martedì 27 settembre 2011

il partito dell'amò

Tic dell'anima e sventure lessicali: amò. Esempi intercettati: «Amò, questa sera ti voglio proprio zoccola». Oppure: «Amò, io mi voglio candidare al Parlamento europeo». E anche (e quindi): «Amò, ho bisogno di soldi». E dunque: «Il solito, amò: mille».

Amò, amò, amò: che pure dovrebbe suonare come semplice diminutivo di "amore", e invece si è perso per strada, l'amore, s'è fatto secco e sfrontato, s'è immiserito, inacidito, forse è malato. Gianpy (Tarantini) dice sempre «amò», e «amò» gli rispondono le ragazze anche per iscritto, e pure tra loro, che non si amano per niente, è tutto un malaugurato fiorire di "amò".

Erosione e deformazione dei sentimenti, dittatura dell'intimità da display, torneo di consumo rapido e semplificato. Intanto finisce l'estate e se ne va in archivio l'inno Ostia beach: «Senti, amò, er bar sta lì / sto a sudà da morì».

(filippo ceccarelli | repubblica del 21 settembre)

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