mercoledì 31 dicembre 2008

feeling so 70's

in questi giorni di freddo polare, in cui l'unico pensiero del mattino è "vestiti pesanti", mi capita spesso di infilare dei pantaloni di velluto. hanno un colore indefinito beige, mi fanno un culo enorme e hanno le gambe leggermente scampanate. contando che di solito ci ficco sopra il dolcevita, va a finire che mi sento molto 70's. o forse ho visto troppe puntate di romanzo criminale. (ah, il freddo)

venerdì 26 dicembre 2008

il diversivo natalizio

l'unico modo per sopravvivere al natale*, è poter contare su un diversivo. le feste 2008 ce ne hanno regalati ben due: big e la wii. due distrazioni che impegnano corpo e testa (per chi ce l'ha). accoppiata vincente per placare le voglie di spirito natalizio familiare (certo che pure un massaggio di diego aiuta).

*nonostante qualcuno sostenga che il natale mi faccia lo stesso effetto che a un bambino schizzato.

giovedì 18 dicembre 2008

stavolta

il giorno prima di roma è sempre strano. c'è una valigia piccola da fare, che viene rimandata fino al mattino della partenza. c'è qualcosa da non dimenticare, che puntualmente viene dimenticato. ci sono i preparativi, come in un rituale. c'è la certezza che sarà troppo breve. che in treno gli occhi saranno pesanti. che sarà tutto come sempre e insieme tutto diverso, familiare ed estraneo.

stavolta la valigia è grande, come chiesto dalla sorella. stavolta domenica risalirò con lei, e con il gatto. stavolta è quasi natale. stavolta arrivo alle 22.11 perché c'è l'alta velocità. stavolta è come ogni volta ma anche no.

lunedì 15 dicembre 2008

siamo tutti amici / e perciò felici

a forza di camminare sui marciapiedi perennemente lucidi d'acqua e di schivare pozzanghere, di mettere gli stivali e la gonna "così non mi bagno l'orlo" e di osservare la città che non si asciuga mai (neanche quando sembra che non piova, che a guardare bene nel cono di luce dei fanali si vedono micro-gocce), comincio a sentirmi uno snorky.

lunedì 8 dicembre 2008

lo specchio

appoggiato alla parete di fronte al letto, ora c'è uno specchio. alto e stretto. con il bordo nero. appoggiato, non appeso o attaccato, alla piccola parete bianca. bianca come tutte le altre. che niente deve essere fissato.

comunque c'è questo specchio. io adoro gli specchi. sono donna e sono (una mancata) ballerina. e questo basta a spiegare. così ogni mattina mi siedo sulla sponda del letto e guardo la mia immagine sfocata nello specchio. senza occhiali è solo una macchia di colori. ma io mi ci riconosco.

mi viene in mente la locandina di lost in translation. non che ci assomigli granché, a bill murray in vestaglia e pantofole. certo, sono in pigiama e ho i capelli insensati. però mi viene in mente quella.

poi mi vesto, e ogni tanto lo faccio guardandomi nello specchio. infilo biancheria un po' carina solo perché fa sentire meglio, sapere di averla sotto i jeans. maglietta, calze e maglione. e resto a guardarmi un po' nello specchio. la pelle chiara e i vestiti. i brividi di freddo e il copriletto. a chiedermi se io sono gli slip di pizzo o le scarpe da ginnastica.

- ma lei l'ama?
lucas apre la porta: - non conosco il significato di questa parola. nessuno lo conosce. non mi aspettavo questo tipo di domanda da parte sua, peter.
- eppure, questo tipo di domanda le verrà fatto spesso nel corso della sua vita. e talvolta sarà costretto a rispondere.
(agota kristof / trilogia della città di k)

martedì 2 dicembre 2008

se ti facessero a pezzetti

la penultima volta che ho ascoltato de andrè me la ricordo benissimo. non il giorno esatto - poteva essere gennaio o febbraio o marzo del 2007, il tempo di quel periodo è un insieme confuso - ma il momento sì. era un tributo, nella sala del centro sociale la strada, appena sotto il livello dell'asfalto. a garbatella.

me l'ero ascoltato, questo tributo, un po' stonata come sempre ero allora. il mio modo per proteggermi. però mi sentivo forte, perché la musica andava avanti e io reggevo.

nonostante fosse la nostra musica. nonostante fosse entrata in ogni cd regalato, in ogni mattina sonnacchiosa nel letto, in ogni angolo della stanza proprio lì, a garbatella.

non era la prima relazione fondata su de andrè. anche quella precedente era fatta di note e parole. e in più eravamo in liguria. ma allora era stato diverso. finita la storia, la musica era rimasta. la nostra musica.

nella sala fumosa della strada era differente. era una battaglia a ogni strofa. ma ero convinta di potercela fare. e invece.

e invece, a un certo punto mi è stato ricordato che sbocciavan le viole. qualcosa si è rotto, frantumato dentro. mi capitava spesso, allora. allora ho saputo che parlare di cuori che si spezzano non è una metafora. ho annaffiato le viole con le lacrime e i singhiozzi, piegata a metà. ho lasciato che braccia amiche mi sorreggessero e mi stringessero. e ho detto addio a de andrè. e, per un certo periodo, a tutta la musica.

ho tappato le orecchie e schiacciato molti stop.

poi è arrivata altra musica. un ipod intero. tanti concerti. una nuova nostra musica. ma de andrè no. fino all'altro giorno. per obbligo e per sfida. perché “anche così si diventa grandi”.

fatta a pezzetti.

e quando una parte di te viene smontata, puoi star certo che tutta la tua costruzione di certezze viene giù. e ti trovi con millle pezzetti in mano, e nessuna idea di come ricostruirli. e ricostruirti.

con quella domanda che ti spezza il fiato e che sussurra. continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai?

lunedì 1 dicembre 2008

l'eleganza delle donne in trasferta

Sono chic le donne milanesi a Roma. Sanno distinguersi. Il vecchio edicolante di San Lorenzo in Lucina è infallibile nel riconoscerle. Dice che le bellezze romane sono “smandrappate”, mentre quelle di Milano portano sempre addosso qualcosa intonato al colore dei loro occhi.

(dario cresto-dina, la repubblica di milano di oggi + justatmidnight)

martedì 25 novembre 2008

freni freddi inibitori

credo che il freddo polare inibirà non poco la mia vita mondana (che già non che...). e questo non è affatto positivo.

domenica 23 novembre 2008

il mare d'inverno

sono poche le cose che se la giocano con la focaccia, il blu del cielo al mare d'inverno e il suono delle onde. the sun is up, the sky is blue / it's beautiful and so are you.

