mercoledì 6 novembre 2013

come lavorare da casa ed essere felici

"come lavorare da casa ed essere felici: i consigli e gli errori da non fare". il tweet di linkiesta parlava chiaro. io, che a casa ci lavoro da poco più di un mese e brancolo nel buio, mi sono subito fiondata a leggere, nonostante fossi in metropolitana con giovani urlanti mascherati da guy fawkes (davvero, #succedeamilano). 

per esempio, stanotte lavoravo da mad men

bè, il pezzo era una di quelle classiche furbate da web che abbiamo fatto tutti: "lavori da casa? ecco gli errori da non fare link e i trucchi da tenere a mente link, con le strategie più usate all'estero link e i consigli per fare soldi link".

comunque, mi sono messa a rimuginare sui miei 30 e passa primi giorni da collaboratore esterno. una vita di cui, oggettivamente, non ho ancora capito granché. tranne che quando ti dicono "fico! così ora puoi fare quello che vuoi!", non sanno di cosa stanno parlando. 

provo ogni giorno a capire qualcosa di più del lavoro da casa, a soppesare i pro e i contro. di solito mi confondo o distraggo prima di arrivare a una conclusione. anche se, a pelle, so che ci sono parecchi lati positivi: non dover uscire a prendere i mezzi con pioggia e freddo, potersi ubriacare in settimana, vedere milano in orari prima sconosciuti, evitarsi burocrazie di redazione, andare a fare le commissioni senza trasformarle in acrobazie, aver iniziato a vedere breaking bad, autogestirsi, poter andare qualche giorno via senza dare spiegazioni... 

eppure, ai pro si affianca un'ansia costante. quell'ansia che stanotte mi ha fatto sognare di lavorare in un posto alla mad men, di bucare due consegne perdendo tempo in cose insensate tipo bere birra con mia sorella al bar dei cinesi sotto casa e di avere un intrallazzo con un capo alla don draper (bello, misterioso e rasatissimo). l'ansia di non farcela a fare tutto, di perdere tempo, di dover essere a disposizione 24h sette giorni su sette, di intristirmi a casa, di diventare pigra, di non sapere cosa arriverà sul conto a fine mese... 

come piccolo margine all'ansia, mi sono data delle mini-regole fin dall'inizio (che già ho infranto infinite volte). almeno su questo, direi che io e linkiesta siamo abbastanza d'accordo.

* alzarsi. svegliarsi ogni mattina a orari decenti, combattendo la voglia di spegnere il driiiin dell'iphone e girarsi dall'altra parte. e buttarsi nella doccia.

* non restare in pigiama. in tuta sì, è un nobile indumento se usato (solo e soltanto) in casa.

* pianificare. fare schemi, liste, calendari. riempire l'agenda, appuntarsi tutto, dare priorità. 

* fare oggi quello che si potrebbe fare domani. portarsi avanti ogni volta che si può. è una rottura e bisogna imporsi una grande violenza per farlo. ma tornerà sempre e comunque utile. 

* uscire. il mio lavoro per fortuna mi obbliga a lasciare il nido spesso e volentieri. è essenziale. e permette di tornare a parlare con la gente, di scoprire i posti, di vedere con la luce zone di milano in cui sono sempre stata dopo il tramonto. 

* decidere che ci sono dei momenti in cui non si lavora. in cui suona la campanella e vanno fatte cose per sé. se no è la follia. 

* non tenere sempre accesi facebook twitter whatsapp e compagnia cantante. possono aspettare di essere visti durante le (parecchie) pausine.

* mangiare a orari decedenti e cose più o meno sane. 

* vedere amici, soprattutto quelli che prima, con gli orari di lavoro fissi, erano fuori dal radar. 

* evitare di ubriacarsi o fare le ore piccole tutte le sere. se succede, la mattina dopo concedersi una razione di sonno e coperte in più. come diceva il filosofo, sticazzi.

2 commenti:

la sorella ha detto...

La prossima volta che vengo a Milano mi porti a bere dai cinesi. Ci conto!

fe ha detto...

certo, vedrai che ambiente esclusivo e che clientela di livello... è la milano da bere! tàc!