martedì 3 agosto 2010

iki, istanbul

due è il numero di istanbul. perché tutto è doppio, mischiato, contraddittorio in questa città che sta a cavallo su due continenti, tra asia e europa. doppia la sua anima, laica e religiosa. doppia la sua natura, tra acqua e terra.

a istanbul ci sono donne in minigonna e donne con il velo. gay che camminano abbracciati e vecchi integralisti che ti sgridano per come stai seduta, con le gambe troppo in vista. ci sono chiese e moschee. e moschee che una volta erano chiese (ho scoperto che le moschee mi piacciono. mi piace l'architettura, mi piace il rituale di togliere le scarpe e coprire il capo. il velo, in un certo senso, ha fascino).

c'è tanto alcol (mangiano bevendo raki, una sorta di sambuca, allungato con acqua) ma l'islam lo vieta. ci sono uomini brutti e donne belle, nonostante il chador lasci vedere solo gli occhi. ci sono quartieri che sembrano i navigli o trastevere e altri in cui vieni guardato male perché hai i polpacci scoperti.

le donne sono coperte dalla testa ai piedi per strada, ma negli hammam si sta completamente nude. ci sono grattacieli e minareti. c'è chi prega nei cortili e chi balla nei locali.

iki, due. per me istanbul si traduce così.

Nessun commento: