milano sabato si mette i tacchi. indossa l'aria un po' indolente di chi c'è ma avrebbe pure di meglio da fare. si mette il vestito da rimorchio, quello di chi se la tira ma fa finta di no.
milano riempie ogni angolo del centro, ogni corridoio dei negozi, ogni piastrella di via torino. poi esce nei locali in, con le modelle troppo alte, la musica troppo invadente, il "fuori in cui si può fumare" talmente pieno di fumo che non si può nemmeno considerare un fuori.
poi la domenica milano non so dove vada. il tutto pieno diventa tutto vuoto. le serrande sono giù, le strade sono deserte, i ristoranti sono chiusi. sul tram, solo qualche vecchio matto e ragazze belle. nella metro, di mattina, tanta gente che dorme con la testa appoggiata al finestrino. mi chiedo se sul vagone c'è qualcuno che è appena uscito da una casa non sua. magari da un letto in cui 12 ore prima non si sarebbe mai sognato di stare.
qualcuno che ha ancora lo stesso abito della sera prima addosso, le stesse scarpe in cui i piedi cominciano a fare male. qualcuno che sogna uno spazzolino e degli occhiali da sole (era notte, perché mai avresti dovuto ficcarli in borsa?). qualcuno che tiene gli occhi bassi e sulle labbra ha un sorriso e un dubbio. qualcuno che si infilerà nella doccia appena entrato in casa, oppure che una doccia l'ha appena fatta, ma con un sapone dal profumo sconosciuto.
me lo chiedo, e non so perché mi viene spontaneo pensare di no. forse perché da milano non me lo aspetto. tutto qui.