(da notare l'impronta delle all star bordeaux)

martedì 18 novembre 2008

je suis une danseuse

ho rinfilato le scarpette nere, ho appoggiato la mano sulla sbarra e niente, ho ripreso a fare danza.

lunedì 17 novembre 2008

la lista

se è lunedì mattina e fa freddo, se avete ancora sulla mano l'ombra dei timbri a forma di corona di una discoteca fighetta (i timbri, non il timbro, perché noi siamo vip), se venerdì eravate oltremodo stanchi e oggi paradossalmente lo siete ancora di più, se avete mangiato e bevuto troppo nel weekend (e fatto la pizza in casa), bè io vi sconsiglio vivamente di mettere nero su bianco la lista di tutte le cose che dovete fare al lavoro.

io, stolta!, l'ho fatto. ed è da tre ore che non riesco a fare altro che guardarla e pensare "cazzo".

mercoledì 12 novembre 2008

mr c.

e con mr charlets ieri si diceva, seduti a un tavolo del maidire, di come le città siano persone, panettieri, appartamenti. locali, feste in casa con 50 persone, vie. parrucchieri, aperitivi, quartieri.

si parlava di milano, di roma e di parigi. di come poi le cose da fare si incastrino con le persone con cui farle e i luoghi dove farle. di come i parigini non escano. di come l'old fashion lo lasci così. di come zona tortona sia un po' casa.

tutti questi discorsi, prima di buttarci tutti sotto la pioggia nella notte milanese. salutando l'uomo che parte in gessato e all star.

venerdì 7 novembre 2008

hard life of a journalist

e mentre mi preparo a partire per fare la standista per tre interminabili giorni a una fiera del vino (ruolo tipicamente previsto da un contratto da giornalista professionista), gioco a fare finta che sia una trasferta vera. metto in valigia vestiti un po' seri, l'invito personale per la cena di gala, i maglioni pesanti per il freddo di merano. vado.

giovedì 6 novembre 2008

freddy on street view

mi sono sentita un po' una star, un po' spiata e un po' una sfigata mappata. soprattutto la terza.

mercoledì 5 novembre 2008

obama e le foglie

foglie gialle, rosse, verdi e marroni. zuppe dell'acqua che ha appena finito di cadere, sui sentieri del parco solari lucidi di pioggia. improvvisamente si illuminano di sole - un raggio debole, ma pur sempre sole - e dal cielo bianco sporco sbuca un pochino di azzurro.

una cosa in cui, di prima mattina e a novembre, avrei creduto poco, pur sperandoci sotto sotto. esattamente come scoprire, con un sms notturno, che dall'altra parte dell'oceano non ha vinto un altro cowboy. così, catalogo i due eventi mattutini sotto la voce "cose che fanno ben sperare".

lunedì 3 novembre 2008

lo sbadiglio e il gatto al sole

una sensazione. milano di domenica è uno sbadiglio immenso. roma un gatto che cerca un posto al sole.

(dario cresto-dina, la repubblica milano di oggi)

venerdì 31 ottobre 2008

come se l'aria si ispessisse

nelle stazioni è un'altra cosa, l'emozione si intuisce dagli sguardi, dai gesti, dai movimenti, ci sono innamorati che si lasciano, nonne che ripartono, donne dagli ampi cappotti che abbandonano uomini dal colletto rialzato, o viceversa, osservo persone che partono non si sa per dove né perché né per quanto tempo, che si dicono arrivederci attraverso il finestrino con un cenno oppure si sgolano quando nessuno può più sentirle.

con un pò di fortuna assisti a vere e proprie separazioni, voglio dire che si capisce che durerà a lungo o che sembrerà eterna (il che è lo stesso), allora l'emozione si fa densa, come se l'aria si ispessisse, come se fossero soli senza nessuno intorno.

lo stesso succede quando arrivano i treni e mi piazzo all'inizio della banchina, osservo le persone che aspettano, il viso teso, impaziente, gli occhi chiusi che scrutano e di colpo quel sorriso sulle labbra, il braccio teso, la mano che si agita, mentre si vengono contro e si abbracciano: è la cosa che più di tutte preferisco.

(dolphine de vigan / gli effetti secondari dei sogni)

mercoledì 29 ottobre 2008

la mancanza (fisicamente)

è quando la fatica, scrupolosamente ignorata, viene a galla, che mi rendo conto di quanto si possa sentire fisicamente la mancanza di una persona. fisicamente, in angoli del corpo che neanche si sospettava potessero provare emozioni.

e così, con la schiena che brucia come se dentro scorresse acido, guardo vecchie foto. e scrivo a quelle persone che, dal buco nero in cui mi sembra di stare, troppo spesso rischio di scordare di amare.

lunedì 27 ottobre 2008

lento cibo

ho assaggiato formaggi di montagna, di quelli che riescono a stenderti anche solo con l'odore. marmellate e dolci. jamon e san daniele. biscotti e pane vero, di quello con la crosta scura e la mollica compatta. melanzane e peperoni. birra e liquore di miele. ho assaggiato una salsa ai capperi, che io i capperi li odio. una marmellata di fichi d'india. la salsa di pomodoro sulle friselle. i datteri che arrivano dal deserto egiziano.

ho respirato gli odori del cibo. del latte e della carne. delle spezie e dell'aceto. ho respirato l'aria di un qualcosa di nuovo, nuovo per me e forse anche per gli altri. ho osservato la gente buttare diligentemente le cose negli appositi contenitori per riciclare. ho parlato con chi crede in quello che fa. nella terra e negli animali.

ho incontrato un contadino svedese al bancomat, gli ho spiegato come si usa il terminale intesasanpaolo e lui mi ha raccontato come fa il pane. ho lasciato che mi abbracciasse per salutarmi mentre ritirava il suo bancomat e l'ho ascoltato dire: you look so honest.

ho seguito, con le cuffie per la traduzione simultanea, il workshop dei giovani del mondo di terra madre e di slow food. ho parlato con il mio vicino, alessio, camice da ricercatore anti-gelmini e pronto a scappare, finito l'incontro, per tornare alla facoltà occupata.

ho visto tante persone lavorare con passione. fare quello in cui credono. ho osservato il mio pass stampa/press, ogni tanto. ho sentito la mia voce rispondere per la prima volta "giornalista", quando mi è stato chiesto "che lavoro fai?".

così è andato il weekend di salone del gusto a torino. così è andato il mio incontro col lento cibo. stancante come solo le cose entusiasmanti possono essere.

ospite da un uomo chiamato testosterone, ottimo padrone di casa e compagno di sonni, birre e giri di notte. dopo un concerto, venerdì, in cui le luci della centrale elettrica si sono accese prima che io arrivassi. ma afterhours e subsonica (e la montà che conta) hanno saputo rimediare.

mercoledì 22 ottobre 2008

un anno


è un anno che sono (seduta) nella mia redazione. un anno fa ci mettevo piede per la prima volta, ero da sola nell'altra stanza con il mac blu e forse me lo chiedevo, dove sarei stata da lì a 365 giorni.

