'orologio vi risponderanno: "è l'ora di ubriacarsi!". per non essere gli schiavi martirizzati del tempo, ubriacatevi; ubriacatevi senza smettere! di vino, di poesia o di virtù, a piacer vostro. (charles baudelaire)

lunedì 13 luglio 2009

requisiti minimi


requisiti minimi: ottima padronanza dei principali strumenti informatici (pacchetto office, navigazione internet), buona conoscenza della lingua inglese, precisione, puntualità, affidabilità. DISPONIBILITA' IMMEDIATA. requisiti desiderati: esperienza pregressa di stage in posizioni similari.

leggere un annuncio di stage così, per un ufficio stampa, mi incazzare. mi fa pensare che siamo ufficialmente la generazione da spremere come limoni e grazie tante. fra un po' bisogna pagare per lavorare... e voglio dire, dovrebbe essere un attimo il contrario.

un'estate non-estate

viene prima del tramonto, la luce perfetta. sospesa tra la fine dei pomeriggi e l'inizio delle sere d'estate. tiepida, che disegna ombre lunghe e ammorbidisce i contorni. così, nel sole basso delle 8 di sera, i pensieri rotolano malinconici. bilanci, previsioni, chi & che cosa. la testa si riempie di considerazioni fluide.


la luce perfetta sa di estate. anche se sei su un eurostar artificialmente condizionato ed è la campagna laziale, a tingersi di giallo pastello. sa di estate anche in questa estate non-estate, fatta di treni, di città, di programmi che cambiano all'ultimo, di vacanze che non si sa, di siti di annunci di lavoro.

la luce perfetta sa di estate perché è la luce dell'ultimo bagno della giornata, della beck's da 33 bevuta sulla spiaggia con le labbra che sanno di sale e i capelli bagnati. sa di mare e amicizia. sa di fine e sa di inizio. forse è per questo che muove pensieri che riempiono la gola.

giovedì 9 luglio 2009

agito la giungla dei miei capelli e poi

sentire gli africa unite, dopo tanto tempo, fa bene all'umore. fa bene muovere le spalle al ritmo di raggae. fa bene lasciare che la testa viaggi nel tempo, nelle estati al mare, nella notte della mia laurea.


bunna ha ancora i dread, lunghi fino alle ginocchia, buffi e infiniti su un corpo compatto come una molla. salta sul palco come uno gnomo e chiama chi sta lì sotto "amici". suonano tanto, perché hanno 30 anni di canzoni sulle spalle e in fondo a noi piacerebbe sentirle tutte. per immergerci in quella good vibe.

quando arriviamo al magnolia, madaski sta al merchandise a vendere magliette. intanto, da solo sul palco con una chitarra, c'è il buon zibba from savona. la mancanza degli almalibre, con cui suona di solito, si fa sentire. ma le parole arrivano lo stesso al cuore in una notte con solo due stelle, portami a bere e lasciati ballare.

meglio una notte con solo due stelle,
che in cielo a volte son troppe
ne basta una dolce da amare
e una più stronza da farci a botte.

mercoledì 8 luglio 2009

sweet sleep


il sonno ovatta i pensieri. allunga i giorni. sfuma i contorni (bè per questo a me basta togliere gli occhiali).

non sono una grande sostenitrice del dormire. in alcuni periodi, anzi, ho odiato profondamente perdere tempo a occhi chiusi. ero (e a volte lo sono ancora) quella che la mattina non si sveglia tardi perché se no si sente in colpa.

però ho imparato ad apprezzare la morbidezza di un cuscino quando si è stanchi. il piacere del materasso sotto la schiena dolorante. e - soprattutto - l'addormentarsi sul sedile della macchina. questa è quasi una malattia.

domenica 28 giugno 2009

freddy's cake

per la cena in terrazza di ieri, la mia idea era di fare un tortino di zucchine. tipo una parmigiana ma con le zucchine, per dire (che tra l'altro la parmigiana di zucchine a salerno si fa davvero). poi sono finita su un blog e ho trovato la ricetta di un cake alle verdure.

certo, io non avevo lo stampo da plum cake e quindi è venuta fuori una specie di torta/focaccia/rustico. ma ne sono stata talmente orgogliosa che ho deciso di dedicarle il mio primo (e probabilmente ultimo) post-ricetta.

a uso e consumo delle amiche che si sposano, degli uomini che vivono da soli e delle fritte.


freddy's cake
ingredienti:
350 g di verdure grigliate (più o meno 1/2 melanzana, 1 zucchina e 1/2 peperone)
100 ml di latte
100 ml di olio
3 uova
180 g di farina
100 g di ricotta salata
1 bustina di lievito
sale, pepe nero

procedimento:
tagliate le verdure in piccoli dadini. saltatele in una padella antiaderente con un filo d'olio, a fuoco alto, finché sono dorate. io ho fatto - in ordine - melanzana, zucchina e peperone. nel frattempo, accendete il forno a 180° e grattuggiate la ricotta salata, magari con una grattuggia con i buchi grossi, in modo che rimanga un po' "grezza".

in una ciotola sbattete l'olio, il latte e le uova. poi aggiungete le verduricchie. unite la farina, la ricotta salata, il lievito, sale e pepe.

a questo punto dovreste avere un mega impasto che vi guarda minaccioso. ricoprite una teglia (meglio se di quelle da plum cake) con la carta da forno e buttateci dentro il composto. io l'ho decorato con sottili fettine di peperone, ma si può fare benissimo anche con strisce di zucchine. infornate e fate cuocere per 40'. slurp!

