«e roma? quand'è che torni a roma?». il mio amico davide vive tra barcellona e berlino. sei mesi di qua, sei mesi di là, inseguendo le stagioni. gira mezzo mondo per lavoro e ogni tanto torna a milano. non ha ancora ben chiaro dove sia casa per lui. ma ha un'idea ben precisa di dove lo sia per me.
capita quando ci vediamo, o quando ci scriviamo. «non hai in programma di tornare a roma?», mi chiede. «dovresti farlo: ami quella città, ti appartiene. sono sicuro che prima o poi ci tornerai», mi scrive.
a me ogni volta vibra il cuore. sono cinque anni che me ne sono andata dalla capitale, inseguendo un lavoro e la sicurezza di una rete antica di amici. ho sofferto tornando a milano, poi ci ho fatto l'abitudine e mi sono adattata.
eppure. eppure domenica scorsa camminavo a trastevere, nell'aria gelata e sotto un cielo blu da togliere il fiato. camminavo e mi pareva di bermeli con gli occhi i vicoli, le case, le terrazze. le piazze, inondate di luce, i ristoranti con i turisti seduti all'aperto nonostante il freddo, gli angoli nascosti.
trastevere al di qua e al di là di viale trastevere, da una parte negozi e locali, dall'altra case silenziose. quando sono andata a vivere a roma, di trastevere non capivo niente. era un dedalo in cui mi perdevo ogni volta. ora no, ora ci scivolo dentro come se fosse casa, sfiorando immagini e ricordi.
(«ci compreremo una casa a trastevere», ci dicevamo, prima che il mio cuore si spezzasse.)
così, mentre il freddo mi bruciava le dite e la luce picchiava contro gli occhiali da sole, ho pensato a davide. «e roma? quand'è che torni a roma?». già: quando?
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