qual è il bilancio (i compleanni servono anche a fare i bilanci, no?), cosa penso del luogo in cui passo la maggior parte del mio tempo, del luogo che ultimamente è troppo al centro di ragionamenti non molto sereni, bè sinceramente non lo so.

lunedì 20 ottobre 2008

modena


svegliandomi nel grigio di milano, con la gola che fa male da 10 giorni, ripasso i ricordi di un weekend nella città che una volta per me era un gruppo musicale e oggi è un cognome.

rivedere gli angoli scoperti in una gita improvvisata, mesi fa. bruciarsi la punta della lingua mangiando i tortellini in brodo. aprire gli occhi e trovare la sorella nel letto accanto, a pochi centimetri, e sentirla ancora mezza addormentata farmi pat pat sull'avambraccio. come a dire "ohi, buongiorno".

venerdì 17 ottobre 2008

vicky freddy barcelona

- cosa cerchi in un uomo oltre le mutande giuste?
- non lo so. non so cosa voglio, solo quello che non voglio.

qua capisco che la bionda, quella che sa cosa non vuole ma non cosa vuole, sono io (anche perché escludo abbastanza rapidamente di poter essere la psicotica che va in giro a sparare o l'aspirante perfetta mogliettina).

sono cristina, quella che si becca da maria elena (la psicotica) una sfuriata perché è un'insoddisfatta, una che non sarà mai felice di quel che ha. insomma, sono decisamente la scarlett johansson de 'noattri.

(ok, sono un'insoddisfatta indecisa cronica, però vicky cristina barcelona l'ho visto in anteprima e aggratis... è la stampa, bellezza)

mercoledì 15 ottobre 2008

demi-plié


quando si va a vedere un balletto alla scala, una* delle cose più belle è il rito che ci sta attorno. il sipario di velluto rosso bordato d'oro. i signori d'altri tempi. gli abiti da sera di un'eleganza improbabile. i gesti delle ballerine, che anche quando finisce lo spettacolo si muovono come se ballassero (e ti chiedi se lo facciano pure al supermercato).

la formalità ostentata. i giapponesi. il vicino che si addormenta. le bambine delle scuole di danza (la prima volta che ci sono andata io ero piccolissima, nevicava e abbiamo preso il taxi). i tutù che svolazzano perfetti. i finti esperti che commentano. le scarpette con le punte. le braccia troppo magre dell'étoile.

* l'altra, naturalmente, è il sedere dei ballerini.

lunedì 13 ottobre 2008

bella nanina


per aumentare la mia credibilità e la mia autostima, soprattutto in giorni di naso rosso causa raffreddore, forse dovrei vietare ai miei di chiamarmi con soprannomi stupidi. con ridicole declinazioni della parola amore (che già mal sopporto riferita ad altri) o con vezzeggiativi adatti a un cagnolino (toh, a un neonato al massimo).

mi chiamino figlia, accidenti. o primogenita. mi accontenterei pure di "ehi, tu".

sabato 11 ottobre 2008

il letto / l'influenza


mi sono infilata nel pigiama e nel letto blu verso ora di cena. perché quando ho l'influenza, tutto quello che mi viene in mente è dormire. ho buttato giù due bicchieri di latte e cereali (quelli col cioccolato) e uno zerinol. ho letto. poi ho chiuso gli occhi.

e ho pensato che sarebbe stato bello se, invece che nel letto blu, fossi stata in un lettone. se dopo un paio di ore di sonno, mi avesse svegliata una carezza sulla testa, qualcuno che mi porge un bicchiere d'acqua prima di sedersi accanto a me, con le gambe distese sul copriletto.

poi però ho anche pensato agli attacchi di caldo/freddo, al naso chiuso, alle ossa che fanno male. al fatto che chiunque, accanto, sarebbe stato una seccatura. l'avrei odiato e mi avrebbe odiata.

e mi sono chiesta, per l'ennesima volta, se per caso io non abbia qualche problema con il concetto di coppia. giusto qualche.

mercoledì 8 ottobre 2008

16 ore

in un giorno in cui si esce di casa alle 8.15 del mattino e ci si torna alle 0.15, si possono scoprire parecchie cose. tipo che certi rapporti si basano sui silenzi più che sulle parole. o che tendo a parlare sempre del mio lavoro e della casa che non ho (e questa cosa mi spaventa).

oppure che i bambini piccoli assomigliano ai gatti piccoli, che i film ci hanno sempre mentito in tema di parti e che anch'io devo avere un briciolo di spirito materno (o meglio, da zia) nascosto da qualche parte.

lunedì 6 ottobre 2008

forbici

è incredibile come io, la donna che non sa prendere alcun tipo di decisione (gelato al pistacchio o allo yogurt? questa gonna o quella? lo compro o non lo compro? testa o pancia? lo ammetto o non lo ammetto?), diventi incredibilmente determinata quando mi accorgo che i miei capelli non mi piacciono più.

prendo un appuntamento dal parrucchiere o delle forbici. oggi, la seconda.


venerdì 3 ottobre 2008

come together

e a un certo punto ho avuto bisogno di sentire i beatles. mi sono ricordata che nell'hard disk di fabio c'è la discografia, ho trascinato abbey road in itunes e ho alzato il volume fino all'ultima tacca. la testa e la spalle si sono mosse da sole. ho sculettato allo specchio sfilando i pantaloni. mi sono sentita un po' meno stanca.

come together
right now
over me

lunedì 29 settembre 2008

odio

* quelli che sulla scala mobile stanno fermi a sinistra
* i piccioni (e quelli che li nutrono)
* uscire dalle coperte la mattina e avere freddo
* quelli che occupano tutto il marciapiede e camminano lenti (o si fermano a fare salotto)
* aspettare che la acqua della doccia raggiunga la giusta temperatura

giovedì 25 settembre 2008

giallo e rosa

arrivata sotto casa mi accorgo che è ancora giorno, che la luce gialla e rosa non ha ancora lasciato spazio alle ombre, al buio. penso che la giornata non è ancora finita. nonostante sia stata faticosa e snervante, non ne sento il peso.

alzo gli occhi dal libro di de silva. l'altro giorno ho letto un suo racconto e mi sono chiesta perché, dato che mi piace così tanto, non avevo letto tutto, di lui. e così mi sono comprata uno dei due libri che mi mancano. e ovviamente ci sono scivolata dentro come in una dipendenza.

ho comprato anche altri due libri, e ora mi chiedo perché non ho iniziato da quelli. almeno, se non mi fossero piaciuti, mi sarei consolata con de silva. ma non ho resistito, e stamattina ho spalancato la copertina.

nel suo caso non sono le storie. non solo quelle, insomma. non è la trama. è come mette le parole una di seguito all'altra. che io con le parole ci lavoro tutto il giorno, e le vedo maltrattate in continuazione. così, quando capita che qualcuno sappia che farsene, delle parole, mi sento un po' meglio.