venerdì 26 giugno 2009

cose che mi piacciono

i temporali estivi. la finestra aperta da cui entra aria fredda e rumore di gocce grandi. mi piacciono il bagliore del lampo e il rollio del tuono. alcuni sono lunghi, bassi, sembrano sassi che rotolano nel mare. altri sono schianti improvvisi. sento il letto, sotto le gambe, che trema un po'.

mi piacciono l'umidità che si appiccica alla pelle e l'odore dell'aria carica d'acqua. mi piacciono i rumori del cielo che coprono ogni altra cosa. che tengono compagnia. che fanno paura e insieme affascinano. che ti costringono ad alzare il volume del mac, per capire quel che stai vedendo. nel mio caso, questo e questo. due cose che a loro volta mi sono piaciute.

lunedì 22 giugno 2009

giorno 20


alle 9.46 rotoli giù dal letto. la sveglia delle 9 è stata zittita sul nascere. non c'era motivo di ascoltarla - neanche di metterla, se è per questo: ma darsi una programmazione aiuta. quindi sei 46 minuti in ritardo, non si sa bene su cosa. ma basta a innervosirti.

il resto della mattina segue uno dei classici canovacci di freddy vs fastweb. accendi il computer, spegni il computer, sposta il computer, azzera il router, chiama il 192193 (sono tutti napoletani, lì), bestemmia, stacca il cavo di rete, attacca il cavo di rete, riesuma il portatile, trasformati in hacker, cambia dei numeri a caso che poi non saprai rimettere a posto. e incrocia le dita.

io odio fastweb. cioè, lo amo perché ha l'internet e le telefonate illimitati, perché è veloce, perché è da gggiovani. ma lo odio perché impiccia tutto. ha delle sue regole che nessuno conosce (figuriamoci io). aggiungiamo che io ho un mac (io ho il mac). anche il mac ha delle sue leggi incomprensibili. è stupendo, ma il resto del mondo non se n'è accorto e fornisce spiegazioni solo per pc. e poi ho il wireless, altra entità impenetrabile.

quindi fastweb + mac + wireless = paura e delirio a las vegas

comunque sia sono riuscita a sistemare anche questo problema. aggiungendo così alla lista di mestieri che potrei fare anche quello di informatica fai-da-te. in 20 giorni infatti ho scoperto che se tutto va male posso ambire a un posto da:
- badante per amiche convalescenti
- tecnico per l'installazione di condizionatori
- babysitter in stile mary poppins (lo so, questo è incredibile. ma è vero. sono stata 30 minuti sola con un mini-bambino ed è sopravvissuto)
- lavapiatti nei ristoranti
- preparatrice di picnic
- informatico sabotatore di reti wireless
- professionista della ricerca di un lavoro

modestamente.

domenica 21 giugno 2009

la linea coppertone















(sensaikenji)

la linea che traccia l'inizio dell'estate è quella tra il bianco della pelle chiara, quella che non ha mai visto il sole, e il nero dell'abbronzatura. la linea coppertone, insomma. nettissima all'inizio, piano svanirà. fino al prossimo giorno di mare, per lo meno.

impossibile sapere quanto durerà, per quanti giorni ti diranno "ma come sei abbronzata!". però sapere che c'è è bello. sa di mare e creme solari. di estate e di vacanze.

ho scoperto di adorare pure il mio polso abbronzato. starò a guardarlo per non accorgermi che piano piano torna bianchiccio.

lunedì 8 giugno 2009

horror vacui


riempio all'inverosimile le giornate, per non sentire il peso del vuoto. organizzo pranzi e incontri, mi impongo orari, penso a giorni al mare, faccio (troppo) shopping, mi chiudo ore nelle librerie, compro e leggo libri, mangio fuori. in fondo, è persino divertente.

il problema è che la fuga dall'horror vacui costa. in una settimana ho speso quello che, da lavoratrice, spendevo in un mese (calcolo non scientico ma empirico). e questo è, a ben vedere, il paradosso del disoccupato. spendo per non pensare che non guadagno.

domenica 7 giugno 2009

@ miami

dovrei passare tutta la vita a pensare alle cose che ho,
alle cose che vorrei, al modo di raggiungerle
e poi a come difenderle
ma io non so cosa avevo prima
e non so quello che ho adesso

(linea 77 / fantasma)

giovedì 4 giugno 2009

giorno 2

stanotte ho sognato che lavoravo all'espresso. e come primo incarico, firmavo un pezzo a quattro mani con edmondo berselli.

ora temo il giorno in cui, per disperazione, sognerò di essere una meteorina di emilio fede.

mercoledì 3 giugno 2009

giorno 1

dopo una mattina passata a mandare curriculum in giro, l'unica cosa da fare è uscire. mettere la suoneria alta al telefono. fare shopping estivo sfrenato. nutrirsi di frullati e frappè. tagliare (stortare?) la frangetta. e aspettare.

lunedì 1 giugno 2009

portalo

non credo che possano essere considerati indicatori molto scientifici di felicità, ma il calore-torpore delle mie guance e la sensazione di pesantezza sullo stomaco a me danno l'idea che la tre giorni di liguria e piemonte sia andata bene.

un tripletta di grigliata-purtè disnè-grigliata che mi lascia le gote rosse e la pancia espansa. e poi - ecco - forse anche qualche danno al fegato. ma appena appena, eh.

sabato 23 maggio 2009

ovunque


continuo a ripetere "ovunque mi prenderanno andrò" ma so che non è affatto così facile. cioè, immagino che lo farò. ma ovunque è un concetto un po' vago.