venerdì 22 marzo 2013

storie di amore e di lavoro (o della precarietà)

le storie di amore e quelle di lavoro si assomigliano. che siano precarie o a tempo indeterminato, avventure di una notte o cococo. all'inizio ci si studia. si prendono le misure, ci si mette il vestito più bello. si mostra il lato più interessante. si valutano gli interessi comuni.

erwitt elliott
poi, a volte (non sempre), scatta qualcosa. sono i giorni dell'entusiasmo, quelli in cui agli amici parli solo di quello (del nuovo lavoro, del nuovo amore). quasi fossi la prima persona sulla terra a uscire con qualcuno o ad avere un impiego.

all'inizio nessuno ha idea di come andrà. durerà? finirà? è lui, quello della mia vita? tante domande, zero risposte. ma non importa, avanti così, perché ci siamo solo noi.

pian piano l'eccezionalità diventa normalità. i binari quelli della quotidianità. si fa quel che si deve, si affrontano i problemi (a volte da soli, a volte insieme). si perde il brivido, si tende ad andare a marcia costante.

rassicura. non eccita forse, ma rassicura.

passano i mesi, passano gli anni. qualche brivido («mi rinnovano o no il contratto di un anno?»). poi, di solito, c'è bisogno del salto. dell'upgrade. mi sposo, faccio un figlio, vado a convivere, ho un aumento, ho una promozione, ho un tempo indeterminato.

per alcuni funziona. è un nuovo inizio. un progetto comune. per altri no: i motivi sono mille, ma semplicemente non va.

allora si entra nello stallo. quando sai che è finita, che dovreste solo lasciarvi liberi. che non ha più senso stare insieme. si diventa freddi, svogliati, si inizia a guardarsi intorno. si fa di tutto per essere lasciati.

(chiudere le porte, in tutti i casi, terrorizza)

solo i più coraggiosi troncano di netto, con un addio o una lettera di dimissioni. gli altri aspettano, sapendo che la fine prima o poi arriverà.

ecco, io sono esattamente qui. 

4 commenti:

PuroNanoVergine ha detto...

Allora Battisti (Mogol) aveva ragione?

"I giardini di Marzo si vestono di nuovi colori e le giovani donne in quel mese vivono nuovi amori"

Anonimo ha detto...

è assurdo, non entravo qua da diversi mesi, da quando un tuo post mi ha messo molta amarezza.
adesso ci rientro e il primo post che trovo me ne mette ancora di più, perché ricorda molto da vicino una storia che conosco molto bene, praticamente la tocca in quasi ogni sua parte.

cominciamo da quel post di qualche mese fa, in cui scrivesti un elenco di primi baci tutti più o meno emozionanti, e a leggerli mi hai dato la sensazione che per ognuno di essi tu abbia provato felicità. tutti tranne uno, che mi ha ricordato un momento della "mia" storia che ho sempre ritenuto piacevole, anzi bello, per entrambi.
scrivesti che un tuo primo bacio è stato al "tavolino di un bar, con molta tristezza e molto alcol".
ecco, scritto così sembra proprio sia stato un pessimo primo bacio, da pentirsene e dimenticarsene.
è strano, perché nella mia storia tutto iniziò praticamente con quello stesso primo bacio, che per me è stato bellissimo e stranissimo; poi ho pensato a come lo possa aver vissuto lei, e se lo dovesse descrivere come hai fatto tu, beh sarebbe piuttosto deludente.

oggi invece scrivi delle storie d'amore che si chiudono, le paragoni al proprio lavoro.
sai, pure in queste righe vedo molte adiacenze alla mia di storia, che però non c'entra nulla con la tua, eppure quell'ultima frase mi mette i brividi.
e ti chiedo: ma quando trovi una persona che, esattamente come te (probabilmente anche più di te), è terrorizzata a chiudere una storia, d'amore o di qualcosa di molto simile all'amore, che fai? aspetti che sia lui a chiuderla? e se non lo fa?
voglio dire, il punto dove è arrivata la mia storia (purtroppo non d'amore) sta volgendo al termine proprio nel modo in cui la racconti tu.
ripeto, la tua è molto simile alla mia di storia, se non fosse che la mia non è una storia d'amore, non è una relazione, non è una storia di una "coppia".
la mia è la storia di due amici, terribilmente simili e complici, che si conoscono da pochi anni e hanno un rapporto diverso da due semplici amici.
nella mia storia questi due amici sono arrivati, o stanno arrivando, a una conclusione, purtroppo non piacevole per nessuno dei due, ma sicuramente inevitabile.
fai conto che lui non ha la minima intenzione di privarsi di lei, nonostante lei, come racconti nella tua storia d'amore, abbia fatto e stia facendo di tutto per farsi lasciare. nel caso della mia storia non si lascia nessuno, perché questi due amici non stanno insieme, non ci sono mai stati, loro due probabilmente si saluteranno soltanto, magari dicendosi addio.
sì, con molta sofferenza e probabilmente qualche rimpianto, forse anche qualche dubbio, però ci si saluterà, per forza.
i loro punti fermi sono incompatibili, non c'è modo di conciliarli.
lui, però, è più debole di lei; lui non è terrorizzato a chiudere la storia, semplicemente non lo può fare, non lo prende nemmeno in considerazione, perché non c'è nessuna storia d'amore da chiudere, e non riesce a trovare un motivo valido per farlo.
e quindi deve essere lei a farlo, ma se non lo fa?
per esempio, pensa di essere la protagonista della mia storia, cosa faresti?
metti che lui adesso ti dica "mi dispiace, non ti abbandono nonostante le sofferenze e i dolori fisici che i tuoi comportamenti mi provocano, non ce l'ho fatta in questi anni, non ce la faccio nemmeno adesso; ho un livello di sopportazione praticamente illimitato, va oltre la ionosfera, non riuscirai mai a farmi cambiare; sei così importante che rivivrei le stesse sofferenze degli ultimi anni ancora per non so quanti decenni, pur di continuare a vederti, parlarti, scriverti quando ne ho voglia".
insomma, tu cosa faresti?

e quindi niente, leggere l'ultimo paragrafo della tua storia mi fa pensare che anche per la mia storia non ci sia speranza, nonostante lui non si arrenda e lei non riesca a chiudere.
ma per fortuna tu racconti di una storia d'amore, la mia è una storia diversa, dovrebbe essere tutto meno complicato.

Michela ha detto...

quanto mi ci ritrovo...

nena ha detto...

bellissimo. questo lo condivido proprio.