domenica 21 settembre 2008

la domenica milano

milano sabato si mette i tacchi. indossa l'aria un po' indolente di chi c'è ma avrebbe pure di meglio da fare. si mette il vestito da rimorchio, quello di chi se la tira ma fa finta di no.

milano riempie ogni angolo del centro, ogni corridoio dei negozi, ogni piastrella di via torino. poi esce nei locali in, con le modelle troppo alte, la musica troppo invadente, il "fuori in cui si può fumare" talmente pieno di fumo che non si può nemmeno considerare un fuori.

poi la domenica milano non so dove vada. il tutto pieno diventa tutto vuoto. le serrande sono giù, le strade sono deserte, i ristoranti sono chiusi. sul tram, solo qualche vecchio matto e ragazze belle. nella metro, di mattina, tanta gente che dorme con la testa appoggiata al finestrino. mi chiedo se sul vagone c'è qualcuno che è appena uscito da una casa non sua. magari da un letto in cui 12 ore prima non si sarebbe mai sognato di stare.

qualcuno che ha ancora lo stesso abito della sera prima addosso, le stesse scarpe in cui i piedi cominciano a fare male. qualcuno che sogna uno spazzolino e degli occhiali da sole (era notte, perché mai avresti dovuto ficcarli in borsa?). qualcuno che tiene gli occhi bassi e sulle labbra ha un sorriso e un dubbio. qualcuno che si infilerà nella doccia appena entrato in casa, oppure che una doccia l'ha appena fatta, ma con un sapone dal profumo sconosciuto.

me lo chiedo, e non so perché mi viene spontaneo pensare di no. forse perché da milano non me lo aspetto. tutto qui.

mercoledì 17 settembre 2008

the apple is near the bed

il fatto che il mac e la scatoletta del wireless abbiano finalmente deciso di parlarsi, capirsi e amarsi migliora sensibilmente la qualità della mia vita.

* tastiera sempre a portata di dita, in un luogo mio
* nessuna convivenza genitoriale nella stanza dei computer
* schermo ai piedi del letto per drogarsi di film e telefilm
* un piccolo passo per una donna, un grande passo per l'umanità

il mio lato ER

ok, non è stato come in grey's anatomy (non ho incontrato nessun dottor stranamore), ma la prova-ospedale è stata brillantemente superata. ho stupito quelli all'ingresso con la mia preparazione su piani e reparti, ho aiutato i moribondi a mangiare, ho osservato con distacco tracce di sangue.

l'uomo dalle ginocchia di burro sta bene, gli hanno operato la gamba giusta, è un po' lamentoso (ma quello sempre), guarda donnine in abiti succinti in tv, ha mal di schiena ed è troppo alto per il suo letto.

insomma, tutto normale. finché non lo cacciano per disturbo dell'intero reparto.

martedì 16 settembre 2008

baustelle e tre

i baustelle chiudono il tour e noi con loro. visti tre volte in un anno, ieri riscaldano (non solo loro, a dire il vero) una giornata troppo fredda per essere credibile a metà settembre. dopo averci lasciato in balia di un gruppo spalla come-siamo-emo che sembra la brutta copia di qualsiasi gruppo vi possa venire in mente, ce la cantano e ce la suonano in un palasharp mezzo vuoto.

antidolorifico, pasta funghi+speck e birra fanno il loro dovere e il mal di testa sparisce, lasciando il posto al pensiero di persone che non sono lì (lì invece c'è il dnz incontrato per caso) ma è come se ci fossero. persone che coi baustelle c'entrano eccome, persone che con i baustelle non c'entrano nulla ma che per qualche motivo mi mancano da morire.

e poi stamattina suona la sveglia, il cielo è azzurro e vengono i brividi di freddo, a uscire dalle lenzuola.

lunedì 15 settembre 2008

discontinuità

passare dal sole e dalla sabbia di ieri al grigio gelido di questa mattina. dal sonno alla veglia. da una tranquilla gioia a un'ansia agitata. da un pensiero al suo contrario. dal cuore che batte veloce di felicità al cuore che batte veloce e basta.

la sensazione è quella. di essere discontinua.

martedì 9 settembre 2008

buongiorno in valparaiso

una delle cose migliori del mattino, mentre l'ipod risveglia i pensieri e i capelli spettinati, è camminare per via valparaiso e incontrare miki e sauro, in cravatta e belli come il sole. scambiare due chiacchiere assonnate e un bacio che profuma di latte e caffè. augurarsi il buongiorno da dietro gli occhiali da sole. e poi andare verso il parco solari, con il corpo un po' più sveglio.

(poi, certo, ci lascia assorbire da repubblica e si sbaglia la fermata della metro).

lunedì 8 settembre 2008

cervellotico

forse perché ho visto biba, con la sua mania di prendere in mano ogni scatola di medicine per leggere cos'è. forse perché domani operano un ginocchio. forse perché di domenica sera, mentre in casa fa caldo e fuori un filo di freddo, avevo voglia di sedermi sul divano e godermi il mio schermo del mac.

comunque ho rivisto grey's anatomy. e ho pensato cosa mi droga, di questo telefilm. è cervellotico, come me. non cervellotico-intrigante, ma cervellotico-rincoglionente. mille domande, nessuna risposta. domande autofatte, questioni autoingarbugliate, emozioni autosezionate.

e mi è venuto in mente che cervellotico l'ha detto ieri miky, seduti per terra alle colonne di san lorenzo. e che una settimana fa ero con tre uomini davanti a una birra a cercare di spiegare loro perché siamo così. così scostanti, così difficili, così insoddisfatte. anche se non credo che, per loro, aver avuto me come rappresentante del genere femminile sia stato molto costruttivo.

sabato 6 settembre 2008

pranzo

quanto ti prende un po' di nostalgia, non c'è niente di meglio di una cacio e pepe davanti a due puntate di boris.

e tu, dove vai a ballare?


neanche una goccia di pioggia, né una grandinata come si deve dentro al palasharp. nessun cataclisma atmosferico a rovinare il concerto della capa. così io e la michy ci prendiamo la nostra rivincita e finalmente ce lo ascoltiamo (e saltiamo e balliamo e cantiamo) tutto.

tanto sudore e tante risate, tanta birra e mille gag... insomma, di quei concerti che il giorno dopo hai male ai polpacci per quanto hai saltato. caparezza è la scarica di adrenalina sana per chiudere la seconda - faticosissima - settimana di lavoro.

venerdì 5 settembre 2008

tutto nuovo

capelli nuovi, tagliati in pausa pranzo. occhiali da sole nuovi, ritirati quando ormai il sole si nascondeva dietro a un ipotetico tramonto grigiolino.

ogni giorno di questo settembre è un passo verso l'inverno che sarà. verso le conferme, i cambiamenti, gli assestamenti. da affrontare con i ricci più corti e con un paio di lenti scure. con un sorriso tranquillo e l'ipod nelle orecchie.

martedì 2 settembre 2008

dall'altra parte del bagno

sarà che da quando ho girato il letto non era più capitato di averla a casa con me. ma ora, dopo tre settimane di nuovo insieme, mi accorgo che quando mi sveglio e vedo*, dall'altra parte del bagno, la sua stanza e so che è vuota, mi sembra strano.

