lunedì 17 marzo 2014

due punti

sono diventata una da due punti. me ne accorgo rileggendo al volo una cosa che ho scritto e che già non ricordo. metto due punti e do spiegazioni. cerco di evitare che restino dubbi, non detti, questioni in sospeso. le 5 sacre W del giornalismo e una marea di due punti. 


una persona che mi conosce appena me l'ha detto, dopo aver letto una mia mail: scrivi in modo democratico, in modo che tutti capiscano. a me è venuto da pensare che scrivo a prova di tonto, perché odio le domande superflue. 

una volta ero il tipo da punti: frasi cortissime e punto. tutto spezzato, giusto accostato. ognuno poteva metterci in mezzo quel che voleva. ora no: ci piazzo i due punti e parto con la mia spiegazione razionale, con la descrizione asettica, con la cronaca puntuale.

qualcuno direbbe che c'è giusto un filo qualcosa di simbolico. 

venerdì 29 novembre 2013

90/91

foto da corriere.it
"anche tu stai viaggiando da sola?". alzo gli occhi, sguardo perplesso. prima regola, mai dare informazioni anche solo vagamente utili agli sconosciuti. soprattutto se sono le due di notte e stai viaggiando sulla 90/91, la linea con la peggior fama di milano. 

"dove scendi? verso il parco ravizza?", continua. lo guardo come se fosse un extraterrestre. lui, non io che, moderatamente ubriaca, sono seduta su un filobus che puzza, pieno di gente che dorme, e leggo un libro sul cricket. "più in là", rispondo diffidente. 

"no sai, è che è un autobus mal frequentato, è un po' pericoloso, e allora io mi preoccupo se c'è qualcuno (o soprattutto qualcuna) che viaggia da solo... non volevo spaventarti". 

lo guardo sorpresa. e con la stessa sorpresa mi guardo attorno. il filobus che corre sul bordo di milano, per tutto il giorno e tutta la notte, è un dormitorio. russano uomini stretti nel giaccone, con la faccia nascosta nel cappuccio. sussulta una coppia di mezza età, lui e lei vestiti eleganti come i miei genitori dopo il teatro, ma con le teste abbandonate sul mento, ciondoloni. 

"hai ragione, ma a me non è mai successo niente", gli dico, quasi giustificandomi. "di solito mi metto vicino al conducente e sono abbastanza tranquilla. grazie lo stesso, sei stato carino". 

(no, non era carino. mi spiace) 

torno al mio libro, che poi è il libro scritto da un amico. l'ho appena iniziato, italian cricket club, e direi che parla almeno in parte della gente che c'è sulla 91. delle lingue che non riconosco e delle varie sfumature della pelle. delle radici. di integrazione e ghetti. dello sentirsi stranieri.
 
per tutti, la 90/91 è la linea della paura. qualche hanno fa, si sono messi a fare delle ronde per "bonificarla". la gente fermata la mettevano su un bus speciale, con le grate ai vetri. e anche oggi, a qualsiasi ora la si prenda, ha sempre un'atmosfera sottilmente inquietante.

"allora io scendo, mi raccomando stai attenta", mi dice dopo parecchie fermate e un'infinita sosta in piazzale lodi il ragazzo protettore delle donne sole nella notte. "tranquillo, a momenti scendo anch'io", lo rassicuro. 

e quando salto giù dall'autobus più multietnico della città e saluto con uno sguardo il suo microcosmo stanco, la coppia di una certa età vestita a festa è ancora lì che se la ronfa.

mercoledì 6 novembre 2013

come lavorare da casa ed essere felici

"come lavorare da casa ed essere felici: i consigli e gli errori da non fare". il tweet di linkiesta parlava chiaro. io, che a casa ci lavoro da poco più di un mese e brancolo nel buio, mi sono subito fiondata a leggere, nonostante fossi in metropolitana con giovani urlanti mascherati da guy fawkes (davvero, #succedeamilano). 

per esempio, stanotte lavoravo da mad men

bè, il pezzo era una di quelle classiche furbate da web che abbiamo fatto tutti: "lavori da casa? ecco gli errori da non fare link e i trucchi da tenere a mente link, con le strategie più usate all'estero link e i consigli per fare soldi link".

