giovedì 16 aprile 2009

respiro

cammino sotto un cielo grigio, nero e blu. i fulmini illuminano orli di nuvole, di tanto in tanto. i tuoni rotolano in un silenzio irreale. poche persone, pochi rumori. qualche macchina, un tram che sferraglia. e il mio respiro. a conti fatti, il parco solari sotto un imminente acquazzone (te lo aspetti da un momento all'altro, di sentire una grossa goccia cadere pesante) è questo. il mio respiro.

un po' è perché fa fresco e ho voglia di soffiarmi il naso, ma non ho un fazzoletto e quindi sbuffo come una balena. un po' perché arrivo da yoga e dopo yoga il respiro si fa sempre, come dire, presente.

non so se sia un effetto voluto, ma a me succede. a furia di fare luuuunghi respiri, va a finire che l'aria fa percorsi strani, dentro di me. dà un po' un effetto-canna, di torpore e rimbambimento. credo sia una questione di ossigeno che arriva al cervello in modo strano.

il respirare mi lascia ogni volta sbalordita. nel senso, è una cosa che facciamo ininterrottamente. ma se ci pensiamo diventa diversa. non si può pensare a respirare e respirare normalmente nello stesso tempo. perché ci si fissa sul peso dell'aria, sulle costole che si aprono, sulla sensazione di riempirsi e svuotarsi.

così, dopo yoga, assieme alle costole ingarbugliate, ai muscoli troppo reattivi e a capelli ancora più insensati del solito, mi trovo con questa specie di respiro cosciente. e mi viene da chiedermi se solo con il respiro valga questa cosa, il fatto che cambi non appena ci pensi e che da azione spontanea diventi innaturale.

credo di sì, anche se il mio razionalismo mi scongiura di pensare che no, non è così. eppure succede. si fanno grandi e piccole cose con naturalezza, poi ci si ferma a pensarci e... puff, panico.

che poi, forse questo è solo il risultato di un corso per yoga per disadattati (a vedere l'improbabilità di palestra e partecipanti).

4 commenti:

valerio ha detto...

Lo avevo cercato quando ne abbiamo parlato a Spotorno, durante la settimana di malattia a Palombara ho ritrovato il libro nella libreria dei miei e ho trascritto queste poche righe

"Era una serata di tempesta, subito fuori il ristorante indiano a piazza Trilussa a Trastevere, il terzo appuntamento in una settimana, di quelli che, con una certa ambiguità semantica, si definiscono uscire insieme. Pochi passi quasi di corsa, qualche bacio fuori dalla Smart nera, poi tutto un cercarsi un esplorarsi.. Pioveva. Pioveva come piove a Roma, con quelle sfuriate caratterialmente romane, rovesci da pinne e scafandro che sembrano che sembrano voler lavare e trascinare via tutto: rifiuti e peccati. Piove così a Roma. Generosamente. E generosamente succede di conoscersi, affrontarsi coinvolgersi. Un coinvolgimento impetuoso. Cominciato sul lungotevere, appoggiati a ogni angolo.."

biba ha detto...

anche io voglio fare yoga

con te possibilmente

il respiro è un'arte raramente consapevole di sè

linafiga ha detto...

Io buby con te vorrei fare delle COSINE..

fe ha detto...

lina sei una maiala. però ce piasci cossì.