*vedo è naturalmente un eufemismo, dato che senza occhiali non distinguerei un elefante da una formica.

venerdì 29 agosto 2008

fedecentrismo

per la terza mattina di fila, mi sono svegliata con un brutto sogno ( stamattina ho pure pensato "che scema, ho messo la sveglia e invece è sabato", per poi accorgermi che no, non è sabato). non di quelli in cui succede veramente qualcosa di brutto, ma di quelli che mettono ansia, che appesantiscono il respiro.

e, come se non bastasse, di quelli che sembrano chiaramente dare un consiglio o un monito. di quelli che sembrano avere un significato vero, e non solo onirico. di quelli che suggeriscono che il fedecentrismo - io al centro che tento di dare un mio senso alle cose, dimenticando che all'esterno ci sono un mondo e delle persone che un senso se lo danno già da soli - non può stare un granché in piedi.

mercoledì 27 agosto 2008

stop & go

mentre settembre (che è un capodanno all'ennesima potenza, il vero momento in cui si volta pagina e si inizia l'anno nuovo) si avvicina, mi accorgo che si affacciano nella mente i primi "buoni propositi" che verranno presto dimenticati.

vedere e sentire di più certe persone, fare le flessioni, fare gli addominali, affrontare il lavoro in un altro modo, tenere la contabilità ogni mese, riprendere danza, fare ordine nella stanza, fare ordine nella vita.

milano, con la sua temperatura né calda né fredda, il cielo limpido e le strade semivuote, ora pare addirittura vivibile. ricominciano le sere con chi è già tornato al lavoro, le birre al rattazzo, le mail e i messaggi. ricomincia tutto, piano piano, e un po' vien da chiedersi cosa ci sarà di uguale, e cosa di diverso.

lunedì 25 agosto 2008

la sindrome del rientro


mio padre - detto anche l'uomo dei mojito - ieri ha sentenziato: "è la sindrome del rientro, la settimana di malattia quando finiscono le vacanze. tu non avevi mai fatto ferie, ora sai cos'è".

tornavamo in macchina da spotorno, dopo aver sottratto ogni minuto possibile al countdown della fine delle vacanze. io bestemmiavo a ogni colpo di tosse, cercando di tenere a bada raffreddore e sangue dal naso.

e così finiscono le prime ferie vere della mia vita. quelle in cui per la prima volta mi sono sentita dire "domani devo tornare al lavoro". finiscono dopo valencia, porto, coimbra, tomar, nazaré, lisbona, sintra, cabo de roca, cascais, obidos, peniche. dopo aerei, treni e pullman. dopo viaggi diversi con persone diverse. dopo il weekend spotornese di ritorno ormonale all'adolescenza (dei 25-28enni trasformati in 14enni).

del resto i segnali c'erano già quando abbiamo messo (io, ale e michy) piede sul malpensa express. nel cielo senza colore che sembrava non avere niente da spartire con quello infinito del portogallo e dell'atlantico. nelle prime avvisaglie di mal di gola. nel caldo appiccicoso di milano. nella pelle che spela strati di abbronzatura.

e quindi si torna. con tanto di sindrome e con la sensazione di aver respirato ogni istante delle due settimane di vacanze. di averle godute. perché sono poche, ma moltiplicarle riempiendole di cose che restano negli occhi è possibile.

giovedì 14 agosto 2008

è un paese per vecchi*

il portogallo ci accoglie (me e la sorella) con un cielo azzurro che sembra non aver fine e un vento fresco (freddo?) che in un istante rimpiazza i 40 gradi di valencia.

porto ci dà il benvenuto con un sali scendi di stradine e di vicoli, con i vecchi sfaccendati che borbottano e guardano ale, con il fiume douro che separa la ribeira (il centro) dalla zona delle caves, delle cantine di porto.

camminiamo felici e stanche, tendendo l'orecchio a questa lingua di cui non si capisce nulla e in cui ci esprimiamo con un mix italo-inglese-spagnolo. tanto, dopo i giorni di valencia con la montà che conta, il vocabolario è ridotto a modi di dire incomprensibili ai più e a versi.

i cinque giorni valenciani, in otto tra danze notturne e spiaggia, tra risse e paella, sono volati. divertenti come ogni volta, stancanti come non dovrebbe essere una vacanza. io registro uno smarrimento di occhiali da sole un attimo dopo aver messo piede in città, un tentativo di uso di lenti a contatto (per la serie: aboliamo i nostri tabù) e una mezza insolazione. incidenti di percorso che non mi fermano.

ora ci aspettano coimbra, tomar, nazaré e poi lisbona.

(*ma la birra costa 1 euro)

giovedì 7 agosto 2008

sabato 2 agosto 2008

vengo dalla luna

alla fine a capa cchiu rezza di tutte è la mia, dopo che un tornado tropicale si abbatte sulla piazza di trezzo d'adda, su di noi e su caparezza.

avrà fatto appena quattro-cinque canzoni quando si alza un vento gelido ("emmm... ma non faceva caldo da morire, un secondo fa?"), lo schermo alla spalle del gruppo inizia a ondeggiare, le foglie a volare. lui tira dritto con la grande opera ma c'è poco da fare, la musica si interrompe e in tre secondi siamo tutti sotto i portici al riparo dalla grandine.

la pelle si fa fredda (e d'oca), io e la michy scrocchiamo una pipì in un negozio a caso, la mia voce se ne va.

a sto punto, vederlo a settembre è d'obbligo.

(naturalmente, oggi c'è il sole e manco una nuvola)

venerdì 1 agosto 2008

latitudini


la seconda volta è più lucida, più consapevole. sai cosa ti aspetta - più o meno - anche se poi tutto può accadere. e soprattutto sei meno ubriaco, più presente.

dalla prima volta con daniele silvestri sono passati mesi. il cielo sotto cui si siamo incontrati era diverso, la latitudine e le persone pure. a settembre era una scoperta, un pezzetto di musica che sarebbe diventato parte della colonna sonora invernale.

eravamo in provincia di roma, ora siamo in quella di bergamo. scenario abbastanza desolato in entrambi i casi - allora un parcheggio tipo quelli che si usano per il mercato del paese, ieri lo spazio di un centro commerciale o quasi con annesse zanzare e puzza di non si sa cosa (meglio, non saperlo).

la seconda volta il concerto inizia un po' così, doveva essere gratuito e invece per motivi non meglio specificati si paga, la gente mugugna, silvestri si scusa. fa niente, 10 euri li vale, il viaggio in cui ci infiliamo per un paio d'ore, da frasi da dimenticare in poi. canzoni riarrangiate in chiave molto caraibica, sudamericaneggiante. si accelera e si frena, tra ritmi da ballare e parole da cui farsi cullare.

