foto da corriere.it |
"anche tu stai viaggiando da sola?". alzo gli occhi, sguardo perplesso. prima
regola, mai dare informazioni anche solo vagamente utili agli
sconosciuti. soprattutto se sono le due di notte e stai viaggiando sulla
90/91, la linea con la peggior fama di milano.
"dove
scendi? verso il parco ravizza?", continua. lo guardo come se fosse un
extraterrestre. lui, non io che, moderatamente ubriaca, sono seduta su un filobus che puzza,
pieno di gente che dorme, e leggo un libro sul cricket. "più in là",
rispondo diffidente.
"no sai, è che è un
autobus mal frequentato, è un po' pericoloso, e allora io mi preoccupo
se c'è qualcuno (o soprattutto qualcuna) che viaggia da solo... non
volevo spaventarti".
lo guardo sorpresa. e con
la stessa sorpresa mi guardo attorno. il filobus che corre sul bordo di milano, per tutto il giorno e tutta la notte, è un dormitorio. russano
uomini stretti nel giaccone, con la faccia nascosta nel cappuccio.
sussulta una coppia di mezza età, lui e lei vestiti eleganti come i miei
genitori dopo il teatro, ma con le teste abbandonate sul mento,
ciondoloni.
"hai ragione, ma a me non è mai
successo niente", gli dico, quasi giustificandomi. "di solito mi metto vicino al conducente e sono abbastanza tranquilla. grazie lo stesso, sei stato carino".
(no, non era carino. mi spiace)
torno
al mio libro, che poi è il libro scritto da un amico. l'ho appena
iniziato, italian cricket club, e direi che parla almeno in parte della
gente che c'è sulla 91. delle lingue che non riconosco e delle varie sfumature della pelle. delle radici. di integrazione e ghetti. dello sentirsi stranieri.
per tutti, la 90/91 è la linea della paura. qualche hanno fa, si sono messi a fare delle ronde per "bonificarla". la gente fermata la mettevano su un bus speciale,
con le grate ai vetri. e anche oggi, a qualsiasi ora la si prenda, ha sempre un'atmosfera sottilmente inquietante.
"allora io scendo, mi
raccomando stai attenta", mi dice dopo parecchie fermate e un'infinita
sosta in piazzale lodi il ragazzo protettore delle donne sole nella
notte. "tranquillo, a momenti scendo anch'io", lo rassicuro.
e
quando salto giù dall'autobus più multietnico della città e saluto con uno sguardo il suo
microcosmo stanco, la coppia di una certa età
vestita a festa è ancora lì che se la ronfa.