giovedì 16 luglio 2009

il faut toujours être ivre

ieri sera mangiavo con un amico ciclicamente ritrovato. sbranavamo prosciutto d'oca (sì, esiste) dando morsi cannibali direttamente alla coscia. bevevamo vino rosé, che pare impossibile ma esistono pure rosé buoni (questo lo era). discutevamo di risotti cerebrali e del cibo come metro di giudizio degli altri. ci facevamo incartare la torta cacao-yogurt-uvetta per la colazione.

unico discorso che volevamo rimanesse fuori dal tavolo era quello in cui ci eravamo persi la sera prima, la fantomatica crisi di un quarto di età™. e ce l'abbiamo fatta.


sulla tovaglietta di carta dell'osteria, subito macchiata di fragole e aceto balsamico, c'era scritto:
bisogna essere sempre ubriachi. tutto sta in questo: è l'unico problema. per non sentire l'orribile fardello del tempo che rompe le vostre spalle e vi inclina verso la terra, bisogna che vi ubriacate senza tregua. ma di che? di vino, di poesia o di virtù, a piacer vostro. ma ubriacatevi. e se qualche volta sui gradini di un palazzo, sull'erba verde di un fossato, nella mesta solitudine della vostra camera, vi risvegliate con l'ubriachezza già diminuita o scomparsa, domandate al vento, all'onda, alla stella, all'uccello, all'orologio, a tutto ciò che fugge, a tutto ciò che geme, a tutto ciò che ruota, a tutto ciò che canta, a tutto ciò che parla, domandate che ora è. e il vento, l'onda, la stella, l'uccello, l'orologio vi risponderanno: "è l'ora di ubriacarsi!". per non essere gli schiavi martirizzati del tempo, ubriacatevi; ubriacatevi senza smettere! di vino, di poesia o di virtù, a piacer vostro. (charles baudelaire)

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