poi i miei pensieri si inceppano sul mal di schiena che parte dalla base del collo e arriva giù fino al codino. per un paio di canzoni non c'è altro. poi arriva la paranza, il momento tamarro per scatenarsi, i sorrisi... e il male scivola via dalle spalle. almeno per un po'.

alla fine, c'è un profumo inebriante che dall'africa alla ande ti racconta di tabacco e caffè... e buonanotte, si va a casa della michy.

giovedì 31 luglio 2008

contro il materasso

la tempesta tropicale di ieri sera deve avere fatto un po' di cortocircuito. il cuore batte irregolare, come se fosse fuori tempo.

sarà che è giovedì ma a me sembra già vacanza, sarà la sveglia presto per preparare la "valigia" della prima trasferta estiva - dalle parti di bergamo, ok non si va molto lontano, ma si va per daniele silvestri e caparezza e la compare di viaggio portoghese.

insomma, stamattina ho aperto gli occhi, a pancia sotto, e ho sentito questi battiti strani contro il materasso.

martedì 29 luglio 2008

air conditioning is on my head

molto più delle zanzare - che ormai sono allevate a casa mia con rigore e passione - odio l'aria condizionata. e non mi spiego perché i miei genitori, noti alle cronache per la loro tendenza a fare happy hour in qualsiasi momento e occasione, si ostinino a tenerla accesa di notte. soprattutto nelle notti in cui basta aprire due finestre per fare entrare aria fresca (ok, non fredda, ma fresca sì).

e invece si chiudono tutto le porte e finestre, si creano ambienti separati con uno sbalzo di temperatura da notte/giorno nel deserto e si fa andare alla grande la macchina che fa l'aria condizionata.

peccato che questa si trovi sul mio balcone, e non sul loro. accanto alla mia testa, grazie alla nuova disposizione del letto blu, e non alla loro. e che faccia un rumore tipo trivella.

domenica 27 luglio 2008

zzzzzzzzz

nel weekend in cui ho scoperto i piaceri del wok e dello stare ai fornelli a cucinare, posso dire con certezza che le mie principali attività sono state:

- cucinare*
- mangiare**
- bere***
- andare all'esselunga
- sostenere serrati corpo a corpo con le zanzare

non necessariamente in questo ordine (le zanzare sono diventate la cosa con cui ho un rapporto di maggiore intimità, mac a parte).

* pasta alla norma, fajitas pollo-manzo-peperoni, fagioli y pancetta, riso basmati, cocada, antipasto sprint con gli avanzi, linguine al basilico col pomodoro
** quello di cui sopra più gelati e bruschettona
*** birra, bonarda e sangria

sabato 26 luglio 2008

parquet

godo a camminare a piedi scalzi sul parquet, a sentire il legno risaldato dal sole sotto la pianta e le dita.

(non sarà che io, che li ho sempre odiati, stia diventando feticista dei piedi?)

(no, credo di no. continuano a non piacermi, né i miei né quelli degli altri. ma d'estate non posso fare a meno di farli vedere. quindi ok: sono esibizionista dei piedi)

martedì 22 luglio 2008

sopra le lentiggini

304 pagine durano 14 ore o poco più. dall'istante in cui in metropolitana apro il libro a quello in cui, seduta sul letto blu, lo richiudo.

in mezzo, una giornata in cui la birra di ieri sembra essere filtrata in angoli del corpo rendendo i movimenti difficili e la testa vagamente liquida. in cui cammino lenta, a passi ovattati - io che di solito mi sento rimbalzare sulle suole - tutta presa dalla sensazione della fodera della gonna giallo chiaro che si attorciglia tra le cosce.

una giornata di caffè buttati giù e litri d'acqua, di interviste fatte cercando di sembrare vagamente credibile, di insofferenza ai rumori del cantiere appena fuori dalla finestra della redazione.

una giornata, insomma, in cui il corpo è iper sensibile. e la testa, immagino, pure. così lo bevo, la solitudine dei numeri primi di paolo giordano. lui ha la mia età e la testa un po' inclinata, nella fotografia in bianco e nero nell'ala della sopraccoperta.

dalla copertina, invece, due occhi di ragazza mi scrutano da sopra le lentiggini, mentre alle 19.36 la luce al parco solari si fa perfetta e io mi alzo dalla panchina su cui mi ero messa a leggere.

("tu sei pazza. quel libro è tanto,
troppo per un giorno solo")


cieli ornati

"non si possono vedere i concerti da seduti". no, non si può. per questo ci mettiamo in piedi, sui lati del tendone che sembra una serra di villa arconati.

e i baustelle suonano, e la gente c'è anche se sta seduta (fino a la guerra è finita. lì si alzano quasi tutti. io prendo il telefono e faccio in modo che ci sia anche chi, all'ultimo istante, non è potuto venire).

poi il cielo sopra il parco si riempie di lampi, belli come le nuvole che lo ornavano prima che la musica iniziasse. e la notte scivola via (e io scivolo nel sonno), portandosi dietro una giornata un po' difficile.

sabato 19 luglio 2008

sentila!

sopra l'arena le nuvole si fanno sempre più piccole, fino a scomparire nel buio della sera. le note che arrivano dal palco, la voce di samuel e le vibrazioni della musica, si trasformano in un attimo nella gonna verde che ondeggia sulle ginocchia al ritmo delle mie spalle.

nei piedi che saltano e nelle mani che si alzano. nella punta delle mie dita che gioca con i capelli. nell'odore di canna e nella birra.

nella sensazione, netta anche se dura un istante, della pressione del lato delle mie scarpe contro quello delle all star di biba. vicina, senze parole.

così i subsonica riempiono l'aria fresca e le gradinate, non deludono come sapevo non avrebbero fatto. anche se, come dice qualcuno, pure i concerti a milano sono un po' strani.

mercoledì 16 luglio 2008

il letto blu

stamattina non avevo voglia di alzarmi, semplicemente. ho zittito la prima sveglia, ignorato la seconda, posticipato le successive.

stavo bene sotto il lenzuolo a righe e la copertina boliviana, questo è tutto. stavo bene in quella luce, con la testa sul cuscino. non mi andava proprio di lasciare il letto stretto e blu, rigirato per la stanza vuota in una posizione nuova, dopo che le pareti sono state imbiancate (giusto per darmi la sensazione di aver cambiato stanza, anche se sto sempre qui).

non mi andava, punto e basta. perché ora andare in redazione mi pesa come non mai, più che in qualsiasi altra redazione di sempre. forse perché finalmente intravedo le vacanze e non vedo l'ora di salire sul primo aereo.

martedì 15 luglio 2008

shine

milano è bella come non mai. il cielo azzurro intenso, senza una nuvola a sporcare gli angoli tra i tetti. l'aria fresca che accarezza i polsi. il sole brillante e caldissimo, che abbraccia senza stringere troppo.