comunque, mi sono messa a rimuginare sui miei 30 e passa primi giorni da collaboratore esterno. una vita di cui, oggettivamente, non ho ancora capito granché. tranne che quando ti dicono "fico! così ora puoi fare quello che vuoi!", non sanno di cosa stanno parlando. 

provo ogni giorno a capire qualcosa di più del lavoro da casa, a soppesare i pro e i contro. di solito mi confondo o distraggo prima di arrivare a una conclusione. anche se, a pelle, so che ci sono parecchi lati positivi: non dover uscire a prendere i mezzi con pioggia e freddo, potersi ubriacare in settimana, vedere milano in orari prima sconosciuti, evitarsi burocrazie di redazione, andare a fare le commissioni senza trasformarle in acrobazie, aver iniziato a vedere breaking bad, autogestirsi, poter andare qualche giorno via senza dare spiegazioni... 

eppure, ai pro si affianca un'ansia costante. quell'ansia che stanotte mi ha fatto sognare di lavorare in un posto alla mad men, di bucare due consegne perdendo tempo in cose insensate tipo bere birra con mia sorella al bar dei cinesi sotto casa e di avere un intrallazzo con un capo alla don draper (bello, misterioso e rasatissimo). l'ansia di non farcela a fare tutto, di perdere tempo, di dover essere a disposizione 24h sette giorni su sette, di intristirmi a casa, di diventare pigra, di non sapere cosa arriverà sul conto a fine mese... 

come piccolo margine all'ansia, mi sono data delle mini-regole fin dall'inizio (che già ho infranto infinite volte). almeno su questo, direi che io e linkiesta siamo abbastanza d'accordo.

* alzarsi. svegliarsi ogni mattina a orari decenti, combattendo la voglia di spegnere il driiiin dell'iphone e girarsi dall'altra parte. e buttarsi nella doccia.

* non restare in pigiama. in tuta sì, è un nobile indumento se usato (solo e soltanto) in casa.

* pianificare. fare schemi, liste, calendari. riempire l'agenda, appuntarsi tutto, dare priorità. 

* fare oggi quello che si potrebbe fare domani. portarsi avanti ogni volta che si può. è una rottura e bisogna imporsi una grande violenza per farlo. ma tornerà sempre e comunque utile. 

* uscire. il mio lavoro per fortuna mi obbliga a lasciare il nido spesso e volentieri. è essenziale. e permette di tornare a parlare con la gente, di scoprire i posti, di vedere con la luce zone di milano in cui sono sempre stata dopo il tramonto. 

* decidere che ci sono dei momenti in cui non si lavora. in cui suona la campanella e vanno fatte cose per sé. se no è la follia. 

* non tenere sempre accesi facebook twitter whatsapp e compagnia cantante. possono aspettare di essere visti durante le (parecchie) pausine.

* mangiare a orari decedenti e cose più o meno sane. 

* vedere amici, soprattutto quelli che prima, con gli orari di lavoro fissi, erano fuori dal radar. 

* evitare di ubriacarsi o fare le ore piccole tutte le sere. se succede, la mattina dopo concedersi una razione di sonno e coperte in più. come diceva il filosofo, sticazzi.

mercoledì 23 ottobre 2013

sbam

la parete, ora, è di nuovo tutta rossa. resistono due gancetti: uno normale, l'altro piegato a testa in giù. sono la traccia di quello che c'era attaccato (insieme a una scheggiatura bianca, incidente di percorso mentre lo montavamo) e ora non c'è più. sbam. caduto nel mezzo del pomeriggio.



non dovrebbero aspettarmi sette anni di sfiga, perché gli specchi sono rimasti sorprendentemente intatti. anzi, a dir la verità niente si è rotto. solo, è venuto giù. con un colpo sordo che mi ha fatto saltare sulla sedia. mi ha bloccato il cuore così, a metà di un battito.

vuole la leggenda che, quando il sottomarino su cui viaggiava il mio bisnonno venne affondato, sulla toeletta della mia bisnonna scoppiò una boccetta di profumo. rifuggo le spiegazioni paranormali, ma in certi casi i segni mi impietrificano. così sono ore che osservo la parete nuda. e mi chiedo. 

***

"a me m'ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran" (alessandro baricco, citato dalla sorella per rimettere in moto il mio spirito razionale)