così mentre cammino tra gli alberi verdi del parco solari sorrido. and all of this world, is gonna see me shine.

lunedì 14 luglio 2008

il dehors di casa fritto

in stazione centrale, grosse gocce fredde cadono sulle spalle e sulle immagini del weekend. sul risveglio nel mio letto a casa fritto, con il perfetto livello di luce e temperatura e rumori e ore di sonno dormite (e con la sensazione di essere davvero a casa).

sulla giornata di shopping con la sorella, da cui si torna con troppi sacchetti e tre paia di scarpe/sandali. sulla festa al circo massimo ("la facciamo nel dehors?"), con le candele e i 25 chili di cocomero e vodka, con la pipì nel prato e il tinto de verano. festa di inizio estate, festa di fine anno.

sulla domenica di resaca tra foto e chiacchiere, mezze sdraiate e mezze addormentate. sulla tangenziale con gli occhi pieni e sul binario otto di termini. sugli odori ritrovati. sui saluti e sui "ci vediamo a settembre".

grosse gocce fredde vengono giù e freddypod, manco sentisse il tempo, attacca cade la pioggia.

giovedì 10 luglio 2008

addormentarsi con lui

era tanto che non succedeva. ieri il sonno ha avuto la meglio su di me mentre, cellulare in mano, scrivevo una buonanotte e di aver comprato la solitudine dei numeri primi. stamattina ho trovato il telefono acceso (e sul comodino... strano, di solito quando succede così me lo ritrovo nel letto), ho guardato tra i messaggi inviati e ho scoperto invece le mie righe lì, mezze scritte, ancora in bozza.

e questo, invece di farmi venire seri dubbi sulla mia lucidità mentale e sul probabile bisogno di dormire di più, mi ha fatto sorridere. mi ha riportata ai letti stretti di spotorno e di roma. a una discussione con lu ("fe', ma ti pare possibile addormentarsi mentre si scrive un messaggio? che scusa è?" - "guarda che a me succede sempre"). ai pensieri prima di dormire.

lunedì 7 luglio 2008

pelle rossa

il weekend romano mantiene le sue promesse, tra grandi chiacchiere e sorrisi, la pelle che si fa rossa, il mare e le scale di sperlonga, san lorenzo senza luce, gli occhi negli occhi, treni che scivolano veloci...

e poi, la gioia di dire, mentre ci si saluta a termini, "ci si vede tra cinque giorni".

giovedì 3 luglio 2008

non ero shopping-dipendente?

comincio a preoccuparmi. oggi ho ricevuto il mio primo stipendio vero (yeeee), sono andata a fare un giro per negozi e in due ore di shopping non ho comprato nulla. anzi, tre paia di mutande. uguali. che neppure mi piacciono molto. ma avevo bisogno di portare a casa almeno un sacchetto. uno, piccolo.

ora: o mi sono disintossicata dall'acquisto compulsivo o ho perso il mio tocco magico per lo shopping. oppure girare nel reparto nell'intimo è molto più divertente se sai che c'è qualcuno che lo vedrà, il tuo intimo.

freno/frizione/acceleratore

che strana sensazione, guidare a piedi scalzi - perché con le infradito è pure peggio - nelle strade di milano di notte. sentire le dita tese sull'acceleratore. mi fa venire in mente i tornanti di bergeggi, il mare, le vacanze quasi dimenticate.

lunedì 30 giugno 2008

equilibrio

l'equilibrio è una questione di piccoli gesti, di decisioni infinitesimali. di cambiamenti quasi impercettibili oppure enormi. è una questione di tempi ed energie da ridistribuire, di momenti pieni che diventano vuoti e viceversa.

l'equilibrio è un continuo prendere la misure di se stessi, del proprio stare nel mondo e tra le persone. è farsi delle domande e difficilmente trovare delle risposte. è cercare delle conferme e trovarne - oppure no.

l'equilibrio a un certo punto arriva, inaspettatto. fino a quel momento, si sta in bilico in punta di piedi nudi, con qualche brivido e tanti sorrisi.

domenica 29 giugno 2008

la doppietta

ci sono weekend pesanti, di quelli che finiscono e sei stanco, di quelli in cui lavori soltanto e la domenica sera ti trovi a dire: "che culo, domani si torna a lavorare, peccato che io non abbia mai smesso".

poi ci sono weekend che sanno d'estate, come questo. di quelli pieni di appuntamenti, che sanno mantenere le promesse. balli, alcol e sorrisi, le uniche cose che servono veramente. e il mal di testa da resaca passa (certo, con un aulin è meglio), e gli sguardi assonnati raccontano la stessa notte. festa a villa moratti e compleanno del ballero, doppietta che lascia il segno. insieme a un miliardo di foto e filmati, frasi immortali e immagini che fanno spisciare. alla traccia di un ti voglio bene al gusto di rum.

venerdì pensavo al weekend che mi aspettava e la frase che mi è uscita spontanea è stata "sarà un weekend romano". nel senso del clima, dell'atmosfera di festa, dell'addormentarsi sul prato. non mi sbagliavo. l'unica cosa che non avevo considerato erano le zanzare.

lunedì 23 giugno 2008

isterica con stile

così mi sono detta: se proprio dobbiamo lavorare la sera, almeno facciamolo con stile.

dice culo

vedi alla voce culo.

solita metropolitana a sant'agostino, corriere che esce dalla borsa, viaggio con freddypod, redazione.

esco la sera, arrivo a piola e non trovo l'abbonamento. tasche non ne ho, nella moleskine non si è infilato, in borsa non c'è... tipico che l'ho perso.

compro un biglietto e mi metto a pensare alle cose da fare, ritrovare la fototessera coi capelli afro, tornare all'atm point, rispendere 10 euri - o forse me lo ridanno gratis?

scendo a sant'agostino e mi dico: "vedi mai che è caduto mentre tiravo fuori il giornale. sè, però era 9 ore fa, figurati".

vado dall'omino nella guardiola:
- non è che avete trovato una tessera dell'abbonamento?
- come si chiama lei? ... che culo! si può dire che culo?

e non parlava del mio sexissimo posteriore.

domenica 22 giugno 2008

good morning

i piedi sotto le lenzuola. l'aria fresca che entra dalla finestra aperta, facendo ondeggiare la tenda colorata come se fosse una bandiera, o una vela. la luce delle otto del mattino che entra e illumina tutto di giallo.

aprire gli occhi. e sentirsi felici, ripensando alla bella sensazione di essere scelti da chi ci vuole bene - al di là del tempo e degli anni - nei momenti più importanti. e in quelli più semplici.

giovedì 19 giugno 2008

memorandum

Memorandum per i maturandi sfigati che ieri hanno toppato clamorosamente nel tema d'italiano. Primo, impugnare immediatamente le tracce ministeriali, per evidenti vizi di forma: la poesia di Montale, per esempio, non era dedicata a una donna ma a un uomo.

Secondo, ricusare tutti i commissari dai quali si è ricevuto almeno una volta un voto inferiore a 6, prova evidente di "grave inimicizia personale".

Terzo, invocare immediatamente la sospensione degli esami di maturità, dando precedenza agli esami del sangue e delle urine, che notoriamente suscitano "maggiore allarme sociale".

Quarto, ottenere un provvedimento straordinario che sospenda immediatamente il giudizio per gli studenti il cui cognome inizia per la lettera X (dove X indica l'iniziale del proprio cognome) finché non abbiano completato l'università.

Dice: ma non funzionerà. Fidatevi: è il momento giusto.

(sebastiano messina - bonsai del 19/6/2008)

domenica 15 giugno 2008

la finestra nel mare

ho sognato una spiaggia. caraibica, immacolata. sabbia fine e onde appena accennate. di notte.

guardavo la spuma sottile sul bagnasciuga, sentivo la sensazione dei granelli di sabbia sotto ai piedi. volevo fare il bagno, ma forse il fatto che fosse notte mi faceva paura.

"vai", mi diceva un uomo seduto lì vicino. era il mio prof della tesi.

e mi accorgevo che il cielo stava divantando chiaro. anzi, sopra la mia testa vedevo nettamente l'azzurro rincorrere il nero. come una macchia di vernice che si allarga sull'altra.

allora andavo. e mi stupivo che l'acqua fosse calda e tranquilla. ci buttavamo, io, un uomo silenzioso con qualche ruga profonda (a occhio e croce, era lì per proteggermi o guidarmi), una ragazza senza il pezzo sopra del costume. pensavo che anch'io avrei voluto non averlo, ma che lo avevo tenuto per imbarazzo. pensavo che sarebe stato bello sentire l'acqua sulla pelle, e che le mie paure anche stavolta mi avevano fregata.

e allora nuotavo. sulla pancia, sulla schiena. finché non arrivavamo alla fine del mare. e c'era una finestra, che dava su un cortile a sua volta immerso nel mare. e ci affacciavamo sulle decorazioni arabesche del pavimento sommerso dall'acqua, a nostra volta dentro l'acqua. ed era bello, sapere che il mare continuava.

venerdì 13 giugno 2008

le mezze stagioni

l'altra sera, al tg, una giornalista in evidente stato confusionale blaterava che il tempo di questi giorni (30 gradi, diluvio, sole, nuvole, afa, freddo) dovrebbe renderci felici, perché è la prova che le mezze stagioni esistono ancora.

a me sinceremente il fatto che oggi a milano sembri inverno non è che esalti così tanto, ma tant'è.

però la mezza stagione, in effetti, è evidente. non fuori ma dentro. nell'umore instabile, nel sonno perenne, nei cambamenti che destabilizzano, nelle decisioni che non so prendere, nelle opinioni incostanti.

diciamo che alla mezza stagione preferirei la stagione. e che fosse magari l'estate.

martedì 10 giugno 2008

malik

venditore africano di libri equi et solidali: "vedi, federica..."
io: "ehi! ma come fai a sapere il mio nome?"
venditore: "emmm... ce l'hai scritto attaccato al collo..."

(accadeva in corso vittorio emanuele, poco prima che lui mi attaccasse una pippa infinita sul matrimonio, il senso dell'onore in africa, l'adulterio, "il sesso è una cosa brutta", il fatto che le italiane sono zoccole, e poi mi invitasse a mangiare africano)

intraprendenza

in un certo senso, avere una dipendenza è sinonimo di intraprendenza.
(chuck palahniuk - soffocare)

domenica 8 giugno 2008

la saggezza della nonna

"ma quindi, alla fine, tra tutte queste ragazze con cui sei stato, qual è quella con cui si sta meglio?"

sabato 7 giugno 2008

otto lettere

un weekend di inizio giugno non è il momento migliore per mettersi a pensare, per cercare di dare un senso a quel che accade, alle decisioni prese e alle cose semplicemente successe. a me ora, al mio modo di stare qua, a quello che ho sempre pensato e che improvvisamente mi sembra fuori fuoco.

non è una buona occasione per obbligarsi a stare soli in casa a lavorare e a fare pulizie di primavera, e poi perdersi nella musica della radio e nella contemplazione del mac. o per mettersi a sfogliare il blog, dall'autunno a fin dove si riesce (un centimetro dopo l'autunno).

non è la situazione più adatta per essere lontana da casa fritto, con il bisogno di silenzio e quello di parole che si fronteggiano.

sarebbe il momento di ritrovare i punti fermi, di prendere le misure che poi danno senso al resto. ma è difficile. gocce d'acqua salata piovono giù dagli occhi di tanto in tanto. vorrei che nella catenina da carrie, oltre al mio nome, ci fosse scritto anche chi sono io.

giovedì 5 giugno 2008

affezione

mi accorgo di esserci affezionata, alla tachicardia. in fondo è una reazione sana di un muscolo che si trova incastrato tra il cervello e quello che non c'è.

martedì 3 giugno 2008

finestrini

ci sono i finestrini che arrivano. come quello dell'eurostar che si infila dentro roma, dandoti tutto il tempo di accarezzarla con lo sguardo e di tornarti a emozionare. l'auchan, il palazzo di sky, i tralicci, le case malconce, i papaveri lungo rotaie, il degrado, le mura, gli edifici che riconosci, le chiese. tutto e il suo contrario, mentre i bambini chiedono "ma quanto è lunga termini?" e tu "ma quanto è casa mia?".

poi ci sono i finestrini abbassati, con l'aria fresca che entra veloce, scompiglia i capelli da pecora e fa socchiudere gli occhi. la musica che risuona forte, il tramonto dai brutti cavalcavia della tangenziale, la luce che si fa giallo-madreperla, i tetti con le antenne della tv.

di notte la città la puoi guardare dal basso in su, sdraiata sul sedile dietro dopo un concerto dei fratellis, note e allegria allo stato puro, con chi fa battere il cuore e due pogatori che vorrebbero ma non hanno più l'età. ti accucci sul sedile con gli occhi spalancati, mentre sopra la tua testa corrono alberi e rami, tetti e balconi. e più in là, il buio. come quando sei piccolo e il viaggio in macchina è l'assaporare un sonno ancor più profondo.

come dai finestrini del ritorno in eurostar. milano appare dopo tre ore seduta per terra in corridoio del treno, e in fondo gli occhi hanno solo voglia di dormire.

(poi ci sarebbero i finestrini non finestrini. quelli del motorino. da lì la vista di roma non ha uguali. l'aria ti entra nei polmoni con forza, lo sguardo si perde. il fresco del lungotevere. la gonna che si alza un po'. via nazionale piena di buche. piazza della repubblica con la sua fontana. le parole urlate per sentirsi e commentare la visione con le ragazze).